“Io ho dato 123 mila euro per la Madonna di Trevignano, 30 mila al marito della veggente e il resto alla Onlus. L’ho fatto di mia spontanea volontà, credevo nelle apparizioni e nei messaggi della Madonna. Se si scoprirà che è tutto falso, li chiederò indietro“. Non nasconde la rabbia e la delusione Luigi Avella, uno dei fedeli diventati seguaci della sedicente veggente Gisella Cardia, che ormai da più di un mese tiene banco nelle cronache per la presunta lacrimazione della sua statua della Madonna e i miracoli che si è autoattribuita nel tempo. “Mi sono avvicinato a loro in un momento difficile”, racconta il signor Avella a Repubblica. “Mia moglie aveva subito un brutto incidente stradale. Io poco dopo avevo avuto tre trombosi e due emboli polmonari. Siamo diventati di famiglia in casa Cardia. Mangiavamo con loro, viaggiavamo, pregavamo. Per questo mi sono sentito in dovere di finanziare l’opera che lei stava facendo. Non mi hanno chiesto nulla. Ho dato in tutto 123 mila euro tutto con bonifici. Quando ho scoperto che qualcosa non andava mi sono allontanato”, spiega.
Quindi sottolinea: “È successo un paio di volte che Gisella ha fatto lacrimare la madonnina davanti a me. Ma ora non so più se sia vero. Eravamo da lei e lei si è avvicinata alla statuina e ha detto: è uscita una lacrima. Io ho studiato Giurisprudenza e Teologia – chiosa Avella – e da regista ho fatto diversi documentari su questi fenomeni. Ho anche scritto un libro in cui, da Marianista, ho analizzato tutte le rivelazioni di Trevignano e posso dire che i messaggi non erano della Madonna, ma addirittura spesso erano in contrasto con il Vangelo. Lo so che sembra difficile da comprendere per chi non crede, ma ci sono degli elementi per considerarli diaboliche“. Non solo: il signor Luigi sottolinea anche di non aver mai assistito alla moltiplicazione delle pizze e degli gnocchi, uno dei miracoli di cui la Cardia si era vantata in diretta tv con le trasmissioni pomeridiane di Rai 1 e Canale 5.
Ciò nonostante, però, al momento è cauto: “Se il vescovo dirà che le apparizioni erano false, a quel punto, visto che Gisella sapeva che erano tutte menzogne, mi rivolgerò a un giudice per riavere le cose che ho comprato, tra cui anche la grande statua della Madonna. Non denuncerò lei, ma l’associazione. Non mi sento vittima di una truffa, ma qualcosa di peggio. Sono stati feriti i miei sentimenti più profondi, in una fase difficile della mia vita”. Nei giorni scorsi, infatti, è arrivato in Procura l’esposto presentato dall’associazione Security National ai carabinieri di Trevignano, il paesino sulle sponde del lago laziale di Bracciano in cui si è insediata Gisella Cardia. Sulla vicenda è in corso anche l’indagine della Diocesi locale, che per prima si è mossa per fare chiarezza sugli episodi di presunte lacrimazioni della statua della Madonna e sulla figura della Cardia.