Rimasta fuori dai due maxi emendamenti depositati ieri in Commissione Affari costituzionali al Senato, la questione della protezione speciale è finita in un altro emendamento che “la maggioranza di centrodestra sta depositando nell’ambito della conversione del decreto Cutro”, ha dett0 il sottosegretario al ministero dell’Interno Emanuele Prisco. Si tratta di un sub-emendamento a quelli già depositati, che a questo punto verrà discusso in Aula a Palazzo Madama da martedì 18 aprile, quando il dl approderà in Parlamento. A vincere il confronto interno alla maggioranza sembra essere dunque la linea della Lega che persegue “l’azzeramento totale” della protezione speciale. Ma l’emergenza migranti appena dichiarata dall’esecutivo non c’entra. Perché? “In Italia non esiste un allarme o un’emergenza immigrazione”, ha spiegato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi rispondendo ai giudizi negativi espressi dalla Cei. Anzi, l’emergenza sarebbe solo uno “strumento tecnico per adottare provvedimenti veloci ed efficaci a sostegno delle regioni, Sicilia e Calabria soprattutto, che devono affrontare l’aumento consistente del numero degli sbarchi”. Quanto alla protezione speciale, va abrogata perché, ha spiegato Prisco, “è una scorciatoia per stare irregolarmente in Italia”. Di più, “una specie di sanatoria”, hanno dichiarato i firmatari del sub-emendamento, Pirovano, Lisei e Gasparri. Che aggiungono: “L’idea che prima o poi tutti possano ottenere un permesso di soggiorno ha indubbiamente favorito le partenze”.
Cos’è la protezione speciale? – Quando non sussistono i presupposti per riconoscere la protezione internazionale, ma la Commissione territoriale ritenga sussistano altri rischi in caso di rimpatrio dello straniero nel paese di origine, la Commissione trasmette gli atti al Questore per il rilascio di un permesso di soggiorno per “protezione speciale”. Che viene riconosciuta quando il rimpatrio o l’espulsione possa comportare persecuzione per motivi di razza, di sesso, di orientamento sessuale, di identità di genere di lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, o ci sia il rischio di essere rinviati verso altro Stato dove il soggetto non sia protetto dalla persecuzione. Si tratta inoltre di uno strumento proteggere le persone dall’estradizione verso Paesi in cui esistano rischi di tortura o trattamenti inumani o degradanti, tenendo conto anche dell’esistenza di violazioni sistematiche dei diritti umani. Così come modificato dalla legge 173/2020, che aveva riformato in parte i decreti sicurezza del primo governo Conte, l’istituto esclude l’allontanamento dal territorio nazionale se ciò comporta violazione del diritto al rispetto della propria vita privata e familiare. La questione dei vincoli familiari del soggetto, dell’effettivo inserimento sociale in Italia, della durata del suo soggiorno e dell’esistenza o meno di legami familiari, culturali o sociali con il Paese di origine, sono tutti elementi dei quali l’amministrazione deve obbligatoriamente tenere conto. Almeno finché permane l’attuale assetto normativo che ora la maggioranza sembra intenzionata a scardinare.
I possibili effetti della riforma – L’estensione dell’istituto alla tutela dei diritti fondamentali dell’individuo protetti dalla Costituzione come da norme internazionali, che oggi comprendono il rispetto della vita privata e familiare, hanno permesso a molte persone straniere, che sono in Italia da anni, radicate e inserite socialmente, che hanno lavorato e costruito relazioni stabili di regolarizzare la propria presenza. Se questo non sarà più possibile, la novità introdotta dalla maggioranza produrrà di fatto più irregolari, almeno nel breve periodo. Nel 2021 sono stati 7.092 i permessi per protezione speciale, una cifra quasi identica a quella della protezione internazionale, 7.383. Ma quest’anno le richieste per protezione speciale sono aumentate. A Milano, sono i dati appena diffusi dalla Questura, sono state più del doppio (+127%). “Dopo tanti discorsi sulla lotta a scafisti e trafficanti, le norme che il governo vuole introdurre vogliono colpire le vittime del traffico, negando la protezione anche a chi rischia la propria sicurezza e la vita nel caso venisse espulso”, commenta il segretario di +Europa, Riccardo Magi. Di scelta “irresponsabile e dannosa” parla Andrea Giorgis, capogruppo Pd in Commissione Affari costituzionali al Senato. Le opposizioni hanno depositato in Commissione ben 350 sub-emendamenti ai pacchetti depositati dalla maggioranza, sui quali si lavorerà da lunedì 17, alla vigilia dell’arrivo del dl Cutro in Aula.
Una norma a rischio di incostituzionalità? – La protezione speciale gode di una copertura costituzionale (art. 10) e di una internazionale (art. 8 CEDU e art 18 Carta di Nizza) e la sua abrogazione non potrà che aumentare il contenzioso nei tribunali. “Lasciano la protezione speciale solo per gravi casi sanitari e catastrofi ambientali”, commenta l’esperto di migrazioni internazionali Gianfranco Schiavone, dopo aver letto il testo dell’emendamento depositato dalla maggioranza. “E’ chiaramente incostituzionale “, aggiunge. E spiega: “Il testo sopprime i rimandi agli “obblighi di cui all’articolo 5, comma 6”, eliminando del tutto il rinvio agli obblighi costituzionali e internazionali che sono poi il perno della protezione speciale. Ma come già avvertì il Capo dello Stato Sergio Mattarella in merito ai decreti sicurezza di Salvini del 2018, gli obblighi rimangono”. E allora? “Allora le persone vedranno respinta la richiesta, faranno ricorso e i tribunali daranno loro ragione senza che però ci sia più uno strumento e un tipo di permesso che si possa riconoscere. Dopo che avranno intasato i tribunali, cosa faremo di queste persone non è dato saperlo”. E chiude: “L’unico obiettivo mi pare quello di fare in modo che la loro vita diventi impossibile: è il male fine a se stesso”