“Le modifiche previste da questa legge sulle pensioni entreranno in vigore gradualmente a partire dall’autunno”. Così il presidente francese Emmanuel Macron ha iniziato il suo discorso televisivo per dopo aver promulgato il testo della riforma che da 3 mesi sta provocando grandi proteste in tutto il paese. La nuova legge prevede che l’età per ritirarsi dal lavoro salga da 62 a 64 anni. La riforma “era necessaria per garantire la pensione di tutti e per produrre più ricchezza per la nostra nazione”. ha proseguito Macron argomentando che “mentre il numero dei pensionati aumenta e la nostra speranza di vita si allunga, la risposta non poteva essere quella di abbassare le pensioni o aumentare i contributi di chi lavora“. Il presidente si spende poi in un tentativo di avvicinamento con i contrari.
“La riforma era necessaria, ma è una riforma accettata? Chiaramente non lo è. Nonostante mesi di concertazione, non si è potuto trovare un consenso. E me ne rammarico, dobbiamo trarne tutti gli insegnamenti”, ha continuato. “Ho sentito la rabia dei francesi. Ho sentito nelle manifestazioni un’opposizione alla riforma ma anche una volontà di ritrovare senso nel proprio lavoro, di migliorarne le condizioni, di avere carriere che permettano di progredire nella vita”.
Nel discorso Macron ha quindi proposto ora, dopo l’approvazione della riforma delle pensioni, “l’apertura di tre cantieri”, quello riguardante il lavoro, quello sulla giustizia e quello sul progresso. Sul primo, Macron si è rallegrato per la creazione “di 1,7 milioni di posti di lavoro negli ultimi 6 anni” e ha affermato di voler “avviare la riforma del liceo professionale perché il maggior numero dei nostri adolescenti e acceda a formazioni qualificanti e al lavoro”. Macron ha aggiunto di voler varare nelle prossime settimane con i partner sociali “un nuovo patto della vita sul lavoro”.
“Un Macron irreale. Completamente fuori dalla realtà. Si è addossato il furto di due anni di libertà”, è stato il tweet quasi in tempo reale di Jean-Luc Mélenchon, esponente della sinistra de La France Insoumise. Per il leader comunista Fabien Roussel, “chi non lo ha ascoltato non si è perso niente”. Mentre il portavoce socialista Pierre Jouvet si è limitato a ribadire l’appuntamento in piazza per il primo maggio.