In Italia il costo orario del lavoro sostenuto dai datori (compresi contributi, tasse ed eventuali bonus) è inferiore alla media Ue: 29,4 euro all’ora, molto sotto i 39,5 euro della Germania e i 40,8 euro della Francia. Sono i nuovi dati diffusi da Eurostat, che smentiscono la vulgata secondo la quale il “cuneo” italiano sarebbe insostenibile per le imprese. I costi più bassi si registrano in Bulgaria (8,2 euro) e Romania (9,5 euro), Paesi nei quali tendono a delocalizzare le aziende che puntano a tagliare i costi. I più alti si pagano in Lussemburgo (50,7 euro), Danimarca (46,8 euro) e Belgio (43,5 euro). In mezzo si trovano Spagna (23,5 euro) e Portogallo (16,1 euro).

Le due componenti principali del costo del lavoro – spiega l’istituto di statistica europeo – sono i salari e i costi non salariali, per esempio i contributi sociali dei datori di lavoro. La quota dei costi non salariali sul costo totale del lavoro per l’intera economia è stata del 24,8% nell’Ue e del 25,5 % nell’area dell’euro. Le quote più basse dei costi non salariali sono state registrate in Lituania (5,4%) e Romania (5,3%) e la più alta in Francia (32%), Svezia (31,9 %). In questa classifica l’Italia si piazza al terzo posto con un 27,8%.

Nel 2022 il costo orario del lavoro a livello dell’intera economia, espresso in euro, è aumentato del 5% nell’Ue e del 4,7% nell’area dell’euro. All’interno della zona euro, il costo orario del lavoro è aumentato in tutti gli Stati membri. Per i paesi dell’Ue al di fuori dell’area dell’euro, il costo orario del lavoro espresso in valuta nazionale è aumentato nel 2022 in tutti i paesi, con i maggiori incrementi registrati in Bulgaria (+15,3%), Ungheria (+13,9%), Romania (+12,2 %) e Polonia (+11,7%). La maggior parte dei paesi dell’Ue ha eliminato progressivamente i regimi di sostegno introdotti nel 2020 e prorogati nel 2021 per alleviare l’impatto della pandemia sulle imprese e sui lavoratori, come la cassa integrazione italiana. Questi aiuti sono stati generalmente registrati come sovvenzioni (o sgravi fiscali) e hanno quindi ridotto la componente non salariale del costo del lavoro.

I lavoratori dell’industria sono quelli che costano di più: il costo orario del lavoro è stato di 30,7 euro nell’Ue e di 36,6 euro nell’area dell’euro. Nelle costruzioni i costi registrati sono stati rispettivamente 27,3 euro e 30,8 euro. Per quanto riguarda i servizi, il costo orario del lavoro è stato di 30,2 euro nell’Unione e di 33,3 euro nell’area dell’euro. Nell’economia prevalentemente non imprenditoriale (esclusa la pubblica amministrazione), sono stati rispettivamente 31,3 e 34,8 euro.

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