Un operaio è rimasto ustionato in modo grave in un’azienda di Campagna Lupia (Venezia), ma al momento del ricovero la causa sarebbe stata fatta risalire a un incidente domestico, su indicazione del datore di lavoro. Qualche ora dopo è morto. La Procura di Padova ha iscritto nel registro degli indagati, nell’ipotesi di omicidio colposo, il nome di Benito Simone Mozzillo, 29 anni, originario di Massa di Somma, in provincia di Napoli, amministratore unico della società a responsabilità limitata Fer Service, con sedi a Martinengo (Bergamo), Chioggia e Campagna Lupia. La Cgil di Venezia ha effettuato un presidio davanti alla sede dell’azienda e ha denunciato la gravità di quanto è accaduto, anche perché la notizia dell’incidente e del decesso non era trapelata. I sindacati chiedono maggiori controlli di sicurezza negli ambienti di lavoro.
La vittima si chiamava Arben Salliu, nato 57 anni fa a Tirana, in Albania, e lavorava per la Fer Service da una decina d’anni. Era abitualmente impiegato nel settore della piegatura dei metalli, ma al momento dell’incidente, avvenuto nel pomeriggio del 4 aprile, si stava occupando della saldatura. Il decesso è avvenuto per arresto circolatorio all’alba del giorno successivo. Secondo quanto hanno riferito i familiari, non era stato chiesto l’intervento dei mezzi di soccorso. Il datore di lavoro avrebbe incaricato un altro operaio di portare Salliu all’ospedale di Piove di Sacco, dicendogli di riferire ai medici che l’uomo si era ustionato nel giardino di casa. Ad avvertire i familiari è stata la stessa vittima, che ha chiamato la moglie, preoccupato perché la figlia diciassettenne doveva rientrare da una gita scolastica e lui non sarebbe potuto andarla a prendere a scuola. Le condizioni di Salliu si sono poi aggravate, tanto da imporre il trasferimento al centro grandi ustionati dell’ospedale di Padova.
Quella sera l’uomo era ancora cosciente, ricordava quanto accaduto e probabilmente lo ha raccontato ai medici. La moglie e la figlia si sono rivolte all’avvocato Omar Bottaro di Villanova (in provincia di Padova) e hanno inviato un esposto in Procura, per chiedere che sia fatta luce su ciò che è accaduto quel pomeriggio. Il terribile sospetto è che la mancata attivazione dei soccorsi possa aver ritardato l’assistenza e la presa in carico ospedaliera, peggiorando le condizioni cliniche.
La Cgil veneziana ha effettuato un presidio di protesta davanti ai cancelli della fabbrica. “Abbiamo scoperto in modo del tutto casuale che c’era stato un morto sul lavoro, nel silenzio generale e nella totale assenza di trasparenza e informazione. – è il commento di Daniele Giordano, segretario generale della Cgil di Venezia – Serve una grande opera di trasparenza e per questo invitiamo la Regione a rendere pubblici i dati dei controlli, dalle tipologie di aziende controllate alla frequenza delle verifiche”. Giordano ha aggiunto: “Il Veneto è in cima alle classifiche dei morti sul lavoro, è una situazione inaccettabile che colpisce il nostro territorio. Dobbiamo contrastare una cultura che vuole minimizzare e vendere come ‘fisiologici’ incidenti che spesso potrebbero essere evitati. Attendiamo l’esito delle indagini, ma già dalle dichiarazioni della famiglia pare che vi siano molti elementi critici rispetto alla gestione dell’infortunio, così come manca chiarezza su quali compiti svolgesse il lavoratore presso l’azienda”.
Alcune settimane fa il nuovo Prefetto di Venezia, Michele Di Bari, aveva convocato le parti sociali per affrontare il problema della sicurezza sui posti di lavoro. “La decisione del Prefetto è molto importante, – conclude Giordano – auspichiamo che si arrivi in tempo breve ad un’intesa che metta al centro la prevenzione e la repressione perché sulla salvaguardia della vita dei lavoratori non possono più esserci compromessi”. Michele Zanocco, segretario della Cisl veneziana commenta: “Quanto accaduto ad Arben Salliu dimostra la veridicità dei recenti studi di Vega Osservatorio Sicurezza, dove si segnala come da almeno quattro anni i rischi per i lavoratori stranieri siano più del doppio di quelli degli italiani”. È intervenuta anche la consigliera regionale Erika Baldin del Movimento Cinquestelle: “Lo Spisal deve controllare prima, non arrivare dopo. La Regione non ne sta potenziando il personale”.