“Mi hanno stravolto la vita, umiliandomi”. Maurizio Puccio ha scritto anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, chiedendo aiuto ma invano. 63 anni e una disabilità al 100%, oltre a una condizione certificata di soggetto fragile, sono tutti requisiti che dovrebbero permettergli di continuare il lavoro in smart working per i due anni che lo separano dalla pensione, al fine di non aggravare le proprie condizioni di salute, invece viene trasferito e demansionato, esposto a rischi davanti uno sportello. La vicenda inizia con il nuovo anno quando, dopo due anni in smart working a causa delle sue condizioni di salute, Maurizio, responsabile dell’Urp dell’ex Provincia (oggi consorzio libero dei comuni) viene reinserito con suo grande stupore in ufficio.
“Per avere il rinnovo del lavoro da casa – racconta – l’amministrazione mi chiede quindi di fare le visite mediche che certificano le condizioni precarie del mio stato di salute. Nonostante questo mi viene negato lo smart”. Il diniego alla sua richiesta lo obbliga a rientrare in ufficio di presenza ma Maurizio non demorde e, dopo aver scritto al presidente della Repubblica, invia una terza richiesta per lavorare da casa, inoltrando il suo caso anche all’ispettorato del lavoro. “Mi hanno fatto rientrare in ufficio e non mi hanno concesso neanche i dispositivi di protezione fino al giorno che lo stress e l’ansia per quello che accadeva mi hanno fatto star male a lavoro”. Maurizio viene così trasportato in ospedale e per le sue condizioni cardiache precarie un altro evento del genere potrebbe causare un aggravamento della situazione.
A questo fatto segue così un’altra nota, ma quella che sembra essere una buona notizia, per Maurizio si rivela un incubo: viene prorogato il lavoro da casa per altri tre mesi ma nella sede di Agrigento, distante 65 km da dove lavorava e da dove abita. Da casa potrà lavorare, infatti, fino a giugno, mese in cui dovrà viaggiare ogni giorno nella sua nuova sede. “È una beffa – dice – a qualcuno ha dato fastidio che io abbia allertato l’ispettorato, ma quello che stanno facendo è grave, non possono trasferirmi, è illegale”. Secondo la legge 104, infatti, il disabile ha il diritto di scegliere la propria sede di lavoro. “Addirittura mi hanno demansionato, mettendomi allo sportello nonostante le condizioni di salute precarie, in un lavoro che non ho mai fatto in 20 anni, mentre prima ero il responsabile dell’ufficio relazioni con il pubblico”. Piuttosto che tornare al lavoro così distante dalla sua abitazione, Maurizio, sta pensando adesso di anticipare la sua pensione. “Mi hanno stravolto i piani di vita e se non fosse per la mia famiglia non mi sarei più ripreso, non dormivo la notte e sono stato costretto a prendere medicine per il mio stato di salute, mi hanno umiliato”. Per questo motivo Maurizio ha presentato due esposti, rispettivamente alle procure della Repubblica di Agrigento e di Sciacca segnalando all’autorità giudiziaria quanto gli è accaduto.