Tuttavia, a differenza di Battiato, il cui album più conosciuto, La voce del padrone, arriva a superare il milione di copie vendute, la cantautrice siciliana non è valorizzata pienamente dall’industria discografica e riconosciuta nel suo immenso e straordinario talento: Giuni Russo, donna dal carattere risoluto e poco diplomatico, artista poco incline ai compromessi, accetta faticosamente le direttive della sua casa discografica, che preferisce i brani più pop e meno sperimentali; l’ultimo suo singolo, Morirò d’amore, una sorta di testamento lasciato al suo pubblico, viene escluso ben due volte dal Festival di Sanremo, per poi concorrere nel 2003 (a 35 anni dalla prima esibizione di Giuni al Festival) e piazzarsi al settimo posto nella classifica finale. Il riconoscimento artistico arriverà alla fine, ma Giuni non riuscirà a goderne appieno a causa del sopraggiungere improvviso della malattia (un cancro, contro cui combatterà con tutte le sue forze negli ultimi cinque anni della sua vita).
Dopo 40 anni dalla sua pubblicazione è ora l’occasione di riascoltare Vox, il terzo album della carriera di Giuni Russo, pubblicato dalla Warner Music interamente rimasterizzato, su cd in versione digipack e su lp in edizione limitata, con un artwork arricchito da foto inedite: disco dal forte impatto suggestivo ed emotivo come il suo predecessore Energie, capolavoro insuperato della sua discografia, sospeso come quest’ultimo tra ricerca (Post-Moderno, canzone scritta da Battiato insieme all’altra Good Good-Bye) e immediatezza pop (Abbronzate dai miraggi, Sere d’agosto). L’album, registrato sempre nello studio milanese di Alberto Radius (anche alle chitarre), è ancora una volta sperimentale ed eclettico, dalle sonorità ricercate e raffinate: nell’autobiografica Oltre il muro Giuni Russo canta “Il muro salterò/Un canto ipnotico sarò”, a voler ribadire la sua indole anticonvenzionale e fuori dagli schemi. L’album si avvale della collaborazione, tra gli altri, di Giusto Pio, Francesco Messina e Roberto Cacciapaglia (agli arrangiamenti). Tra le curiosità, una canzone, L’oracolo di Delfi, porta la firma del critico musicale Mario Luzzato Fegiz, accreditato con lo pseudonimo di Faffner.
Il disco non riesce a replicare il grande successo di Un’estate al mare e per questo la casa discografica, la CGD, non è del tutto soddisfatta. L’album viene pubblicato nonostante il dissenso della cantante Caterina Caselli, manager per la CGD, che avrebbe voluto un prodotto più orecchiabile. Ne nascono dissapori al punto che, dopo la pubblicazione di Mediterranea (1984), ultimo album firmato con la CGD, ne scaturirà una battaglia legale con un infamante documento redatto dall’etichetta, in cui si diffidano le altre etichette discografiche dallo scritturare Giuni Russo in quanto artista “ingestibile”. Seguirà poi il contratto con un’etichetta minore, l’indipendente Bubble Record, ma questa è già un’altra storia.
(video di “Post-Moderno”, 2023 Remaster)
(video di “Good Good-Bye”)