Italia Nostra considera positivamente il disegno di legge appena approvato dal governo Meloni, su proposta del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che inasprisce le pene amministrative e penali per chi imbratta o compie atti vandalici contro il patrimonio culturale italiano. Inasprire le pene contro i vandali che si sono resi colpevoli di atti di gratuita distruzione dei beni culturali potrà, si spera, avere un’azione deterrente verso i giovani di Ultima Generazione anche se la migliore prevenzione è sicuramente smontare l’ideologia che alimenta queste azioni, sia sul piano culturale che politico.
Le forme di lotta adottate dai fanatici della questione climatica sono alimentate da una narrazione “tossica” e forviante di cosa sia l’ambiente e lo sviluppo sostenibile. Questi giovani, che assaltano il Senato e causano danni per 40.000 euro al simbolo delle nostre istituzioni democratiche, sono vittime di una visione limitata e anti-ambientalista, tarata su un unico parametro dell’ecosistema planetario: il clima. Eppure, l’ambientalismo ha elaborato in decenni di dibattito scientifico un approccio olistico al concetto di Ambiente che ormai si pensava fosse acquisito nella coscienza collettiva, almeno in Occidente.
La “visione a tunnel” di questi attivisti gli impedisce di percepire i danni causati dalla adozione massiccia di tecnologie cosiddette green. Infatti, un processo rapido e brutale di conversione tecnologica dalla dipendenza da combustibile fossile ad energia da fonti cosiddette rinnovabili, causerà necessariamente maggiori emissioni di CO2 per l’estrazione delle materie prime, la produzione, il trasporto e l’installazione sui territori delle tecnologie necessarie per catturare vento e sole e trasformali in energia, almeno finché la produzione mondiale, soprattutto cinese, dipenderà da energia fossile. Né si curano degli impatti della produzione in massa di batterie per sostenere la produzione di auto elettriche. E restano perfettamente indifferenti al consumo di suolo e alla distruzione di ecosistemi e paesaggi causati dall’estrazione di energia dai territori sacrificati a una filiera energetica green che occupa grandi quantità di terreni e spazi.
Con l’impazienza tipica dei giovani, pensano che pale e pannelli salveranno l’umanità dall’estinzione di massa prevista dalla loro narrazione irrazionale e millenaristica. L’evidenza, però, suggerisce che trovare una soluzione che possa soddisfare l’enorme fabbisogno energetico dell’umanità, generato dalla disponibilità per tre secoli di combustibili fossili, che fino a pochi decenni orsono si credevano illimitati e utilizzabili senza conseguenze per il pianeta, non è questione semplice, risolvibile con slogan o vernice buttata sui monumenti.
A questi attivisti andrebbe spiegato che disaccoppiare sviluppo e insostenibilità è una sfida che non ha trovato soluzioni convincenti fino ad oggi. Tutto il nostro paradigma produttivo tende a creare plusvalenze non solo sfruttando il lavoro umano, come spiegava Marx osservando gli effetti della rivoluzione industriale sulla società inglese, ma soprattutto sfruttando i servizi ecosistemici e le risorse che l’ambiente naturale e il pianeta ci fornisce. L’uomo del “capitalocene” ha monetizzato il capitale naturale del pianeta, fino a superare la capacità della biosfera di ricostituirsi e sostenere la sua stessa esistenza futura. Sostituire il petrolio con le pale eoliche e pannelli solari e muovere la popolazione mondiale con auto elettriche, non rende più sostenibile il sistema produttivo e lo sviluppo delle società umane su questo pianeta. Semplicemente causa altri danni in ecosistemi che fino ad oggi si erano salvati dallo sfruttamento umano: le aree montane, rurali e il mare. Danni che a loro volta avranno un impatto sul clima.
Invitiamo quindi i giovani di Ultima Generazione a ragionare con razionalità e realismo scientifico, senza paraocchi ideologici, su quale possibile sviluppo umano possa essere realmente compatibile con la capacità della biosfera di sostenere la popolazione mondiale umana e animale. Idee che sono state al centro del dibattito nelle varie COP di questi ultimi anni e che hanno posto alcuni obiettivi recepiti dai paesi europei. Con il Green Deal l’Europa sta cercando, tra mille contraddizioni e con l’ulteriore complicazione della guerra in Ucraina, di trovare una possibile decarbonizzazione entro il 2050, ma altri paesi hanno rimandato al 2070 questo obiettivo, un aspetto non secondario che causa potenziali tensioni.
La posizione di Italia Nostra, molto attenta al patrimonio culturale e al paesaggio, restituisce credibilità al tema, con la necessaria distanza dall’ambientalismo climatista, nutrito di idee che, in ultima analisi, sono il “terreno di coltura” di certo fanatismo di Ultima Generazione.