Il nome di Peter Skerl, oggi 83enne, forse non dice molto: non sulla sua carriera di regista e sceneggiatore eclissatasi sul nascere. Ciò nonostante Skerl, già allievo di Ingmar Bergman, è ancora considerato uno degli autori più enigmatici di horror in Italia, dove ha girato due film. Tuttavia, è uscito dal cono d’ombra non grazie a film come “Bestialità” o a “Ragazza tutta nuda assassinata nel parco” ma attraverso – tristissimo scherzo del destino – l’assassinio di sua figlia Catherine. Il corpo della ragazza fu ritrovato il 22 gennaio del 1984 in un vigneto, nelle campagne di Grottaferrata e ad oggi il suo è ancora un delitto irrisolto. Fu sospettato dell’omicidio il serial killer Maurizio Giugliano, il “lupo dell’agro romano” già accusato di sette omicidi, poi prosciolto. Katy era stata strozzata con un filo di ferro e con la cinghia del suo borsone. Un testimone dichiarò di aver visto la ragazza il giorno prima, mentre prendeva un passaggio in Vespa da uno sconosciuto.
39 anni dopo, viene fuori un suo ex fidanzato con delle rivelazioni importanti sulla ragazza rilasciate al Corriere. Non un compagno storico, per intenderci. Francesco Morini (questo il suo nome), oggi 56enne musicista e autore di libri noir insieme al fratello, dice di aver frequentato la ragazza di origini serbe – da parte del padre che poi scelse di essere apolide per ragioni ideologiche – nei suoi ultimi 21 giorni. Morini conobbe anche la madre, un’ex attivista russo-polacca cresciuta in Romania, a quei tempi impiegata al Comune di Roma come bibliotecaria, e il fratello Alex. La fine di Kate lasciò Francesco nell’orrore per quella morte crudele. Era bella, brillante e aveva scelto proprio lui che aveva 17 anni. Kate frequentava il liceo artistico Giulio Romano, a Ponte Milvio. Lui andava al Liceo Orazio, quartiere Talenti. Si conobbero a una festa di Capodanno a casa di amici, alla Bufalotta. Katy viveva a Montesacro Alto, i due si incontravano a Piazza Sempione. Ascoltavano De Gregori e avevano in comune la passione politica. Sia Kate che Francesco militavano: lei nei Giovani Comunisti, lui tra le fila di Democrazia Proletaria.
L’incanto si ruppe quando Kate scappò via alle 18,30 dalla festa in casa di un’amica in Largo Cartesio. Gli sembrò agitata, tesa, un po’ assente: era il 21 gennaio dell’84, un sabato pomeriggio come tanti. Lui l’avrebbe accompagnata ma lei non volle. Gli disse che avrebbe incontrato la sua amica Angela alla fermata metro di Lucio Sestio per dormire da lei e poi partire dall’indomani insieme per la neve, direzione Campo Felice: aveva con sé il borsone. Lui insistette ma lei fu categorica. Francesco si ingelosì, ci fu una discussione. “Sognavo a occhi aperti: una ragazza così bella, simpatica, brillante, aveva scelto proprio me – le sue parole al Corriere -. Io non avevo ancora 17 anni, lei li aveva appena compiuti. Fu la mia prima storia sentimentale: i baci, le passeggiate in centro, i primi approcci… Tutto filava a meraviglia…Fino a quella maledetta festa del 21 gennaio 1984, un sabato pomeriggio. Katy scappò da sola, di fretta. Ci rimasi male perché non volle che l’accompagnassi. La salutai sulla porta e non la vidi mai più. Il giorno dopo a casa mia si presentò la polizia, per dirci che l’avevano strangolata ai margini di una vigna. E nella notte arrivò una telefonata che ancora mi tormenta…“. Non si rividero mai più. La palazzina in Largo Cartesio è in cima a un piccolo colle: Katy dovette scendere giù sulla Nomentana per prendere il bus a Piazza Sempione passando per i giardini di Parco Petroselli. Forse aveva un appuntamento con chi l’ha ammazzata o consegnata all’assassino ma non è stata violentata, tant’è che aveva ancora addosso i vestiti quando fu ritrovata nel fango, dall’altra parte della città. Morini ricorda anche che quella sera, dopo la mezzanotte, a casa sua squillò il telefono, rispose sua madre, gli disse che una ragazza invocava ripetutamente aiuto dall’altra parte del cavo. La sua morte è stata collocata quel sabato prima della mezzanotte. Forse un depistaggio? O era proprio lei?
