Dai Quartieri Spagnoli a Forcella, dalla Sanità ai rioni periferici, Napoli è già colorata di azzurro. Il conto alla rovescia per la vittoria dello scudetto è cominciato da almeno due settimane ma i preparativi per i festeggiamenti proseguono spediti. Strade e palazzi sono letteralmente sommersi da striscioni e bandiere, sagome con i volti dei calciatori del Napoli, del presente e del passato, campeggiano nei vicoli e attirano turisti e tifosi. Le stamperie lavorano “a tutta forza”, come ci dice il proprietario di una di queste attività. Sono nati anche i ‘tour azzurri’ organizzati dall’associazione Vivi Quartiere in cui si toccano i quartieri centrali e periferici e si accompagnano i visitatri nei luoghi simbolo della Napoli calcistica. Un entusiasmo che si respira nell’aria e trova conferma nell’espressione gioiosa di un signore di 70 anni che ha appena comprato dieci bandiere XL da appendere su tutti i balconi del suo condominio. “Abbiamo fatto una colletta” ci racconta mentre mostra orgoglioso gli acquisti. “Io non c’ero quando il Napoli di Maradona ha vinto gli scudetti – ci dice un giovane barista – quindi per me sarà la prima volta, sarà un’emozione unica, ma la cosa bella è vedere che anche le persone più anziane che hanno vissuto i due precedenti scudetti sono felici come dei bambini”. L’intera città e parte della sua economia in questi giorni gira decisamente intorno alla magia che sta vivendo e trasmettendo il popolo azzurro. Dolci con le sembianze del bomber Osimhen, cocktail azzurri intitolati a Maradona e panini con lo scudetto marchiato a fuoco, tutto fa commercio e soprattutto diventa virale. Come il brano di uno dei più importanti percussionisti partenopei Ciccio Merolla ‘Malatì’ (Malattia, ndr), che in poche settimane è diventato un fenomeno social, colonna sonora di questa follia collettiva. “Credo che il mio brano sia diventato virale perché in napoletano il termine ‘malatia’ – spiega Merolla – racchiude l’amore, la passione incontrollata, tipica dell’esuberanza napoletana, che sono sentimenti che identificano perfettamente quel legame forte tra la città e la squadra di calcio. Ma la differenza con gli scudetti di 30 anni fa – conclude Merolla – sta proprio nella città, che è cambiata profondamente. Questo scudetto non è il riscatto della città, perché questa città si è già riscattata. Oggi ci sono quartieri che brulicano di turisti e in cui 10-15 anni fa non potevi nemmeno entrare, perché c’è stata una voglia di riscatto in questi anni”. “C’erano quartieri in cui alle 19 vigeva il coprifuoco perché si sparavano addosso, non ci si affacciava nemmeno al balcone ed erano off limits per turisti e cittadini – ci racconta Giuseppe Esposito dell’Associazione Vivi Quartiere promotrice dei ‘tour azzurri’ – oggi invece la Sanità, Forcella, i Quartieri Spagnoli ad esempio, sono una tappa fissa di chi arriva in città perché sono luoghi ospitali, accessibili e che hanno conservato la loro autenticità, il loro folklore”.
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