È polemica in Assemblea capitolina per le parole del capogruppo FI-Udc, Marco Di Stefano che, al termine del suo intervento in Aula, ha definito la collega del Pd “avvenente”. “Sono dispiaciuto, presidente, che lei non sia intervenuto per interrompere il lungo dialogo tra l’assessore e l’avvenente consigliera Melito…”, ha detto Di Stefano sollevando le proteste dei consiglieri romani, in primis quelli dem.

Riccardo Corbucci (Pd) è stato il primo a esprimersi contro il capogruppo, sottolineando che quando “si chiede rispetto” poi “lo si dà anche”. Anche Paolo Ciani di Demos ha ripreso Di Stefano, sottolineando che i complimenti andrebbero fatti “sulle attitudini intellettuali” e “non su quelle fisiche”. A quel punto Di Stefano, con la giacca già indossata, ha ripreso la parola, lasciando poi l’Aula con un gesto di saluto: “Capisco che definire avvenente una donna per molti di voi è una cosa imbarazzante, io non volevo offendere la consigliera di cui ho grande rispetto e di cui ho elogiato anche gli emendamenti che ha fatto in merito alla delibera. Se a qualche collega di sesso maschile dà fastidio questo elogio alla persona fisica della collega Melito me ne dispiaccio, forse non siete abituati e lo capisco anche”.

Anche la consigliera Pd Claudia Pappatà è intervenuta: “Siamo stufe che sulle donne si debba giudicare anche l’aspetto fisico oltre al resto e di dover entrare in quest’aula sentendoci condizionate su come ci vestiamo”. Anche alcune consigliere dell’opposizione, come Flavia De Gregorio (Civica Calenda) e Francesca Leoncini (Italia Viva), hanno espresso solidarietà alla collega Melito.

“Esprimiamo piena solidarietà alla consigliera Antonella Melito per le vergognose dichiarazioni del consigliere Di Stefano – si legge infine in una nota del gruppo dem – Non è la prima volta che il consigliere di Udc-FI si rivolge alle colleghe e ai colleghi con apprezzamenti volgari e inappropriati che non hanno nulla a che fare con l’attività politica. Stigmatizziamo e condanniamo questi atteggiamenti e li attenzioniamo alla presidente dell’Aula affinché prenda i dovuti provvedimenti. Non è davvero accettabile rivolgersi a una consigliera in questo modo”.

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