È durata meno di un mese la libertà di Laura Bonafede, l’insegnante finita sotto inchiesta nelle indagini sulla latitanza di Matteo Messina Denaro. L’ultimo arresto compiuto dai carabinieri del Ros, infatti, è quello della figlia di Leonardo Bonafede, storico capo della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, nonché cugina di Andrea ed Emanuele Bonafede, entrambi già arrestati nelle scorse settimane tra i favoreggiatori dell’ex superlatitante.

Indagata anche la figlia – Sposata con l’ergastolano Salvatore Gentile, condannato per due omicidi ordinati proprio da Messina Denaro, Laura Bonafede è una donna di mafia. Una donna con la quale il boss di Castelvetrano intrattenuto una lunga relazione. Secondo gli inquirenti ha avuto un ruolo fondamentale nella gestione della latitanza di Messina Denaro, un ruolo cominciato addirittura dalla fine degli anni ’90. E proseguito fino ai giorni nostri: la maestra è accusata di essere stata una pedina fondamentale per garantire la clandestinità del capomafia. Secondo quello che è emerso ha provveduto alle necessità quotidiane del latitante, con il quale ha anche condiviso l’abitazione per alcuni periodi. Messina Denaro e Laura Bonafede comunicavano con un linguaggio cifrato, che serviva a tutelare l’identità di altri protagonisti della rete di protezione del boss. Per questo motivo è finita in carcere con le accuse di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena, reati aggravati dall’aver favorito Cosa nostra. Indagati per gli stessi reati è anche la figlia, Martina Gentile. La Procura aveva chiesto per la ragazza gli arresti domiciliari, ma il gip Alfredo Montalto ha rigettato l’istanza per mancanza dei gravi indizi di colpevolezza pur stigmatizzando i comportamenti della giovane, legata al capomafia da un forte rapporto di affetto. Il boss, Martina e la madre avrebbero condiviso anche periodi di convivenza durante la latitanza di Messina Denaro. Le due donne sono indagate per aver “provveduto alle necessità anche di vita quotidiana del latitante”, per aver “condiviso con questi un linguaggio codificato nelle comunicazioni scritte al fine di celare l’identità delle altre persone coinvolte nella sua assistenza” e aver “adottato particolari cautele in occasione degli incontri di persona al fine di eludere i controlli delle forze dell’ordine e fornito al latitante informazioni su possibili rischi connessi alla frequentazioni di persone e luoghi specifici“.

Una famiglia di favoreggiatori – Il suo ruolo è emerso dalle indagini coordinate dal procuratore di Palermo, Maurizio De Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dal pm Gianluca de Leo: dal 16 gennaio, giorno del clamoroso arresto di Messina Denaro stanno cercando di ricostruire tutti i dettagli sulla trentennale latitanza del boss delle stragi. L’attenzione degli investigatori si è concentrata sulla famiglia di Andrea Bonafede, l’uomo che aveva ceduto la sua identità al capomafia. In manette, oltre al geometra, è finito anche suo cugino Emanuele Bonafede e la moglie Lorena Lanceri, considerati i vivandieri del boss. Emanuele Bonafede è fratello di Andrea Bonafede junior, l’uomo arrestato nelle scorse settimane con l’accusa di aver fatto da postino delle prescrizioni sanitarie compilate dal medico Alfonso Tumbarello, finito in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa.

L’incontro alla Coop – Da questa catena di arresti era emerso il ruolo di Laura Bonafede, che aveva incontrato il boss al supermercato Coop di Campobello di Mazara, appena due giorni prima l’arresto che ha messo fine a trent’anni di latitanza. Gli investigatori hanno scoperto quell’incontro dopo aver trovato una lettera-diario scritta da una persona che si firmava con lo pseudonimo di “cugino” nel covo del capomafia. In principio i carabinieri non sanno chi sia “cugino“, ma poi trovano un pizzino scritto il 14 gennaio, due giorni prima dell’arresto. Messina Denaro risponde a un precedente messaggio di “cugino”. “Ci siamo visti da vicino ed anche parlati – scriveva il capomafia – mi avrai trovato invecchiato e stanco a me ha fatto piacere vederti e parlarti, cercavo di tenere la situazione sotto controllo ma non ho visto niente di pericoloso, certo c’è da vedere cosa ha pensato l’affetta-formaggi, perché a te ti conosce e sa che tipo sei, a me mi conosce di vista come cliente ma non sa nulla, certo ora che mi ha visto parlare con te sarà incuriosito di sapere chi sono”. Chi è l’affetta formaggi? Un altro soprannome nato dalla fantasia del boss? I carabinieri si ricordano che nel covo di Campobello di Messina Denaro c’era uno scontrino della Coop del 14 gennaio. Acquisiscono dunque le immagini interne al negozio e vedono Messina Denaro davanti al banco dei salumi parlare con Laura Bonafede. Ecco dunque chi era “cugino”: d’altra parte Messina Denaro usava l’identità di Andrea Bonafede, che è appunto cugino di Laura.

La gelosia di Bonafede – Una vera svolta per le indagini. Le lettere di “cugino”, dunque, vanno tutte rilette alla luce di quella scoperta. La donna, infatti, scriveva usando per sé il genere maschile. Nella corrispondenza tra Laura Bonafede e Messina Denaro, tra l’altro, emerge una sorta di gelosia della donna per Lorena Lanceri, la vivandiera del boss arrestata il 16 marzo scorso, che nei pizzini veniva indicata come “Tramite“. “Ho visto Margot (così i due si riferivono all’Alfa Romeo Giulietta di Messina Denaro) alle 18.56 dal Tramite – scriveva Bonafede – , stranamente non mi sono arrabbiato, non sono andato su tutte le furie come di solito mi succede. Mi ha dato parecchio fastidio, questo non lo posso negare. Mi ha dato fastidio non sapere cosa stessi facendo in quel momento, non sapere se eravate soli, se ti saresti fermato ancora a lungo, se … se … se … potrei dire mille se. Dopo quello che ho detto quando vidi Margot di mattina, ho pensato che non l’avrei vista più in quella zona per evitare di farmi avere delle reazioni, perché non l’avevo più vista, e questa cosa mi faceva incavolare ancora di più. Ma oggi ho pensato: almeno non si nasconde da Blu. Contorto come pensiero? No, solo che preferisco sapere e non essere preso in giro”. E ancora, scriveva la Bonafede dopo aver visto la Giulietta davanti casa della Lanceri: “Carissimo amico mio mi accingo a chiudere questa mia, è una lunga lettera con arrabbiature, tristezza e tanta nostalgia. Non vedo l’ora di leggerti. Oggi sono passato ed ho visto Margot ed ho provato quella sana invidia del perché tutti si ed io no, vuol dire che era scritto così”. Dopo essere finita sotto inchiesta, Laura Bonafede era stata sospesa dall’insegnamento dall’Istituto comprensivo Capuana-Pardo di Castelvetrano. Adesso va allungare la lista dei favoreggiatori di Messina Denaro finiti in carcere.
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