Monte Chiappo, ultima frontiera. Sembra l’incipit di un telefilm di fantascienza ed invece è una vicenda reale. Ad un’altitudine di 1.699 metri, su questa cima che fa parte del gruppo del Monte Antola convergono i confini di tre regioni – Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna – con la quarta, la Liguria, a pochi chilometri di distanza. Non per niente il territorio sul quale insiste viene definito “delle quattro province”: Alessandria, Pavia, Piacenza e Genova.
Sulle pendici del Monte Chiappo esiste un piccolo comprensorio sciistico denominato “Pian del Poggio”, circa 5 km di piste medio-facili con un impianto di risalita inaugurato nel 1976. Nel 2010 la seggiovia viene fermata, nel 2012 la acquisisce il Comune di Santa Margherita di Staffora (PV) che la riapre dopo alcuni anni a seguito della revisione dell’impianto prevista dalle normative di sicurezza, affidandone la gestione fino al 2028 ad una società privata, la “E20 s.r.l.”.
Nel 2019 questa società partecipa al bando “neve programmata” indetto dalla Regione Lombardia con un proprio progetto denominato “Oltreski” che prevede la produzione di neve artificiale nell’area di Pian del Poggio, ottenendo un finanziamento di 200mila euro (il 50 per cento del costo preventivato). Nel 2020 la E20 s.r.l. chiede ed ottiene un supporto economico alla Comunità Montana dell’Oltrepò Pavese, che stanzia 100mila euro a sostegno del progetto per l’installazione dei cannoni da neve, ponendo come vincolo che i lavori abbiano inizio entro il 31/12/2022 pena la decadenza del contributo.
Nel dicembre 2022 il Comune di Santa Margherita di Staffora con una delibera prende atto che “non ritiene che sussistano le condizioni per ricorrere al Partenariato Pubblico Privato” e decide di “procedere in autonomia ad affidare i lavori inerenti la realizzazione dell’impianto di parziale innevamento”, preventivando un costo di 128mila euro di cui 12mila dalle casse comunali, mentre la Comunità Montana aumenta il proprio apporto a 116mila euro. Contemporaneamente la Regione ufficializza la rinuncia della ditta E20 s.r.l. a portare avanti il progetto Oltreski “a causa della pesante crisi Covid e del continuo crescere dei costi delle forniture”; svanisce così il contributo regionale di 200mila euro stanziato tre anni prima.
Sempre a dicembre una società altoatesina vince la gara d’appalto per la realizzazione dei lavori, ma il contratto con il Comune a fine febbraio non risultava ancora stipulato. Con un accesso agli atti e un successivo ricorso al Difensore Regionale si è recentemente appreso che il Comune in realtà non acquisterà alcun generatore di neve, limitandosi a realizzare un impianto di pompaggio (attingendo da un piccolo invaso antincendio già esistente nel piccolo centro abitato di Pian del Poggio) e la posa di 260 metri di tubatura lungo il pratone finale delle piste a cui in futuro potranno essere allacciati i cannoni.
Il fatto che l’imprenditoria privata si sia ritirata dal progetto non ha fatto desistere le Amministrazioni, che hanno deciso di spendere denaro pubblico là dove altri hanno valutato non valesse la pena di investire. Innevare artificialmente un impianto compreso tra i 1300 ed i 1700 metri di quota, esposto prevalentemente ad est e sottoposto di frequente ai venti di scirocco provenienti dal mare, appare una scelta poco comprensibile: se è vero che la tecnologia per creare neve artificiale si è evoluta, si è però acutizzata la crisi idrica e i costi dell’energia elettrica sono esplosi.
Fin dal 2007 l’Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) sottolineava come la neve artificiale può ridurre le perdite finanziarie dovute a casi occasionali di inverni carenti di neve, ma non può proteggere dalle tendenze sistemiche a lungo termine verso inverni più miti; in questo contesto sono invece cruciali le strategie di adattamento basate sulla diversificazione delle attività e dei ricavi. La scarsa piovosità ha recentemente “costretto” perfino la Provincia autonoma di Bolzano ad emettere un’ordinanza che vieta qualsiasi tipo di innevamento tecnico.
Sul Monte Chiappo passa l’antica “via del sale”, che collegava Pavia a Genova per il commercio di questo prezioso elemento. Attualmente si tende a valorizzare le “vie dei cammini” che sono sempre più frequentate dagli escursionisti in ogni stagione dell’anno, non avrebbe più senso investire fondi pubblici in una forma di sviluppo economico compatibile con i cambiamenti climatici in atto ed in tutela del territorio?