Il Documento di Economia e Finanza presenta nel complesso un’azione politica di corto respiro, destinata a diminuire il welfare e a limitare ulteriormente l’intervento dello Stato nell’economia. Esempio molto evidente è quello della sanità, per la quale si stimano valori di spesa del 6,7% rispetto al Pil 2023, del 6,4% per il 2024 e del 6,2% per il 2025. Si tratta dei valori più bassi degli ultimi anni.

In sostanza l’Italia continua ad essere uno dei Paesi europei con il più basso rapporto percentuale tra spesa sanitaria pubblica e prodotto interno lordo. Il confronto in questa materia tra Germania, Francia e Italia risulta evidente dalla spesa pro-capite per la sanità che viene effettuata in questi tre Paesi. Infatti Germania e Francia spendono rispettivamente 3.450 e 3.071 euro pro capite, mentre l’Italia spende 2.178 euro.

Va invece a gonfie vele il guadagno della sanità privata che, nell’anno in corso, ha superato i 9 miliardi di euro di profitti. Oltre questo esempio è da tener presente che, dal Documento di economia e finanza, non emergono stanziamenti per opere che davvero possano funzionare da volano per l’economia. Si deduce pertanto che la prospettiva del governo, per quanto riguarda il settore economico, è orientata alla diminuzione delle spese, a un aumento delle imposte, trascurando l’aspetto essenziale dello sviluppo economico.

Si riconferma che il governo persegue una politica neoliberista secondo la quale la ricchezza va concentrata nelle mani di pochi e tutto dipende dall’andamento del mercato generale.

In sostanza non c’è nessuna volontà di perseguire una politica di sviluppo che si fondi sulla distribuzione della ricchezza alla base della piramide sociale, in modo che i lavoratori vadano ai negozi, questi si rivolgano alle imprese e le imprese assumano personale e producano le merci richieste, in un circolo virtuoso che aumenta la ricchezza nazionale, secondo quanto prescrivono le teorie keynesiane.

Dal punto di vista giuridico confermo quanto ho sempre detto a questo riguardo: occorre attuare i principi fondamentali che la Costituzione detta in materia economica e cioè la coesistenza dell’iniziativa economica privata con l’iniziativa economica pubblica, la quale ultima si svolge con un intervento diretto dello Stato nell’economia. La quale, come si nota, è in forte crisi proprio perché l’iniziativa economica è stata tolta alle aziende pubbliche, trasformate in S.p.A., e tutto dipende dall’iniziativa dei privati, i quali non perseguono affatto gli interessi generali, ma i loro interessi individuali.

Insomma bisogna riportare nel pubblico tutte quelle grandi aziende pubbliche che stoltamente sono state privatizzate, creando per l’Italia un grave disastro economico, nel quale purtroppo sembra che Meloni voglia restare.

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