Davvero insopportabile la bufera contro Pietro Orlandi e l’avvocata Laura Sgrò. Dopo quarant’anni di battaglie sarà concesso a quest’uomo di uscire dalla stretta osservanza del politicamente corretto? L’informazione ha bollato Pietro come irresponsabile: “ma come ha osato!!”, “dopo tanto equilibrio eccolo lì perdere le staffe!!”, urlano i benpensanti. Ma provate voi a chiedere verità e giustizia per quasi mezzo secolo senza ottenere una parola da quel potere che ha conservato i segreti della scomparsa di sua sorella Emanuela.

Tutto è accaduto in una manciata di secondi: la scorsa settimana, dopo otto ore trascorse con il promotore di giustizia del Vaticano Alessandro Diddi, Pietro Orlandi, insieme alla avvocata Sgrò, partecipa al programma Di Martedì di Giovanni Floris in onda su La7, dove afferma: “Mi dicono che Wojtyla ogni tanto la sera usciva con due monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case”. Parole dette con garbo, senza ammiccare, senza dargli il valore assoluto della certezza, parole riferite da un uomo che se avesse avuto la verità non avrebbe avuto alcun motivo di ricorrere, in questo scorcio dell’anno 2023, alle mezze verità, ai non detti, ai sussurri mentre cerca di capire chi è responsabile della scomparsa della sorella quindicenne, avvenuta nell’anno di grazia 1983.

La vicenda suscita inquietudine e non solo perché Pietro Orlandi proprio non merita di essere additato come uno squilibrato. Il fatto è che siamo (speriamo) all’inizio di una inedita fase che ha visto davvero un nuovo dinamismo Oltre Tevere, finalmente l’apertura di un fascicolo investigativo, la dimostrazione di una volontà chiara dopo anni di insistenze della famiglia Orlandi, giunta proprio all’indomani della scomparsa di Papa Benedetto XVI (per caso?). Come che sia, si respira(va) aria nuova.

Ora: se Papa Francesco ha sentito il bisogno di difendere l’insigne predecessore solo per quelle generiche frasi, se il segretario di Wojtyla, il cardinale Stanislaw Dziwisz, si è scatenato contro “le ignobili frasi”, dandogli così innegabilmente e irrevocabilmente valore mediatico, significa che la bufera in Vaticano è totale. Perché lì evidentemente si ha paura, dobbiamo credere, di qualche gola profonda. In effetti Pietro e l’avvocata Sgrò vennero subito convocati dopo quelle mezze parole dette da Floris e appare assai insistente la curiosità di sapere chi sia la persona che le ha riferite. L’avvocata Sgrò ha giustamente fatto valere il segreto professionale, Pietro ha spiegato alla fine che trattasi di persona scomparsa.

Quello che potevamo immaginare come l’inizio del ‘disgelo’, l’avvio di una ricostruzione dei fatti, l’uscita da un incubo per una famiglia ma anche per tutta la comunità che non ha vissuto sulla sua pelle la scomparsa di un familiare ma sa di vivere in una città di veleni, ecco che si trasforma in un nuovo capitolo di una infame storia di coperture e depistaggi.

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