Gli Usa spiano anche Zelensky. Salgono a circa 100 i documenti top secret americani sulla guerra finiti in rete, ma sale anche il livello dei problemi che si trascinano dietro: gli Stati Uniti in realtà non si fidano completamente dell’alleato e per questo lo spiano, al pari dei nemici. Notizia che, se confermata, non può certo lasciare tranquille le nazioni che dal 24 febbraio si sono schierate al fianco dell’alleanza per Kiev e forniscono armi e soldi secondo le indicazioni che da lì arrivano. La Cnn ha esaminato 53 documenti trapelati, tutti prodotti tra metà febbraio e inizio marzo. Uno in particolare rivela che gli Usa hanno spiato Zelensky usando gli strumenti tipici dell’intelligence dei segnali, vale a dire intercettazioni.

Il documento citato dall’emittente all-news risale a fine febbraio e dà conto delle mosse del presidente ucraino: “Zalensky ha suggerito di colpire posizioni di schieramento russo nell’oblast di Rostov, in Russia” tramite droni. L’intelligence ucraina non nasconde l’irritazione e la frustrazione per la fuga di notizie ma fonti vicine a Zelensky – menzionate dalla Cnn – riferiscono anche di non essere sorprese. E’ logico infatti che la National Security Agency abbia avuto un simile mandato: fin dall’inizio del conflitto gli Stati Uniti hanno frenato su alcune forniture richieste da Kiev, come quelle necessarie alla difesa aerea o sistemi a lungo raggio, per il timore che li usasse per colpire la Russia in profondità aumentando così l’escalation per poi strattonare la Nato a un impegno diretto sul campo. E per il rischio di incidenti che possono portare allo stesso risultato.

Nella documentazione torna lo scontro sfiorato il 29 settembre scorso tra un ricognitore inglese e un jet russo nei cieli di Crimea che avrebbe costretto la Nato a intervenire: un velivolo da ricognizione (Rc-135 Rivet Joint) e due caccia (Sukoi-27) russi si sono trovati alla distanza di soli 15 piedi e uno ha perfino sganciato un missile. L’episodio era stato denunciato dal segretario della Difesa Ben Wallace che ha poi parlato di “errore tecnico” per quel lancio, ma poco conforta se l’innesco di una guerra mondiale può avvenire per uno sbaglio imputato alla tecnologia impiegata. Un altro documento rivela con quanto sospetto e allarme gli Stati Uniti abbiano vegliato sui propositi di alcuni Paesi europei nel rispondere alla richiesta di Zelensky di ricevere aeri da combattimento. Il 23 febbraio, afferma un rapporto, la Bulgaria si è detta disposta a donare la sua flotta di Mig-29: una “sfida”, valuta il rapporto, perché Sofia sarebbe rimasta priva di aerei da combattimento finché sarebbe toccato agli Usa fornire sostituti per le missioni di polizia aerea. Anche un azzardo sul tempo, visto che gli F-16 non sarebbero arrivati “prima di un anno”.

Altri documenti danno conto della diffusione e penetrazione della rete di spie americane nelle alte sfere dei Paesi amici. Uno per tutti è la Corea del Sud. Seul e Washington anche in questi giorni stanno fanno esercitazioni militari congiunte in risposta alle minacce nucleari di Kim Jong Un. Ma lo spionaggio che si evince da rapporti di intelligence trapelati riguarda anche Gerusalemme, con rivelazioni sulle attività del Mossad nel fomentare proteste contro il nuovo governo.

Se gli Usa spiano Zelensky e gli amici, figurarsi i nemici. La documentazione finita in rete dimostra la capacità di penetrazione dell’intelligence statunitense fin dentro il Ministero della Difesa russo e anche nell’organizzazione mercenaria Wagner. La maggior parte delle informazioni è raccolta tramite sistemi di intercettazione. Il livello di accuratezza si spinge a piani operativi e obiettivi specifici, ad esempio per la conquista di stazioni termoelettriche, sottostazioni elettriche e ponti ferroviari ucraini che le forze russe avevano pianificato di attaccare. Idem per i movimenti a terra dei carri armati russi per intercettare quelli forniti dalla Nato da aprile.

Mentre prosegue la caccia alle talpe, questa ridda di informazioni sensibili ha già avuto dei primi effetti concreti: Kiev è di fronte al dilemma se cambiare i piani, gli Usa si trovano in evidente difficoltà con gli alleati spiati, Mosca può usare alcune delle rivelazioni, come la debolezza del nemico attestata nei files, a proprio vantaggio. E l’altro grande problema dietro quelle carte è che la rete di informatori, evidentemente molto estesa, potrebbe essere individuata e messa a repentaglio. E’ quello che ha detto in poche parole il deputato democratico Jim Himes, della commissione intelligence della Camera Usa: “non sarà difficile per i russi tagliare le vie di raccolta di informazioni riservate che avrebbero potuto salvare vite umane ogni giorno. Himes ha inoltre affermato di temere che gli alleati più stretti degli Stati Uniti – la cosiddetta partnership di intelligence “Five Eyes” che comprende Australia, Canada, Nuova Zelanda e Regno Unito – “potrebbero pensarci due volte a condividere le informazioni più sensibili”.

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