Per la Commissione Ue gli allevamenti di polli broiler, frutto di una selezione genetica per ottenere una crescita accelerata di petto e coscia, sono un problema e il 98% dei 550 milioni di polli macellati ogni anno in Italia appartiene proprio alle razze broiler, ma per il governo italiano, che ha appena frenato la produzione di carne coltivata con un disegno di legge, “l’allevamento in Unione europea e in Italia si attua nel rispetto di una rigorosa normativa verticale sulla protezione del pollo da carne, che non ha eguali nel panorama internazionale”. E sarà per questo che diversi esponenti del governo continuano a parlare di “carne naturale” anche quando si tratta di quella dei polli broiler, contrapponendola alla carne coltivata (definita, invece, “sintetica”). Secondo il sottosegretario all’Agricoltura, Patrizio Giacomo La Pietra, d’altronde, “i progressi della ricerca scientifica hanno consentito di affinare le tecniche di allevamento per tutelare il benessere animale e la sostenibilità delle produzioni”. Lo afferma, rispondendo a una recente interrogazione parlamentare sottoscritta da 15 senatori e rivolta al ministro, Francesco Lollobrigida. Eppure è la stessa Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare ad aver riconosciuto che la selezione genetica effettuata sui polli broiler a rapido accrescimento allevati ha ripercussioni disastrose sulla qualità di vita dei polli. “Al contrario di quanto sostenuto dal sottosegretario La Pietra, la selezione genetica compiuta sui polli a rapido accrescimento non permette in alcun modo di tutelare questi animali né di rendere la produzione della loro carne sostenibile” commenta Matteo Cupi, vicepresidente di Animal Equality Europa.
L’interrogazione parlamentare – Nel testo dell’interrogazione presentata a marzo scorso in Commissione Agricoltura dalla senatrice del Movimento 5 Stelle, Gisella Naturale, si cita proprio una denuncia presentata il 15 giugno 2022 dall’associazione ‘Animal equality’ presso la Commissione europea contro i 27 Stati membri per le violazioni della normativa Ue relativa all’allevamento di polli broiler a rapido accrescimento, con l’obiettivo di “ottimizzare la produzione industriale di uno degli animali più allevati, sfruttati e macellati al mondo”. Sono, infatti, oltre 60 miliardi i polli uccisi ogni anno per l’alimentazione umana, otto volte la popolazione mondiale. E così, se fino agli anni Cinquanta, in 112 giorni i polli raggiungevano il peso di 1,2 chilogrammo, ora in soli 35-45 giorni raggiungono il peso di 2,5 chilogrammi. Tutto attraverso pratiche di allevamento che, ricorda il testo dell’interrogazione “appaiono palesemente in contrasto con quanto disposto dall’articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea che riconosce gli animali quali ‘esseri senzienti’”, ma anche con una direttiva del 1998 che vieta di “provocare dolori, sofferenze o lesioni inutili” agli animali. Nel testo si chiedeva quali strategie fossero state promosso e si ritenesse di dover promuovere “per tutelare i polli destinati all’alimentazione umana, anche in aderenza alla disciplina dell’Unione europea”.
Il ministero della Salute e il Piano sul benessere animale finora insufficiente – Dopo aver precisato che “il benessere animale rappresenta per il ministero (dell’Agricoltura, ndr) “un elemento di notevole importanza”, il sottosegretario La Pietra, aggiunge che si tratta di una “materia di specifica competenza del ministero della Salute” che, nell’ambito della tutela degli animali da allevamento “pianifica i controlli ufficiali emanando, annualmente, un Piano nazionale benessere animale (PNBA) nel quale vengono programmati i controlli su base statistica e secondo criteri di valutazione del rischio degli allevamenti”. Un piano che, finora, non è bastato a garantire tale benessere, come mostrano le decine di inchieste e denunce inoltrate anche a diverse procure su tutto il territorio nazionale. Denunce che non riguardano solo gli allevamenti di polli, ma anche quelli di bovini, suini e altri ancora.
La tutela del benessere animale secondo il ministero – Quanto alle competenze del dicastero dell’Agricoltura, il sottosegretario ricorda che il miglioramento genetico delle specie allevate per la produzione alimentare “è in atto da decenni, con l’obiettivo di incrementare nel settore le produzioni e la loro qualità, per ovviare alle crisi alimentari, nutrizionali ed economiche di epoche, contesti e popoli”. E parla dei progressi della scienza che avrebbero “consentito di affinare le tecniche di allevamento per tutelare il benessere animale e la sostenibilità delle produzioni” e di un rispetto della normativa sulla protezione del pollo da carne, in Ue e in Italia, che non ha eguali nel panorama internazionale. È lo stesso segretario però, a sostenere che la vigente legislazione europea sul benessere animale è in fase di revisione “in quanto nel tempo ha mostrato di non aver raggiunto tutti gli scopi prefissati nonché l’obiettivo di parità di condizioni fra gli operatori”. Mentre ricorda il decreto legge che ha istituito il Sistema di qualità nazionale per il benessere animale. Un sistema che certamente è un passo avanti, per il quale però è stata combattuta una vera e propria battaglia da parte delle associazioni che si sono schierate contro la proposta iniziale, tanto da arrivare a un testo modificato che mantiene, però, alcune zone d’ombra, per esempio sui controlli.
Cosa ne pensa la Commissione europea – Di fatto, dopo la denuncia presentata a giugno 2022 da Animal Equality presso la Commissione Ue, a febbraio 2023 Bruxelles ha riconosciuto che l’allevamento dei polli broiler a rapido accrescimento è problematico, annunciando che sta valutando le possibilità di intervento per affrontare le conseguenze negative che l’allevamento di questi animali comporta. L’occasione è proprio la revisione della legislazione sul benessere degli animali allevati prevista entro il 2023. Nel frattempo, Animal Equality ha depositato anche una petizione al Parlamento europeo per chiedere di porre fine allo sfruttamento di questi animali geneticamente selezionati, lanciandone un’altra rivolta al ministro per le Politiche Agricole e al ministro per la Salute per chiedere di supportare a livello europeo l’abbandono totale dei polli broiler a rapido accrescimento, partendo proprio dall’Italia.