di Michele Sanfilippo

Trovo incredibile che sui nostri media venga dato una tale risalto allo scontro Renzi-Calenda. Come se la disgregazione di questa alleanza possa rappresentare un qualche problema in un paese che, come il nostro, è afflitto da molti drammatici mali tra i quali citerei la povertà crescente, la diseguaglianza sociale ed economica, l’assenza di ascensore sociale, la giustizia che non è in grado di garantire la certezza della pena, sanità e scuola pubblica in dissoluzione progressiva e, infine ma non meno grave, un ormai endemico problema di intreccio tra politica e affari che sembra definitivamente indissolubile.

Collocarsi al centro dello schieramento politico parlamentare come ambiva fare il sedicente “terzo polo”, di per sé, non sarebbe una cosa disdicevole. Peccato che da molti, troppi anni al centro politico, in Italia, è stato assegnato il compito di mantenere lo “status quo”. E quando scrivo “status quo” intendo esattamente quel quadro di problemi elencati in precedenza con particolare riferimento al legame tra affari e politica. Mentre quando scrivo “assegnato” intendo dire che c’è una classe dominante che sta lavorando assiduamente per mantenere questo legame utilizzando, tra gli altri, il controllo dell’informazione, quella mainstream chiaramente, che da moltissimi anni sta operando per portare al centro (inteso nel senso peggiore di cui ho parlato prima) qualsiasi forma di opposizione – con particolare attenzione al Pd (in tutte le sue declinazioni, da Occhetto in poi).

Solo che quando la crisi morde i polpacci della maggior parte degli elettori, non c’è informazione che tenga: chi è in difficoltà cerca protezione ovunque questa venga promessa. Questo Meloni l’ha capito benissimo e con questa promessa ha stravinto le elezioni. Peccato che non riuscirà a mantenerla dato che anche il suo governo si sta guardando bene dal modificare lo status quo. Anzi per certi versi sta esacerbando tutti i problemi citati precedentemente.

In questo quadro desolante ci si aspetterebbe da una classe politica, degna di questo nome, un impegno quotidiano e indefesso per difendere tutti i dimenticati dalla società, che ogni giorno sono di più. E non ho dubbi che se il centro della politica italiana fosse rappresentato da persone del calibro di De Gasperi o La Pira così sarebbe. Invece a noi toccano Calenda e Renzi, che di energia ne stanno usando molta, per lo più per stabilire chi fa la voce più grossa; ma neppure un briciolo per il “bene comune”, locuzione a loro sconosciuta.

Ma è meglio così. Li abbiamo già visti all’opera nel ruolo di esponenti del governo e, dopo un capolavoro come il Jobs act, forse c’è solo la Confindustria che potrebbe provare qualche, seppur minimo, rimpianto. La verità è che, in questo momento storico, non c’è alcun bisogno di una forza politica che voglia mantenere lo status quo. Bisogna uscire dalle spire soffocanti delle politiche economiche e sociali neoliberiste per cambiare molto e velocemente.

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