“Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di ispirare, di unire le persone in una maniera che pochi di noi possono fare” diceva Nelson Mandela, all’epoca in cui utilizzando anche il rugby avviò la politica di integrazione razziale di un paese spaccato in due dall’odio. La vittoria della nazionale nella Coppa del mondo del 1995 contro la Nuova Zelanda fece il miracolo. Fatte le debite proporzioni con la storia, a Treviso, dove la Lega governa ininterrottamente dal 1994 (a parte una parentesi dal 2013 al 2018), accade il contrario. Il rugby riesce a dividere i due contendenti alla poltrona di sindaco che, in mezzo alla gente, hanno dato vita a un episodio piuttosto movimentato, con accuse pesanti da parte del candidato sindaco Giorgio De Nardi del centrosinistra (lista civica) nei confronti del primo cittadino Mario Conte. E pensare che il Benetton Rugby aveva appena strappato il pass per la semifinale di Challenge Cup, battendo il fortissimo Cardiff.
“Ci sono rimasto talmente male e sono deluso, che non aggiungo altro rispetto a quello che hanno dichiarato i testimoni. Era pieno di gente, tutti hanno visto, io sono andato via e ho lasciato perdere. Non mi sembra il caso di scendere a certi livelli” dice De Nardi a ilfattoquotidiano.it. Il testimone principale è Franco Rosi, capolista di Treviso Civica, che appoggia De Nardi. “Conte è entrato nella Club House e mi ha detto: ‘Spostati che devo passare’. Poi è andato verso Giorgio che gli ha offerto di brindare con una birra. Invece lui ha cominciato ad alzare un po’ i toni con fare maleducato e arrogante inveendo contro la proposta politica di Giorgio”. Rosi prosegue: “Non ho mai visto una cosa del genere, che va contro lo spirito del rugby, che prevede un confronto duro in campo, ma poi tutto finisce lì. Conte, mentre parlava, lo spintoneggiava con le mani…”. Altri testimoni dicono che Conte gridava: “Questo è quello che vuole portare il calcio qui nella casa del rugby”, riferendosi a un progetto contenuto nel programma di De Nardi, una gestione mista dello stadio.
Una campagna elettorale con le scintille, anche se Conte nega la ricostruzione degli sfidanti. “Ho incrociato De Nardi e gli ho detto, testualmente, che prima di sparare idee strampalate sullo stadio farebbe meglio a cercare di capire quali sono i progetti e qual è il contesto. Una volta De Nardi è aggressivo e una volta fa la vittima. Sarebbe bello capire qual è il vero De Nardi. Se non accetta nemmeno un confronto spontaneo allo stadio, inutile poi che chieda dei confronti formali”. Insomma, per il presidente dei sindaci che compongono l’Anci del Veneto si è trattato di un “confronto spontaneo”. Dal suo staff aggiungono: “Non è successo nulla di tutto quello che un consigliere (Franco Rosi, ndr) ha raccontato. La linea del sindaco è che lo stadio Tenni è quello del calcio, mentre lo stadio di Monigo rimarrà quello del rugby”.
Commento ufficiale di Treviso Civica: “Il sindaco non è il padrone della città. Possono capitare a tutti momenti di esaltazione. Sarebbe bello però che si scusasse e sarebbe bello poter essere sportivi fino in fondo, non solo davanti alle telecamere. Bisogna avere coraggio per far crescere la città, non essere dei bulletti. È poi facile lamentarsi delle baby gang: bell’esempio certi adulti. Il dibattito deve essere civile, non serve insultarsi e dileggiarsi”. Una mezza dozzina di ex rugbisti (alcuni candidati) hanno scritto una lettera a Conte: “Caro sindaco, prima ancora che suoi avversari politici, siamo appassionati di rugby. Nel suo atteggiamento, nella terminologia usata, nei toni, nel luogo e nel momento scelto per l’attacco frontale a un avversario politico, noi non riconosciamo i valori dello sport la cui passione ci accomuna: il rugby che è sinonimo di correttezza, lealtà, rapporti umani che superano la contrapposizione sportiva”. La lettera è firmata da Giancarlo Bruzzolo, Giovanni Cecchetto, Paolo Cesca, Nicolò Longo, Tomaso Longo, Giorgio Troncon e Daniele Vaccari. “Speriamo che lei trovi il modo di discutere con gli altri candidati nel merito, senza urla e banalizzazioni. Perché il rugby è anche questo: concretezza e confronto con la realtà. Il rugby non lascia spazio a finzioni, pantomime e cortine fumogene”. Il sindaco, forte del vantaggio di cui gode, ha risposto: “Posso capire la strategia comunicativa di chi deve recuperare in vista delle elezioni. La scelta, però, è triste. Vengano a vedere il rugby e stiano sereni”.