Dopo diverse settimane di clima mite, il crollo repentino delle temperature, con gelate improvvise, sta mettendo a rischio la floricoltura trentina. Così gli agricoltori sono corsi ai ripari mettendo al caldo le piante, distribuendo nottetempo delle stufe a pellet (biomassa legnosa), come spiega Ruggero Gabardi. In particolare in Val di Non, in provincia di Trento, famosa non solo per la produzione di mele, ma anche per quella di ciliegie e di piccoli altri frutti, la soluzione si sta rivelando efficace.
Il crollo improvviso delle temperature, con temperature sotto lo zero a fondovalle e addirittura sotto lo zero in collina, infatti, potrebbe infierire sulla produzione annuale. Il metodo di posizionare stufette lungo i filari e di collocare teli per non disperdere calore, è stato sperimentato e messo a punto a partire dal 2017 dalla Fondazione Edmund Mach, storico istituto per lo sviluppo della ricerca scientifica in campo agrario e si rivela particolarmente utile per le ciliegie, molto sensibili agli sbalzi termici, soprattutto per la varietà Kordia, la più coltivata fra le colline trentine.
L’accensione delle “stufette” viene effettuata poco prima di raggiungere le temperature critiche. E fa solitamente seguito alla collocazione, appunto, di teli che aiutano a non disperdere il calore, aumentando l’efficacia dell’intervento. Un lavoro tutt’altro che semplice per i contadini, che devono agire con rapidità nel cuore della notte e posizionare un numero elevato di stufe per ettaro.