Aprite bene le orecchie: "StraMorgan", titolo dello show in seconda serata su Rai2 con la partecipazione di Pino Strabioli, è il primo programma, non solo voluto, ma addirittura annunciato dal governo Meloni
A Viale Mazzini in questi anni “hanno visto cose che voi umani…”. Così per mettere in chiaro il punto principale: la presenza di Morgan in un programma del servizio pubblico difficilmente potrebbe essere definita scandalosa. Per il curriculum, la competenza, la notorietà. Ma il contesto sposta il programma in una direzione differente. Perché aprite bene le orecchie: “StraMorgan“, titolo dello show in seconda serata su Rai2 con la partecipazione di Pino Strabioli, è il primo programma, non solo voluto, ma addirittura annunciato dal governo Meloni. Alla presidente del Consiglio nelle varie interviste l’artista fa complimenti, racconta dei loro numerosi scambi di opinioni via WhatsApp.
Tanto che lo scorso novembre Marco Castoldi, questo il suo vero nome, era stato a un passo dalla nomina a consigliere per la musica da parte del Ministero della Cultura, posto poi assegnato a Beatrice Venezi. “Ho pianto per l’umiliazione”, aveva commentato il cantante, rassicurato pubblicamente dal suo principale sponsor e amico, il sottosegretario Vittorio Sgarbi: “Sto pensando anche a un programma Rai per lui”.
Una riflessione durata qualche mese, poi l’annuncio il 25 febbraio all’Adnkronos: “Morgan farà un programma sulla Rai, in aprile o forse marzo addirittura, sulla musica. Sarà una trasmissione in quattro puntate che verranno trasmesse di seguito che riporta Morgan a fare ciò che sa fare meglio, insegnare“. Detto, fatto. “StraMorgan” voluto e annunciato non dai vertici Rai ma dagli esponenti del governo in carica. Al netto del legame discutibile e diretto tra politica e Rai, il progetto ha preso forma.
In conferenza stampa Morgan ha tirato schiaffi in pubblica piazza ai giornalisti: “Ho fatto tante proposte con esiti negativi. Ma non era colpa della Rai, la colpa è di voi giornalisti proprio per l’immagine che si è costruita di me. La stampa ha fatto in modo che non ci fosse questa fiducia, non credo a quello che voi scrivete e penso che la gente non debba crederci fino a che vi bullate delle persone. Non è che dovete poi subire se il vostro direttore decide i titoli che contraddicono il contenuto delle interviste. Mi son trovato ad avere impatto con una persona in cui non mi riconosco, che non sono io. Questa chance che mi è stata data mi piace perché è una sfida.”
La stampa ha raccontato in questi anni semplicemente quello che Morgan ha proposto: dalla lite con Bugo ai suoi debiti, dagli scontri con le ex ai suoi problemi con la paternità fino ai numerosi attacchi ai suoi colleghi. Il programma è andato in onda in seconda serata per quattro puntate, da lunedì 10 a giovedì 13 aprile, con ascolti deludenti: in media 339.000 telespettatori con il 4,3% di share. “Carissimi detrattori della carta stampata voi che non vedete la puntata ma guardate solo il puntino. Purtroppo dovrete prendere atto che il programma per cui avete gufato ha spaccato. Che bella sm**data. Più della prima serata, più di quello che i vostri paladini raggiungono in due stagioni. In una sola giornata 6.6 di share, a me dei numeri non me le frega un ca**o siete voi quelli che ragionate solo a numeri, prendetevi questo bel numeretto e fate un po’ ciò che volete, io me ne vado a letto”, il commento social dopo la messa in onda della seconda puntata.
Poche ore prima l’attacco del suo autore Roberto Manfredi alla Rai e al programma “Dalla strada al palco” di Nek: “I saltimbanchi di Nek sono durati fino a mezzanotte e un quarto. StraMorgan è andato in onda in terza serata e non in seconda come era programmato. Ora Dipollina e qualche pennivendolo di Libero scriveranno che il programma ha avuto bassi ascolti. Questi pensano che il servizio pubblico siano i ‘su le mani’ di J-Ax che ormai ricorda ‘nella splendida cornice’ di Daniele Piombi da tanto è moderno o i ‘Cantanti Mascherati’. E così di Umberto Bindi se ne parla dopo mezzanotte“.
Una lettura dei dati, quella di Morgan, a dir poco traballante. Il dato in share era gonfiato dallo slittamento criticato proprio dal suo autore. Un traino record al mercoledì, quasi 11% di share per “Rocco Schiavone“, non ha comunque smosso gli ascolti per due puntate su quattro vicini al 3% di share. Un programma non si valuta solo dai numeri che ottiene, non flop ma nemmeno un successo ma il punto è che l’alibi della (presunta) cultura non è sufficiente per spegnere i riflettori di una operazione nata, voluta e rafforzata dalla politica. La stampa ne chiede conto, inserisce un dato nella valutazione.
“C’è tanta feccia che non merita altro che stare ad affogare nel suo brodo e nel suo piscio, per esempio la maggior parte dei giornalisti (sedicenti) odierni oppure i discografici. (…) L’Italia di oggi molto francamente non è in grado di ricevere competenza o bellezza e nemmeno ironia. (…) Un paolo di dementi”, si è sfogato Morgan su Instagram. Negli ultimi mesi l’artista è stato accostato, sempre per volontà del centrodestra, al Festival di Sanremo di cui sognerebbe la direzione artistica. Non è un mistero che Fratelli d’Italia abbia chiesto attraverso il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi, “collega” di Vittorio Sgarbi, “una nuova narrazione dopo la vittoria elettorale“. Il 3 febbraio 2010 Morgan fu escluso da Sanremo a causa di una dichiarazione al mensile Max circa l’uso della droga come antidepressivo. Alla direzione artistica quell’anno c’era proprio Gianmarco Mazzi. A Viale Mazzini sorridono, d’altronde “hanno visto cose che voi umani…”.