Le previsioni tendenziali del Def sulla crescita del pil, pari a +0,9% quest’anno e 1,4% il prossimo, sono appese alla capacità del governo di accelerare la messa a terra delle risorse del Recovery plan. L’avvertimento arriva dall’Ufficio parlamentare di bilancio che, nel comunicato in cui annuncia il via libera alle stime a legislazione vigente contenute nel documento, spiega che “sono validate sulla base delle informazioni congiunturali disponibili al momento e assumendo la piena e tempestiva realizzazione dei progetti del Pnrr“. Il ministero dell’Economia, secondo cui i calcoli sono “prudenti”, le ha riviste “tenendo conto dei rilievi comunicati dall’Upb su una precedente versione”. Ma il quadro, spiega l’ente indipendente che vigila sulle stime del governo, “è instabile e incerto, anche per le tensioni geopolitiche e finanziarie. I rischi sono bilanciati nel breve termine ma si orientano al ribasso per i prossimi anni”. E sono notevoli già nel 2024, anno per il quale “si osserva un disallineamento comunque marginale rispetto all’estremo superiore delle previsioni del panel Upb” formato da CER, Oxford Economics, Prometeia e REF ricerche.

Il quadro è stato validato, aggiunge l’Upb, sulla base delle informazioni congiunturali disponibili a oggi e “incorporando attese sugli investimenti pubblici in linea con quelle ufficiali, che quindi beneficiano di una forte accelerazione all’accumulazione di capitale impressa dal Pnrr“. Di conseguenza “il venire meno degli investimenti del Piano, o una rimodulazione in avanti, inciderebbe in misura non trascurabile sui profili di crescita annuali dei quadri macroeconomici”.

Che cosa si aspetta al momento il Tesoro su questo fronte? Le tabelle del Programma nazionale di Riforma allegato al Def mostrano che l’impatto degli investimenti del Pnrr sul Pil atteso per l’anno in corso è dell‘1% contro l’1,9% previsto nel Piano inviato a Bruxelles nel 2021. La spinta arriverebbe al 3,4% nel 2026, anno finale del Piano, per il quale invece le vecchie previsioni erano di un +3,6% (al netto delle riforme). Il tutto ovviamente “nell’ipotesi di realizzazione integrale di tutti i progetti del Piano così come attualmente previsti“, cosa che stando alle dichiarazioni di vari esponenti del governo non avverrà: è in corso la interlocuzione con la Ue per aggiornare il Pnrr e capire se sarà possibile spostare alcuni progetti sotto il cappello dei fondi di coesione. La valutazione del Mef considera solo le risorse per progetti aggiuntivi, non quelli che si sarebbero realizzati anche senza il Pnrr.

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