“Voglio dire che non sto perdendo la speranza. Leggo. Mi alleno. E sto cercando di scrivere. Forse, finalmente, scriverò qualcosa di buono“. Scrive a mano in russo, la lingua che parla a casa con i genitori, e a loro invia la sua prima lettera da quando è detenuto. Due pagine datate 5 aprile che dalla Russia arrivano negli Stati Uniti. Le parole di Evan Gershkovich, il reporter del Wall Street Journal arrestato in Russia il 29 marzo con l’accusa di spionaggio, sono state pubblicate dal quotidiano finanziario americano. Ai genitori ha spiegato di essere ottimista e di non vedere l’ora di rivederli.
Le parole di Evan sono il primo contatto diretto con la famiglia dal momento dell’arresto. La madre di Gershkovich, Ella Milman, ha detto che il figlio scrivendo ha usato un tono leggero nel tentativo di mantenere alto il morale della famiglia. “Mamma, sfortunatamente, nel bene e nel male, mi hai preparato bene per il cibo della prigione”, ha scherzato, “la mattina, a colazione, ci danno una crema calda di frumento, farina d’avena o farinata di frumento. Sto ricordando la mia infanzia”. Evan ha indirizzato la lettera alla sua “cara famiglia”: la madre, il padre Mikhail e la sorella Danielle, a cui si riferisce con il soprannome di famiglia, Duscia. La signora Milman, 66 anni, ha detto di aver provato “una grande gioia” nel ricevere la lettera, perché finalmente sente in prima persona come sta: “Queste sono le parole di mio figlio, non qualcun altro che me lo dice”, ha detto, “e il suo spirito risplende”.
Gershkovich ora deve affrontare quello che secondo gli esperti del sistema legale russo sarà un lungo processo giudiziario con scarse speranze di assoluzione. La sua corrispondenza carceraria viene monitorate dai servizi di sicurezza russi. Finora al reporter sono state concesse solo visite dai suoi avvocati russi, non ha potuto ricevere visite di amici o funzionari dell’ambasciata americana a Mosca, nonostante le ripetute richieste di accesso.