Sono anni che esprimo il mio giudizio negativo, ma solo in ordine a un preciso fatto di mafia, sull’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ho scritto più volte che Berlusconi, a differenza del siciliano Libero Grassi, si piegò ai voleri della mafia versando cospicue somme di denaro a Cosa nostra. In buona sostanza, Berlusconi “s’accattò” (si comprò) la protezione per lui e i suoi familiari. Egli poteva rifiutarsi alla richiesta di pizzo o del pericolo d’esser sequestrato dalla mafia: poteva rivolgersi allo Stato, come fece Libero Grassi. Ma quest’ultimo era un galantuomo siciliano.
Come noto, nella sentenza di condanna – passata in giudicato – per concorso esterno alla associazione mafiosa, a carico dell’ex senatore Marcello Dell’Utri, Berlusconi pagò regolarmente la mafia siciliana. E, a dimostrazione della stipula sull’assicurazione vita – sua e dei suoi cari – assunse a suo servizio Vittorio Mangano, mafioso e pluriomicida palermitano. La presenza del Mangano ad Arcore – residenza di Berlusconi – era un avvertimento ad altre consorterie mafiose, per avvisarli che mister B era sotto protezione di Cosa nostra e, quindi, vietato compiere sequestri di persona: altro che stalliere il Mangano, come volevasi far credere.
In questi giorni, Silvio Berlusconi è ricoverato in ospedale, affetto da una grave malattia, pertanto esprimo i miei sinceri auguri di una pronta guarigione e che possa quanto prima rientrare nel suo focolare domestico. Epperò, io non condivido tutti questi discorsi mielati che sento e che appaiano prodromi di “santo subito”. Come non condivido e condanno le parole che ho letto, scritte in una piattaforma social e che trascrivo integralmente: “Senza ipocrisia: spero che muoia e che muoia anche male. Nel caso succeda a breve, festeggerò a Palermo”. Poi aggiunge: “Ps. Preciso che il luogo dell’eventuale festeggiamento mi sarebbe piaciuto essere davanti al carcere dell’Ucciardone”.
A me non piace per niente l’odio verso le persone, nemmeno verso i carnefici che hanno massacrato magistrati, carabinieri e colleghi della Polizia di Stato. E non sono neanche un cultore di teoremi né tanto meno di teorie complottistiche. Le illazioni o vox populi nei confronti di Silvio Berlusconi – in ordine a taluni fatti – non m’incantano affatto: faccio riferimento soltanto a elementi fattuali e nemmeno le informazioni di garanzia condizionano il mio parere sulla presunzione d’innocenza. Vi è poi l’abitudine – a mio parere in modo capzioso – di accusare Berlusconi, solo perché nel frattempo è intervenuta la prescrizione nei processi che lo vedevano imputato: signori, siamo in uno Stato di diritto, punto. Se lo Stato non è stato capace di processarlo nei limiti temporali previsti dalla legge, di chi è la colpa?