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Nave da guerra Usa nello Stretto di Taiwan: “Impegno per un Indo-Pacifico libero e aperto”. Pechino: “Abbiamo monitorato”

La tensione tra Cina e Usa non cala. Otto giorni fa undici navi da guerra e 70 caccia cinesi erano stati protagonisti di una manovra militare intorno a Taiwan, oggi si apprende che il cacciatorpediniere americano Uss Milius ha effettuato domenica “un transito di routine nello Stretto di Taiwan in acque in cui si applicano le libertà di navigazione e il sorvolo in alto mare in conformità con il diritto internazionale”, maturato appunti pochi giorni dopo che Pechino ha concluso i suoi ultimi giochi di guerra intorno all’isola. La nave, ha reso noto la Settima Flotta Usa, ha attraversato il corridoio nello Stretto “che si trova oltre il mare territoriale di qualsiasi Stato costiero”.

L’operazione, si legge in una nota, “dimostra l’impegno degli Usa per un Indo-Pacifico libero e aperto“. Subito dopo è arrivata la risposta della Repubblica Popolare. Il Comando del teatro orientale dell’Esercito popolare di liberazione cinese “ha completamente monitorato le operazioni di passaggio della nave da guerra statunitense”, il cacciatorpediniere Uss Milius, attraverso lo Stretto di Taiwan, mantenendo “sempre un alto livello di allerta ad ogni momento” allo scopo di “difendere risolutamente la sovranità e la sicurezza nazionale”, nonché “la pace e la stabilità regionali”. Nella nota del portavoce del Comando Shi Yi si accusano gli Usa di aver “esaltato pubblicamente” la sua operazione effettuata ieri e annunciata questa mattina.

Secondo l’intelligence Usa in caso di un attacco aereo della Cina contro Taiwan l’isola si troverebbe in una posizione di estrema vulnerabilità e probabilmente soccomberebbe. Nelle carte classificate il Pentagono puntualizza che, nonostante le esercitazioni militari cinesi nello Stretto si siano intensificate nelle ultime settimane, un attacco contro Taiwan sarebbe complicato anche per la Cina. Ma le forze di Taipei hanno comunque dei “deficit” inquietanti. Le unità di difesa aerea taiwanesi non hanno un “quadro operativo comune” né radio sicure per le comunicazioni. In secondo luogo, l’intelligence americana teme che i generali di Taiwan “possano esitare a inviare gli aerei da combattimento per paura di un’escalation, anche in caso di minacce di raid aerei imminenti”. Inoltre, sarebbero gli stessi vertici militari dell’isola a temere che i loro sistemi non siano in grado di “rilevare con precisione lanci di missili”, nonostante in un comunicato ufficiale il ministero della Difesa abbia assicurato che “i nostri sistemi sono stati accuratamente progettati in base al tipo di minacce che arriva dai nostri nemici”.

Da mesi, se non anni, gli Stati Uniti sono impegnati a fare in modo che l’esercito di Taiwan sia in grado di rispondere ad eventuali attacchi di Pechino. Negli ultimi tempi, il governo americano ha spinto segretamente Taipei a rafforzare la sua difesa anche con sistemi non convenzionali come missili anti-nave e altre armi avanzate che hanno maggiori probabilità di resistere alla strapotenza delle forze armate cinesi. E Taiwan ha in effetti acquistato missili Harpoon, missili Stinger e i sistemi di artiglieria ad alta mobilità, i famosi Himars inviati in Ucraina. Tuttavia, nei file top secret, c’è l’avvertimento che in caso di conflitto la Cina “molto probabilmente” utilizzerà le sue capacità spaziali per disabilitare i satelliti americani impedendo così a Washington di catturare informazioni strategiche e passarle all’isola. Pechino potrebbe anche affidarsi ai satelliti per attacchi a lungo raggio contro navi, sottomarini e jet statunitensi sparsi nel Pacifico. Inoltre, il timore del Pentagono è che la tattica utilizzata ultimamente dalla Cina di usare navi civili a scopi militari “confonda” l’intelligence Usa e la renda incapace di anticipare un’invasione imminente.

Nelle ultime rivelazioni si parla anche di almeno altri due palloni-spia cinesi che hanno sorvolato due anni fa gli Stati Uniti o infrastrutture critiche americane oltre a quello abbattuto lo scorso febbraio. Uno ha sorvolato una portaerei americana e l’altro si è schiantato nel Mar Cinese meridionale. Uno dei due, inoltre, era collegato alla Eagles Men Aviation Science and Technology Group, una delle sei società cinesi sanzionate dagli Usa febbraio proprio per il loro coinvolgimento nel programma di spionaggio. Quanto al velivolo di quest’anno, che le agenzie di intelligence hanno chiamato Killeen-23, è emerso che fosse di una serie di sofisticati sensori e antenne non ancora identificate dagli esperti americani ad una settimana dall’abbattimento.