“È vergognoso vedere che membri delle istituzioni considerano i movimenti ambientalisti come ecoterroristi, anzi è un insulto alle vittime dei veri terroristi”. Michel Forst è il relatore speciale sui difensori ambientali delle Nazioni Unite. Una funzione creata dall’Onu nell’ottobre scorso per garantire l’applicazione della convenzione di Aahrus “sull’accesso alle informazioni, la partecipazione dei cittadini e l’accesso alla giustizia in materia ambientale”.
Da quando ricopre questa carica, Forst ha iniziato a girare in tutto il mondo per incontrare diverse realtà che si battono per l’ambiente. Dall’Australia all’Inghilterra fino alla Valsusa. Qui il relatore speciale delle Nazioni Unite, accompagnato anche da attivisti di Amnesty, ha visitato le aree dove si sono insediati i cantieri del Tav raccogliendo testimonianze e racconti di amministratori e militanti che da anni si battono contro il progetto. “La cosa che mi ha davvero colpito è che diverse aree attorno ai cantieri non sono accessibili ai cittadini”, spiega Forst raggiunto al telefono da Ilfattoquotidiano.it dopo la visita in Valsusa. “Ho ascoltato le storie delle persone che denunciano di aver subito violenze da parte delle forze dell’ordine e degli amministratori che lamentano di non aver ricevuto informazioni sufficienti sulla grande opera”, aggiunge ricordando però di non poter commentare i casi specifici senza prima averli valutati.
Ma se si allarga lo sguardo all’Europa, Forst si dichiara preoccupato per l’ondata di “criminalizzazione dei movimenti ambientalisti. Governi e politici utilizzano la stessa retorica. Quando usano il termine ‘Talebani’ per definire i difensori dell’ambiente insultano le donne afghane. I governi provano a screditare non solo le persone, ma anche le cause che portano avanti”. E le conseguenze di questi discorsi rischiano di ricadere sulla cittadinanza. “Le parole pronunciate da membri delle istituzioni hanno un impatto molto negativo sull’opinione pubblica e si tramutano in forme repressive sempre più dure nei confronti degli attivisti e in leggi create ad hoc”. Qualche esempio? “Nel 2021 in Germania è stata introdotta una nuova norma che limita la libertà di riunione in determinate aree, in Austria il Cancelliere ha invocato misure repressive sempre più dure contro le manifestazioni mentre in Italia è stato presentato il nuovo disegno di legge sugli imbrattamenti”.
Secondo Forst, le risposte dei governi e dei giudici di fronte alle proteste climatiche “non sono di un livello adeguato alle tematiche sollevate dagli attivisti. Vorrei che i governi fossero meno populisti e più capaci di rispondere ai problemi”. Ma il suo messaggio è rivolto anche alla magistratura, non solo in Europa ma anche in Italia. “Visto che il ruolo del relatore speciale non è solo quello di denunciare qualcosa di negativo, ma di raccontare anche esempi positivi, ce ne sono alcuni da seguire – conclude Forst citando il caso del Regno Unito, dove 120 avvocati hanno firmato una Declaration of Conscience impegnandosi a non perseguire attivisti di gruppi come Extinction Rebellion – Sarebbe davvero un bel segnale se avvenisse anche in altri Paesi europei”.