La Commissione bicamerale d’inchiesta sulla gestione del Covid non è ancora nata e già spacca il Parlamento. Il testo base del disegno di legge che la istituisce è stato approvato in Commissione Affari sociali alla Camera con i soli voti del collaudato asse tra centrodestra e Azione-Italia viva, mentre Movimento 5 stelle, Pd e Verdi-sinistra hanno abbandonato l’aula per protesta. Il motivo? Accogliendo i desiderata della Lega, dalla descrizione delle competenze del futuro organismo è stato eliminato qualsiasi riferimento alla necessità di indagare sull’operato delle Regioni, cioè gli enti che secondo la Costituzione hanno competenza quasi esclusiva sulla sanità. Nonostante i disastri della Lombardia guidata da Attilio Fontana, in nessuno dei 28 punti si accenna alla necessità di fare luce sulle scelte dei governatori, mentre sul banco degli imputati finisce esclusivamente il governo, che ai tempi era presieduto da Giuseppe Conte e sostenuto dall’attuale opposizione. La settimana scorsa il voto in Commissione era slittato proprio per il veto del Carroccio, che chiedeva di stralciare ogni passaggio suscettibile di trasformarsi in un’accusa al suo governatore. Così, ad appena un’ora dalla seduta, la relatrice Alice Buonguerrieri di Fratelli d’Italia ha presentato una nuova versione del testo, da cui sono scomparsi i (già scarni) riferimenti al ruolo degli “enti territoriali” e dei “decisori politici a ogni livello”.

Un blitz che ha fatto indignare M5s e centrosinistra: “A noi sembra che questa maggioranza non abbia intenzione di fare una commissione di inchiesta seria sulla gestione della pandemia ma voglia semplicemente utilizzarla come clava politica contro le opposizioni, che all’epoca si trovarono a gestire a mani nude quella situazione così complicata. Che cosa hanno da nascondere?”, attacca la vicecapogruppo pentastellata Vittoria Baldino, che annuncia emendamenti (il termine per depositarli è fissato a martedì 18 aprile). “Fare una commissione d’indagine senza gli attori principali, quando la Costituzione consegna alle regioni un ruolo principale, è una presa in giro e noi non ci stiamo”, rilancia la sua collega Chiara Appendino. Il capogruppo dem in Commissione Marco Furfaro parla di “forzature inaccettabili“, che “dimostrano che l’unico obiettivo è quello di usare vicende gravi e drammatiche per fare propaganda: è ridicolo fare una commissione d’inchiesta sul Covid escludendo le Regioni”, incalza. Il presidente dei deputati meloniani Tommaso Foti, invece, esulta per il “decisivo passo in avanti”: “Fratelli d’Italia non intende sostituirsi alla magistratura, ma vuole che sia fatta chiarezza su molte vicende che suscitano legittime perplessità e dubbi sulle modalità con cui è stata affrontata la pandemia”, dichiara.

Ma quali sono le espressioni che hanno fatto saltare il banco? Ad esempio quella usata al punto a) dell’articolo 3, che definisce i compiti della Commissione: si parla di “svolgere indagini e valutare l’efficacia, la tempestività e i risultati delle misure adottate dal governo e dalle sue strutture di supporto“, senza citare le Regioni e nemmeno più gli “enti di supporto”, definizione che compariva nel primo testo e che avrebbe compreso anche gli enti locali. Al punto g) si chiede di “esaminare la natura e valutare l’efficacia e i risultati delle attività” del Comitato tecnico-scientifico “e degli altri organi, commissioni o comitati di supporto”: la versione della scorsa settimana aggiungeva “ai decisori politici a ogni livello“, espressione eliminata dalla relatrice. Inoltre scompare del tutto il punto n) del vecchio testo, che prevedeva di “valutare le competenze sussistenti tra il governo e gli enti territoriali, in base alla normativa allora vigente, in ordine alla definizione delle zone rosse e delle azioni di contenimento del virus”: secondo la maggioranza, insomma, il nascituro organo non dovrà interessarsi di una delle questioni più dibattute a proposito delle prime fasi dell’epidemia, la istituzione della zona di contenimento ad Alzano Lombardo e Nembro, rimpallata tra Fontana e Conte e su cui indaga anche la Procura di Bergamo.

In compenso è ben chiaro ciò che la Commissione deve “approfondire” secondo le destre: tutti i mantra della campagna politica contro Conte e l’ex commissario all’emergenza Domenico Arcuri. Alla lettera s) si citano “l’acquisto dei dispositivi di protezione individuale prodotti in Cina” (le celebri “mascherine cinesi”), “i contratti di appalto e di concessione” dei “centri temporanei di vaccinazione denominati primule” e dell’app Immuni, nonché, dulcis in fundo – e non poteva mancare – “l’acquisto di banchi a rotelle per le istituzioni scolastiche”. C’è poi un ampio capitolo dedicato allo scetticismo vaccinale, che fa parlare il Pd di “ammiccamenti ai no vax“: ad esempio, si prevede che l’organismo debba “verificare l’eventuale conflitto di interesse tra i componenti degli organi tecnici governativi, associazioni di categoria, case farmaceutiche“, “svolgere indagini relative agli acquisti delle dosi di vaccino destinate all’Italia nonché all’efficacia del piano vaccinale”, “verificare gli atti della rolling review sui vaccini anti SARS CoV-2 e le decisioni in merito della Commissione Europea e dell’Ema precedenti alla autorizzazione all’uso del vaccino”. Nonché, per non farsi mancare nulla, “verificare e valutare il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali costituzionalmente garantite nella adozione e applicazione delle misure di contenimento adottate dal governo”.

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