“Avevo intravisto troppo frettolosamente dei buoni propositi nei confronti del promotore di giustizia del Vaticano Alessandro Diddi e del suo gruppo, avevo fiducia in loro ma queste sue dichiarazioni nei confronti della Sgrò sono veramente imbarazzanti e oltremodo offensive”: così Pietro Orlandi a FqMagazine dopo gli attacchi da parte dell’emittente Vatican News nei confronti del suo avvocato Laura Sgrò con cui da anni cerca di far luce sul destino di sua sorella Emanuela. Dopo che entrambi sono stati convocati, in due momenti diversi, nel tribunale della Santa Sede, l’emittente ha fatto circolare – attraverso i social network – una articolo dal titolo: “Accuse a Wojtyla. Pietro Orlandi e Laura Sgrò si rifiutano di fare i nomi”.
“Sono molto dispiaciuto – continua Orlandi – perché con queste sue dichiarazioni sta facendo un torto al mandato di Francesco. Invece della verità sembra stiano cercando il modo di come incastrare l’avvocato”, afferma amareggiato Orlandi.
Dopo il primo incontro-fiume di otto ore, lo scorso martedì, di Pietro Orlandi con Diddi, la Sgrò è stata convocata ieri mattina dal promotore di giustizia del Vaticano. “Mi ha mostrato un’istanza che avevo presentato l’11 gennaio – spiega la Sgrò – in cui io e Pietro Orlandi chiedevamo un incontro per presentare le prove in nostro possesso e in cui chiedevo che Pietro Orlandi fosse ascoltato. Il giorno della sua convocazione, sono stata mandata fuori dalla stanza. Intanto Pietro stava depositando una memoria in cui ci sono i famosi screenshot, e i nomi delle 28 persone che secondo noi dovrebbero essere ascoltate. Per questo abbiamo scritto una memoria firmata da Pietro in cui ci sono tutti gli elementi in nostro possesso. Diddi l’ha letta ad alta voce, è stata timbrata e poi una copia è andata a me e l’altra è rimasta a lui”.
Avvocato, quindi a cosa si riferisce Vatican News? Cosa avrebbe omesso?
“Io ieri sono stata chiamata in Vaticano per Emanuela, non per Giovanni Paolo II. Nessuno mi chiesto di Giovanni Paolo II. Non è mai stato nominato dal Promotore durante il nostro brevissimo colloquio. Non risulta nel verbale, non è mai stato oggetto di conversazione. Quando sono uscita ho scoperto che sarei stata reticente su fatti che lo riguardano. Ma come si fa a essere reticenti su qualcosa di cui non si è parlato? Non ho mai messo in discussione la Santità di Giovanni Paolo II, come legale di Pietro Orlandi abbiamo messo a disposizione degli inquirenti quello che sapevamo. Nel rispetto della mia posizione di avvocato, sono disponibile a un colloquio. Abbiamo chiesto chiarezza. Appena terminato l’incontro, ieri, le agenzie hanno cominciato a chiamarmi per l’articolo di Vatican News. Io mi sarei rifiutata di fare i nomi delle persone che hanno rivolto pesanti accuse a Wojtyla. Ma ad essere ascoltato doveva essere soltanto Pietro, come avevo già scritto loro. Per quanto riguarda il mio ruolo di avvocato, violare il segreto professionale significa alterare la propria credibilità, perdere libertà di azioni, compromettere le proprie indagini. Mi impedirebbe di svolgere liberamente il mio lavoro. Attaccare il segreto professionale significa attaccare la libertà e la ricerca della verità. Infine, sia chiaro che Pietro non ha mai attaccato Sua Santità Giovanni Paolo II, ha solo chiesto degli approfondimenti”, conclude la Sgrò.
A rivolgere le pesanti accuse a Wojtyla era stato, qualche anno fa, Marcello Neroni, ex membro della banda della Magliana, oggi ultraottantenne, nell’audio diffuso dal giornalista Alessandro Ambrosini sul suo blog Notte Criminale. L’audio senza censura è stato fatto ascoltare da Pietro Orlandi al promotore, l’11 aprile.
“Convocassero Marcello Neroni – spiega Orlandi – perché è lui che fece dichiarazioni pesanti su Wojtyla, non io. Lo convocassero per capire perché le ha dette, oppure chiedessero all’arcivescovo George Carey come mai scambiava lettere col Cardinale Ugo Poletti in riferimento a Emanuela. O chiedessero a quell’ex funzionario della gendarmeria che mi disse che appena saputa la notizia della sparizione di Emanuela andarono subito da quei cardinali che avevano il “vizietto” con le ragazzine per sapere se avevano responsabilità su Emanuela. Gli ho detto chi è, lo convocassero affinché possa dire i nomi di quei cardinali perché non è normale che il “vizietto” nel 1983 fosse accettato tranquillamente da tutti, gendarmeria compresa. Convocassero le 28 persone di cui abbiamo fatto i nomi. Nella memoria, molto dettagliata, abbiamo spiegato accanto ad ogni nome perché sarebbe importante ascoltarli. E invece loro come i bambini capricciosi puntano i piedi perché non sanno chi ha messo in giro il “pettegolezzo” sulle uscite serali di Wojtyla e considerano questo fatto una battuta d’arresto delle indagini.
A quale pettegolezzo si riferisce?
“La loro più grande preoccupazione è sapere chi mi ha raccontato delle passeggiate serali fuori le mura del Papa, come mi è scappato di dire qualche giorno fa a La7, da Floris. Mezzo Vaticano me lo diceva e chi me l’ha detto direttamente non è più tra noi, a che serve sapere quel nome? Era una bravissima persona di totale attendibilità ma purtroppo non c’è più. Lo capirebbe anche un bambino che questo è solo un pretesto. Se ci fosse veramente volontà di fare chiarezza cominciassero a convocare le due persone vicine a Papa Francesco che si scambiavano messaggi, su telefoni riservati della Santa sede, riguardo a Emanuela e le cose di cui erano a conoscenza, che parlavano di tombaroli e di un passaggio legato a mia sorella nel cimitero teutonico. Oppure cominciassero ad ascoltare chi promise al magistrato Giancarlo Capaldo i resti di Emanuela in cambio della rimozione del corpo del boss Enrico De Pedis dalla basilica di Sant’Apollinare. No, loro preferiscono sapere chi metteva in giro il gossip su Wojtyla. Ora dichiarano che loro avevano messo tutta la disponibilità e che noi ora ci tiriamo indietro. Peccato, ero convinto della serietà e onestà di questa inchiesta, mi auguro si rendano conto che stanno sbagliando e che sono partiti col piede sbagliato”.
Cosa farà dopo quest’attacco?
“Raggiungerò lo stesso l’unico obbiettivo che mi interessa, dare giustizia ad Emanuela e la verità uscirà tutta, senza sconti a nessuno. Oggi ripensavo alle parole del Vangelo: “Beati coloro che hanno fame e sete di Giustizia, perché saranno saziati”. Chi ha la presunzione di rappresentare Gesù Cristo in terra dovrebbe nutrirsi ogni giorno delle parole e degli insegnamenti di colui che pretende di rappresentare. Dovrebbero cercare verità e giustizia e invece hanno mandato sia me che l’avvocato Sgrò sul banco degli imputati, si sono già dimenticati di Emanuela”.