Dopo il confronto di oltre ben otto ore tra Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, e il promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi, non si può certo escludere che l’inchiesta aperta alla fine del 2022 in Vaticano sulla misteriosa scomparsa il 22 giugno di 40 anni fa della quindicenne figlia di un commesso della Prefettura della Casa pontificia possa fare passi avanti finora anche imprevisti. Ma le questioni aperte su quello che resta uno dei maggiori misteri della storia italiana e vaticana sono ancora molte. Tra le documentazioni prodotte da Orlandi, i quattro fogli di una chat, risalente ai primi anni del pontificato di Francesco, in cui si parla del caso di Emanuela. Tra gli interlocutori di questa chat ci sarebbe il cardinale Santos Abril y Castellò, presidente della Commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior e arciprete emerito della basilica papale di Santa Maria Maggiore. In un’ulteriore documentazione si parla della permanenza di Emanuela in Inghilterra, ha riferito l’avvocata Sgrò, spiegando comunque che “va analizzata, anche per capire se è attendibile”. Pietro Orlandi e la sua legale sono tornati poi a chiedere che vengano ascoltati alcuni testimoni dell’epoca tra i quali appunto il card. Re, il card. Leonardo Sandri, il card. Stanislaw Dziwisz, che è stato il segretario storico di Giovanni Paolo II, mons. Georg Gaenswein, segretario di Benedetto XVI e l’ex comandante della Gendarmeria Domenico Giani.
Un aspetto sollevato è particolarmente spinoso. “Mi dicono che Wojtyla ogni tanto la sera usciva con due monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case…“, è la frase-shock pronunciata martedì sera da Orlandi a DiMartedì con la quale ha ribadito i suoi sospetti sul Papa polacco, fatto santo il 27 aprile 2014, e in genere sulla pedofilia in Vaticano durante il suo pontificato. Orlandi ha detto tra l’altro: “Sono convinto che Giovanni Paolo II, Ratzinger e Francesco siano a conoscenza di quello che è avvenuto“. Ha fatto quindi ascoltare un audio da lui consegnato al magistrato vaticano, in cui a parlare sarebbe un uomo vicino alla banda della Magliana: “Papa Giovanni Paolo II se le portava in Vaticano quelle, era una situazione insostenibile. E così il segretario di Stato a un certo punto è intervenuto decidendo di toglierle di mezzo. E si è rivolto a persone dell’ambiente carcerario”. Orlandi ha così ribadito quanto già detto nella precedente puntata della trasmissione di Giovanni Floris, lo scorso 4 aprile: “Penso che una delle possibilità è che Emanuela possa aver magari anche subito un abuso, ma che quell’abuso sia stato organizzato. È stata portata da qualcuno per creare l’oggetto del ricatto e siccome il Vaticano da quarant’anni fa di tutto per evitare che possa uscire la verità… Certo, se nel ’93 si parlava normalmente della pedofilia dei cardinali come se fosse una cosa normale e accettata, uno può pure pensare che la pedofilia sia anche più su di quei cardinali”. Pietro dice di avere esposto questo pensiero “qualche giorno fa ad un vescovo”, il quale avrebbe commentato: “Beh, probabilmente…”. “Forse non ha capito, se parlo di qualcuno più su dei cardinali mi riferisco a Wojtyla”, ha ribattuto. “Probabile”, è stata la risposta.
A lui ha replicato a stretto giro Alì Agca, l’uomo che attentò alla vita di Papa Giovanni Paolo II il 13 maggio 1981. “Non esiste nessun omicidio e nessuno stupro. La giustizia vaticana e la giustizia italiana non devono disturbare nessuno con infamanti accuse di stupro e pedofilia e omicidio sul caso di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori” perché “non esiste nessun omicidio e nessuno stupro contro Emanuela e Mirella, ha detto a LaPresse. “La prima telefonata sul rapimento di Emanuela era arrivata al governo Vaticano proprio nella serata del 22 giugno 1983 per chiedere la mia liberazione in cambio della liberazione di Emanuela allora perché questo fu nascosto per tanto tempo?”. Agca parla poi del Sisde e di un “documento segreto pubblicato che descriveva il regista dei comunicati prodotti per il caso Emanuela Orlandi” ricordando le dichiarazione del giudice “Ilario Martella che disse che ‘la polizia italiana non controllava i rapitori di Emanuela e al contrario i rapitori di Emanuela controllavano la polizia italiana’”. Quindi Agca dice di ritenere di escludere la pista della pedofilia. Per lui si tratta di “accuse terribili e orribili che devono terminare con l’immediata liberazione di Emanuela e Mirella. Altrimenti il povero Giovanni Paolo II, uomo onesto e innocente, sarà spacciato nel mondo come il Santo del satanismo“. Agca rinnova infine l’appello a Papa Francesco chiedendo di liberare “immediatamente il Vaticano da questa atroce prigionia e tortura permanente liberando Emanuela e Mirella“, dicendosi convinto del fatto che le due donne sarebbero ancora vive.