Vent’anni di carcere per il rampollo di una delle dinastie di ‘ndrangheta più potenti nel Milanese. È la pena inflitta a Davide Flachi, figlio dello storico boss della Comasina Pepè Flachi, morto a gennaio 2022, nel processo con rito abbreviato – che gli è valso lo sconto di un terzo della pena – su una presunta associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga e armi, frodi alle assicurazioni ed estorsioni aggravate dal metodo mafioso.
Nello stesso procedimento, accusato di essere il prestanome di Davide Flachi, ha patteggiato una pena a tre anni e mezzo di carcere Franco Terlizzi, ex pugile ed ex concorrente dell’Isola dei Famosi. Le due pronunce sono state emesse dalla giudice per l’udienza preliminare Natalia Imarisio, che ha accolto le richieste avanzate dei pm antimafia di Milano Francesco De Tommasi e Gianluca Prisco. Con Flachi sono stati condannati anche Samuel Cimmarusti, ritenuto uno dei uomini di fiducia di Flachi a cui sono stati inflitti 18 anni, e Santo Crea (17 anni e mesi).
Nel corso dell’inchiesta, la Guardia di Finanza di Milano aveva ricostruito l’ascesa l’ascesa criminale, sulle orme del padre, di Davide Flachi. Il rampollo sarebbe ricorso spesso alle intimidazioni: “È già tanto che entri ancora in Comasina ad abitare – una delle tante frasi minatorie agli atti – ti piglio la testa e te la faccio volare pezzo di me… metti le mani in tasca e pensi di farmi il lavoro a me. Io il lavoro lo faccio io a te e a tutta la tua settima generazione”.
Le minacce sarebbe stato usate anche per riscuotere crediti del giro di droga, che fruttava molto, come dimostrano le cifre contenute in un “libro mastro” che viene a galla dalle intercettazioni. L’ascesa del figliol prodigo era iniziata, stando agli atti d’indagine, nel settembre 2020 nel corso di un incontro in un bar di via Washington, cuore borghese della City, in un incontro che avrebbe creato i contatti per uno stretto legato con i clan montenegrini. Un traffico che coinvolgeva, stando all’inchiesta, anche Spagna e Svizzera.