Hanno manifestato per i diritti degli animali ritardando una importante corsa di cavalli, il percorso a ostacoli del Grand National: per questo la polizia britannica ha arrestato nella giornata di ieri 118 manifestanti che si erano presentati all’ippodromo di Aintree di Liverpool.

Gli attivisti di Animal Rising hanno infatti tentato di invadere la pista, con l’obiettivo di interrompere la sfida che sarebbe andata in scena di lì a poco. Solo in pochi sono riusciti ad avere accesso alla pista ma, secondo quanto riportato dalla polizia del Merseyside, contea in cui si trova l’ippodromo, l’inizio della gara ha subito uno slittamento di un quarto d’ora. Per gli arrestati è ipotizzabile, secondo le forze dell’ordine, il reato di “disturbo pubblico“.

Dal canto suo, Animal Rising ha riferito che almeno due manifestanti sono riusciti ad avvinghiarsi a un ostacolo sul percorso: il loro obiettivo dichiarato era quello di impedire la morte dei cavalli da corsa, non una novità in questa disciplina. Un cavallo, Hill Sixteen, è morto dopo una caduta al primo ostacolo, che gli ha causato ferite che non potevano essere curate. Si tratterebbe della terza morte di un cavallo in questa edizione dell’evento, il Grand National, che si svolge in questo fine settimana e che rappresenta un appuntamento annuale per gli inglesi: è infatti una corsa ippica che si disputa dal lontano 1839. La competizione, dopo la sortita fallita degli attivisti, ha visto infine trionfare il cavallo Corach Rambler, allenato da Lucinda Russell e cavalcato dal fantino Derek Fox. Anche nel 1993 il Grand National era stato preso di mira dagli ambientalisti: la gara era stata interrotta da alcuni manifestanti e due false partenze avevano portato al ribaltamento del risultato.

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