Il legame con Emanuela Orlandi – C’è un filo rosso che collega Katy a Emanuela Orlandi, e non corre solo lungo il 1983. C’è un nome a legarle: quello di Marco Accetti, l’uomo che ha fatto ritrovare alla famiglia Orlandi un flauto che afferma fosse di Emanuela, benché sullo strumento non siano state ritrovate tracce di Dna. Chi è Marco Accetti? Il fotografo romano, classe ‘55 compare in sei casi di scomparsa o omicidi degli anni ‘80-’90. Nel 1983, era a bordo di un furgone quando travolse e ammazzo il piccolo Josè Garramon. Si è autoaccusato di essere il rapitore di Emanuela Orlandi ma la famiglia non gli ha mai creduto. Non ha mai avvalorato questa tesi con elementi riscontrabili, al di là delle parole. Si è tirato in ballo anche nella storia di Mirella Gregori, 15enne romana scomparsa, nel maggio dell’83.
Accetti affermò che Katy era stata uccisa dalla fazione avversa che aveva preso Emanuela. Nel 2013, arrivò una lettera anonima resa nota da Chi l’ha visto, recapitata a una compagna di scuola di Emanuela. Nella busta c’erano: una ciocca di capelli, un fiore colorato di merletto, terriccio, della stoffa scura e un negativo fotografico con sopra un teschio. Sul biglietto era scritto: “Non cantino le due belle more per non apparire come la baronessa e come il ventuno di gennaio martirio di S. Agnese con biondi capelli nella vigna del Signore». Le due more, si penso fossero Emanuela e Mirella. Il giorno e il luogo indicati sono quelli in cui è morta la Skerl: il 21 gennaio, in una vigna. Secondo Accetti, l’omicidio Skerl sarebbe stata la vendetta sulle pressioni esercitate in Vaticano. L’inchiesta su Katy è stata riaperta la scorsa estate, dopo che la sua tomba è stata profanata, nel mese di luglio. La sua bara è stata rubata come anticipato da Accetti, per eliminare a suo dire un legame con la Orlandi, ovvero la camicetta indossata da Katy. Lo scrittore Mauro Valentini, profondo conoscitore dei delitti romani irrisolti e in particolare della storia di Mirella Gregori ci mostra un altro punto di vista: “Una città come Roma in quegli anni – dice a FqMagazine – era ancor più pericolosa di oggi e non si può ragionare per contiguità in una metropoli da milioni di abitanti. I ricordi di Francesco sono proprio la conferma del crudele destino casuale di Katy, che forse aveva un incontro diverso con qualcuno che potrebbe averla irretita e portata in qualche villino dei Castelli con chissà quale ammalio da cui poi ne è uscita vittima. I collegamenti fantasiosi sembrano opera posticcia di chi si diverte a giocare con il destino di queste povere ragazze per far letteratura spiccia”.
Nonostante negli anni, Accetti non abbia avvalorato le sue ipotesi attraverso riscontri concreti, nel caso di Katy resta di fatto che la sua tomba è davvero stata trovata vuota in accordo con la pista della vendetta. Ma perché sarebbe stata scelta proprio Katy dalla fazione “nemica” ai rapitori di Emanuela Orlandi? Secondo Francesco Morini, perché Kate era una leader ed era anticlericale. Attaccava la Chiesa apertamente. In classe di Kate, pare inoltre ci fosse la figlia di uno dei funzionari bulgari accusati di aver ordinato l’attentato di Papa Giovanni Paolo II compiuto da Agca nel 1981. Al centro della trattativa dei presunti rapitori della Orlandi c’era proprio lo scambio con il terrorista turco. Un’altra ragazza scomparsa, anche lei con una fascetta tra i capelli come la immortala lo scatto che suo malgrado l’ha resa celebre e ancora una connessione con il Vaticano e con il fotografo dal passato non proprio limpido che intanto ha collegato la storia di Skerl anche quella di un’altra ragazza: Alessia Rosati, scomparsa nel nulla a Roma il 23 luglio 1994. Questa però merita un capitolo a parte a cui approderemo nel prossimo approfondimento sui casi irrisolti. Che siano scomparse o omicidi hanno tutti un triste denominatore comune: si tratta sempre di ragazze strappate alle loro vite negli anni migliori.