Silvio Berlusconi mi disse che c’erano delle intercettazioni, ma aggiunse che non c’era niente di illegale e che non dovevo preoccuparmi”. Luciano Moggi racconta che fu avvisato dell’inchiesta che poi esploderà nel caso Calciopoli dall’ex premier e leader di Forza Italia, che all’epoca era anche presidente del Milan. Diciassette anni dopo Report torna a parlare di Calciopoli, proprio partendo dal contenuto di una chiavetta Usb consegnata dall’ex direttore generale della Juventus. La tesi di fondo, che secondo la stessa trasmissione resta “tutta da dimostrare“, è che dietro l’inchiesta di Calciopoli ci fosse un “patto politico-industriale“. Una suggestione avanzata da Paolo Bergamo, ex designatore degli arbitri che si dimise dopo lo scoppio dello scandalo. Proprio dalle dichiarazioni di Bergamo emergono anche nuovi dettagli sul ruolo dell’Inter e di Massimo Moratti: da una cena nel 2002 agli accertamenti sui favoritismi arbitrali che, secondo Report, furono commissionati dall’allora capo della security di Telecom, Giuliano Tavaroli, proprio su richiesta dell’allora presidente nerazzurro.

Il “patto politico-industriale” – Berlusconi, stando a quanto racconta Moggi, avvisò il dirigente bianconero delle intercettazioni, ma lo tranquillizzò sugli esiti dell’inchiesta. Alla fine invece lo scandalo è scoppiato, ma secondo la ricostruzione di Report in molti ne erano già al corrente. Bergamo ha detto che in proposito ebbe una conversazione con Nicola Latorre, senatore del Pd: “Mi disse che secondo lui stava finendo la prima repubblica del calcio italiano“. Secondo il designatore arbitrale, ci fu un’intesa fra gli imprenditori Massimo Moratti e Marco Tronchetti Provera, in orbita Inter, e alcuni personaggi di Torino che gravitavano intorno alla famiglia Agnelli, compreso Luca di Montezemolo. L’obiettivo era portare John Elkann al vertice del gruppo Fiat, mentre alla Juventus con Antonio Giraudo, all’epoca amministratore delegato, sarebbe toccata ad Andrea Agnelli, figlio di Umberto Agnelli, al quale Giraudo era molto legato. Report, più in generale, parla di “una battaglia di potere tra i grandi padroni del calcio”, da Berlusconi a Moratti, dalla famiglia Agnelli a Franco Sensi, dai fratelli Della Valle alle banche che avevano messo un piede nel calcio italiano.

Le “indagini illegali” di Moratti e Tavaroli – La ricostruzione della trasmissione di Rai 3 riporta poi “le attività di spionaggio condotte da altri club nei confronti dei dirigenti della Juventus, oltre che di alcuni arbitri”. Si parla appunto dell’Inter e di Moratti. La ricostruzione parte da una “cena segreta” tra l’allora presidente dell’Inter e il designatore degli arbitri Bergamo. È uno dei retroscena rivelati a Report dallo stesso Bergamo. Moratti, racconta, lo aveva invitato dopo la sconfitta del 5 maggio 2002 con la Lazio costata ai nerazzurri lo scudetto. La cena ci fu a luglio. “Moratti – ha raccontato Bergamo – mi chiese perché gli arbitri ce l’avevano con l’Inter“. In seguito, secondo la ricostruzione di Report, Moratti si rivolse all’allora capo della security di Telecom, Giuliano Tavaroli, per fare svolgere degli accertamenti sui favoritismi arbitrali: un “lavoro di intelligence” che Tavaroli commissionò alla società Polis Distinto. “Ma erano indagini illegali e io quando lo seppi feci causa”, ha commentato Bergamo. Nel corso della puntata è stato fatto presente che il procedimento giudiziario che ne è seguito è stato chiuso da “un accordo”, i cui termini sono rimasti riservati, che obbliga l’Inter a indennizzare le persone che erano state monitorate.

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