di Benedetto Tilia
Le auto con motore elettrico hanno tanti vantaggi ma anche alcuni svantaggi che ne stanno limitando molto la diffusione, e la transizione, soprattutto per il trasporto privato, rischia di durare decenni. Gli svantaggi sono: il costo proibitivo rispetto alle corrispondenti auto col motore termico, la poca autonomia per i viaggi lunghi ed i lunghi tempi per la ricarica. Per entrambi questi problemi non si possono aspettare le convenienze delle case costruttrici interessate soprattutto a vendere auto di lusso con maggior margine di profitto e con grandi batterie per aumentarne l’autonomia ma senza arrivare, allo stato dei fatti, a quella delle auto a benzina o diesel.
Per il primo problema a mio avviso si dovrebbero incentivare (usando gli attuali incentivi per le auto nuove) le riconversioni delle auto attualmente in circolazione al motore elettrico obbligando le case costruttrici a fornire i kit di modifica che con pochi migliaia di euro potrebbero essere installati e omologati in piccole officine qualificate con una forte diffusione territoriale: si risparmierebbe sia in termini economici che di impatto ambientale.
Per il secondo problema occorrerebbe incentivare il “battery swapping” ma in una versione molto semplificata di “battery adding” cioè dotare le stazioni di servizio di carrelli di batterie cariche da agganciare alle auto (che potrebbero avere installate solo relativamente piccole batterie di servizio sufficienti nei cicli urbani) la cui sostituzione sarebbe rapida ed indipendente dal modello e dalle dimensioni dell’auto, e si pagherebbe solo il costo dell’energia consumata tra un cambio e l’altro.
Le attuali stazioni di servizio si potrebbero gradatamente riconvertire, senza essere smantellate, in centri di ricarica e noleggio carrelli buone anche per costituire punti di accumulo di energia necessari alle “smart grid” alimentate da fonti rinnovabili.
A fronte di qualche svantaggio sul piano estetico ed aerodinamico si potrebbero avere auto elettriche con grande autonomia, senza dover montare (e comprare) grandi batterie che rimarrebbero in gran parte inutilizzate e con tempi di “adding” paragonabili a quelli di un’attuale pieno.