I veri esseri problematici, in questo pianeta, siamo noi. Noi esseri umani che stiamo rubando e contaminando ogni spazio vitale, non solo alle altre specie ma anche a noi stessi. Diciamo di voler abbattere l’orsa “problematica” e altri orsi problematici, perché in certi casi (rari) possono minacciare la salute e la sicurezza dell’uomo che entra nei loro habitat (sempre più ristretti). Eppure con una adeguata campagna informativa e con il divieto di frequentare alcune zone forse si sarebbe potuta evitare la morte del giovane runner, come poi succede in Abruzzo dove la convivenza tra orsi e umani è più facile.
Ma se davvero ci interessasse qualcosa della vita umana (non dico animale), dovremmo sapere che chi minaccia soprattutto la vita di milioni di bambini, donne e uomini, non sono gli orsi o i lupi “cattivi”, ma quegli impianti di morte che da mezzo secolo contaminano e avvelenano terra, aria e acqua.
Nelle zone SIN (siti di interesse nazionale ai fini della bonifica) vivono 6 milioni di italiani, il 10% della popolazione italiana, in condizioni di rischio inaccettabili per un Paese civile, con un eccesso di mortalità e malattie come tumori. In questi luoghi martoriati, spesso si aggiunge inquinamento ad inquinamento. E così accade a Piombino, zona SIN, dove è appena approdato un gigantesco rigassificatore con un potenziale esplosivo micidiale a due passi dalle case, e a breve ne arriverà un altro a Ravenna, mentre a Napoli Q8 e Edison vogliono impiantare un deposito GNL, in una delle zone più pericolose e popolate del mondo, alle pendici del Vesuvio. In progetto c’è anche un inceneritore di fanghi da depuratore nella martoriata zona di Marghera e via dicendo. E la gente vede i figli ammalarsi, lotta, si dispera, manifesta, protesta, ma spesso resta inascoltata da chi dovrebbe tutelarla.
Decine di migliaia di persone si ammalano e muoiono ogni anno anche per l’inquinamento dell’aria provocato dal traffico, dalle ciminiere, dagli allevamenti intensivi nella Pianura Padana, che assomiglia sempre di più ad una camera a gas.
Altri orsi malvagi sono le auto e la distrazione di chi le guida, che uccidono ogni anno circa 3000 persone nella sola Italia. Gli incidenti stradali sono la prima causa di morte per i giovani, e le strade sono assassine infinitamente più dei boschi, ma se un giovane runner viene travolto da un’auto non fa notizia, non si grida alla vendetta, non si chiede di dimezzare il numero di auto (queste sì che sono in eccesso).
Io davvero non capisco perché abbiamo accettato socialmente i pericoli più mostruosi, le ingiustizie più gravi che minano realmente la nostra salute, mentre continuiamo a puntare il dito e voler giudicare “problematiche” e punire le altre specie viventi, che arrancano per sopravvivere nel poco spazio da noi lasciato. La cementificazione avanza senza posa. Io abito a Faenza, non ci sono orsi aggressivi, ma ricci indifesi che non hanno mai fatto male a nessuno, ma anche loro stanno per essere uccisi a centinaia. Motivo?
Una cooperativa edile ha comprato il terreno e vuole costruirci una dozzina di lussuose villette. Più ville per ricchi, meno rifugi per ricci, sembra essere il motto di questa folle operazione edilizia. Come testimoniano le volontarie che seguono e monitorano da tempo i ricci, le bestoline hanno fatto le loro tane sotto i ruderi dell’antica villa Ghilana, e nell’ampia zona verde che la circonda. Se la demolizione iniziasse ora, i ricci in letargo sarebbero seppelliti vivi.
Insieme al veterinario Massimo Vacchetta, del Centro rifugio La Ninna, stiamo chiedendo al sindaco, alla regione e alla Coabi di fermare i lavori e salvare i ricci. Ma anche volendo salvarli dal cantiere, anche riuscendo a farli sloggiare, dove andranno poi queste bestiole?
Questo era uno dei pochi angoli verdi e rifugi rimasti. Come in ogni città d’Italia, il cemento “ricuce” gli angoli verdi, le strade tagliano ogni spazio vitale, le campagne sono piene di pesticidi e sempre più dominate da monocolture. Gli animali dove possono scappare? In collina, tra i boschetti secolari, con i soldi del Pnrr si sta rinnovando e ampliando un crossodromo, con tutto il suo carico di rumore e disturbo alla fauna. Per non parlare della strage degli alberi che continua in ogni città d’Italia per i più disparati motivi. Proprio in questi giorni è stata abbattuta a Milano la quercia “madre” e altri 68 alberi, col benestare del Comune di Milano (e pensare che in giunta ci sono i Verdi!), su un terreno del Politecnico di Milano. Una quercia sopravvissuta alle Officine del Gas del 1908, che però non è sopravvissuta alla nuova sede del Politecnico di Milano. Lo stesso Politecnico che poi studia progetti all’avanguardia per la transizione ecologica. Ma se non hanno già inventato un marchingegno per sostituire gli alberi, perché continuano a volerli abbattere?
Ma se toglieremo ogni spazio vitale a ricci, lupi, orsi ed alberi, se continueremo a contaminare ogni luogo, anche la nostra specie finirà molto male. A meno di non voler immaginare un finale distopico, stile Don’t look up, con qualche ricca elite che migrerà a colonizzare un pianeta sconosciuto, dopo aver distrutto questo, incontrando chissà quali altri esseri “problematici” che giustamente si difenderanno.