Se il governo non ci pensa ad affrontare il problema delle criticità legate all’uso delle trivelle per estrarre gas dal mare, di fronte al silenzio delle istituzioni scendono in campo tre vescovi. “Nel mese di dicembre la stampa ha dato molto risalto all’ipotesi di riprendere le trivellazioni in Adriatico nel contesto della crisi energetica che la guerra in Ucraina ha generato. Molti sono intervenuti: chi a favore, chi in modo molto critico, preoccupato per la fragilità del nostro territorio. In questi mesi un certo silenzio è calato sulla tematica”. Così premettono i tre prelati in una lettera congiunta sottoscritta da monsignor Giampaolo Danin, vescovo di Chioggia, da monsignor Pierantonio Pavanello che è a capo della diocesi di Adria-Rovigo, e da Giancarlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio.

“Come Vescovi delle diocesi che si affacciano sulla laguna – spiegano – ci siamo sentiti provocati da questo tema. Ci sta a cuore questa terra, la gente che vi abita, il presente e il futuro. Abbiamo pensato di dire una parola sul tema per contribuire alla riflessione in atto. Ci è parso più corretto farlo a partire dal confronto con coloro che, per competenza scientifica, possono dirci una parola seria sulla questione”. Per questo hanno promosso un convegno di esperti, che il 13 aprile alle 18, nella sala Eracle di Porto Viro, discuteranno sul tema Le trivellazioni in Adriatico: domande per il presente, responsabilità per il futuro.

Per il momento i vescovi non si sbilanciano sui contenuti o su un’eventuale linea pro o contro le trivellazioni, però pongono numerose domande che costituiranno la traccia del confronto e riguardano non solo l’aspetto tecnico delle estrazioni e della subsidenza, ma anche quello sociale ed economico delle popolazioni che vivono nel Delta del Po. “È possibile immaginare per le zone deltizie un diverso modo di abitare? C’è all’orizzonte una visione di città più ecologica applicabile a questi territori? È pensabile e possibile un’agricoltura con livelli di salinità maggiori degli attuali? È possibile stimare la velocità di abbassamento dei terreni? Esistono assetti idraulici simili a quelli del Delta che possono essere studiati nelle soluzioni adottate? È possibile una valutazione seria tra vantaggi e svantaggi delle trivellazioni che metta in fila le diverse questioni: ambientale, energetica, climatica, antropica?”.

Un approccio a molte facce, con la consapevolezza “che il gas è una necessità e che la politica spesso deve assumersi delle responsabilità per il bene della collettività”. Per questo i vescovi sono “consapevoli anche della necessità di valutare bene ogni intervento tenendo conto della particolarità del territorio; siamo contrari a ogni forma di delega ad altri dei problemi, perché ciascuno deve assumersi qualche responsabilità e fare anche dei sacrifici per il bene comune. Non è facile tenere insieme tutti questi elementi. Noi vorremmo provarci”.

I relatori saranno Giancarlo Mantovani, direttore del Consorzio di Bonifica Delta del Po, Vittorio Marletto, Fisico e climatologo del Gruppo Energia per l’Italia, Francesco Musco, urbanista dello IUAV di Venezia, Giorgio Osti, sociologo dell’Università di Padova, il geologo Alberto Riva dell’Università di Ferrara, il professor Bernard Schrefler, docente di Scienze delle Costruzioni all’Università di Padova e il giornalista Antonio Maria Mira di Avvenire.

La decisione di varare un tavolo tecnico (con la presenza di Ispra, Leonardo e delle Università del territorio) per valutare gli aspetti scientifici delle nuove estrazioni è stata adottata il 7 dicembre. Erano presenti i ministri dell’ambiente Gilberto Pichetto Frattin e delle imprese Adolfo Urso, oltre al presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Il Veneto è particolarmente interessato dopo che il Decreto Aiuti ha previsto la ripresa delle estrazioni al largo del Delta, che nei decenni scorsi ha subito fenomeni gravi di subsidenza delle coste. Sul tema delle trivelle, sia la premier Giorgia Meloni che il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, furono favorevoli al referendum del 2016 che voleva bloccare le estrazioni. Poi hanno cambiato idea. Anche il governatore Luca Zaia si è detto contrario alle trivelle, almeno fino allo scorso novembre, poi però ha appoggiato la linea di una verifica scientifica sui rischi per il territorio.

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