Un accordo per il primo turno e uno diverso per il ballottaggio. Con una candidata costretta perfino a fare campagna elettorale sotto minaccia per la coalizione opposta. Così secondo le indagini della Dia di Napoli coordinata dalla Dda la camorra ha manovrato le ultime elezioni comunali di Melito di Napoli. Il sindaco Luciano Mottola, 38 anni, eletto nel 2021 alla guida di una coalizione di centrodestra, è stato arrestato. Le misure cautelari sono state emesse a carico di 18 indagati. In carcere anche il presidente del Consiglio comunale, Rocco Marrone, 38 anni, e il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Antonio Cuozzo, 25 anni. Arresti domiciliari invece per due persone tra cui il consigliere comunale Massimiliano Grande, 50 anni, capogruppo di “Davvero Ecologia e diritti”. Tra i 16 indagati per i quali è stata disposta la custodia cautelare in carcere figura inoltre Emilio Rostan, 76 anni, padre di Michela Rostan, deputata per due legislature tra il 2013 e il 2022, eletta la prima volta nel Pd e poi passata in Articolo 1-Mdp, rieletta nel 2018 con Leu per poi passare prima in Italia Viva, poi in Forza Italia.

I reati contestati a vario titolo sono scambio elettorale politico mafioso, attentati ai diritti politici del cittadino, associazione di tipo mafioso, corruzione, concorso esterno in associazione mafiosa, tentata estorsione. Mottola nel 2021 fu eletto sindaco con il sostegno di una coalizione formata da Fratelli d’Italia e altre 9 liste civiche. Al ballottaggio vinse per appena 387 voti sulla candidata di Pd, M5S e Freemelito Dominique Pellecchia.

Il provvedimento è frutto delle indagini svolte dalla Direzione investigativa antimafia a partire dalle notizie sull’interesse della criminalità organizzata ad inserirsi nelle elezioni del sindaco e per il rinnovo del consiglio comunale di Melito di Napoli. Le indagini hanno fatto emergere i gravi indizi sull’esistenza di un accordo già per il primo turno, svoltosi il 3 e 4 ottobre 2021, tra esponenti del clan Amato Pagano e alcuni rappresentanti della coalizione a sostegno del candidato sindaco Nunzio Marrone, quest’ultimo non indagato.

Le indagini però hanno fatto emergere anche gravi indizi sul fatto che i rappresentanti della coalizione a sostegno del futuro sindaco Luciano Mottola, in vista del ballottaggio, avrebbero preso in considerazione l’ipotesi di concordare con gli esponenti del clan il sostegno al proprio candidato. Già al primo turno, infatti, era stato rilevato il loro progetto di richiedere sostegno al clan, ma poi era stato accantonato in ragione della chiusura di un accordo – scrivono gli investigatori – a favore appunto della coalizione avversa. Gli esponenti della coalizione a sostegno di Mottola, secondo la ricostruzione del Gip, avrebbero accettato la promessa da parte del clan di procurare i voti alla coalizione ed allo stesso candidato sindaco, anche tra i residenti del rione popolare destinatari di pressioni ed intimidazioni. In cambio avrebbero chiesto denaro e la disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione camorristica.

Nel corso della campagna elettorale, riferisce la Dia, “sarebbe stato persino impedito l’esercizio dei diritti politici di una candidata al consiglio comunale costretta, con gravi minacce, quali l’allontanamento dall’abitazione o la chiusura dell’esercizio commerciale, a svolgere campagna elettorale non per sé ma per un candidato dell’opposta coalizione gradito al clan”. Nel corso delle indagini sono emersi poi episodi di compravendita di voti di consiglieri comunali anche in occasione delle elezioni (di secondo livello) per gli organi della Città metropolitana svoltesi il 13 marzo 2022. Sono stati, inoltre, individuati gravi indizi su alcuni episodi estorsivi posti in essere dagli affiliati al clan.

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