Se la Champions League fosse la cucina di un ristorante il Milan sarebbe il grande chef: quello che può perdere le stelle e anche il prestigio, ma tra pentole e fuochi si sente a casa e crea capolavori. E infatti vince ancora il Diavolo, che pareggia al Maradona contro il Napoli con gol di Giroud e Osimhen e passa in semifinale. Una gara che ancora una volta Pioli stravince tatticamente contro Spalletti, bloccando i pericoli degli azzurri e ripartendo in contropiede. Squadra che vince non si cambia per il tecnico rossonero, che si affida in tutto e per tutto agli stessi uomini del 4 a 0 al Maradona e della vittoria dell’andata, mentre Spalletti cambia molto: Politano preferito a Lozano, Ndombelè e Juan Jesus per gli squalificati Anguissa e Kim e soprattutto il rientro di Osimhen, con il 9 sulle spalle e nel taschino le speranze di qualche milione di partenopei.

Il Napoli parte forte, facendo collezione di calci d’angolo: il Milan contiene. Nei primi venti minuti la squadra di Spalletti tira tre volte in porta ma senza impensierire Maignan. Su una delle ripartenze rossonere Mario Rui commette fallo da rigore su Leao. Sul dischetto va Giroud dolorante, ma Meret vola sul sinistro e la manda in fallo laterale. Il portere azzurro si ripete sull’attaccante francese poco dopo, chiudendogli lo specchio quando si libera in area e calcia. I padroni di casa alla mezz’ora si ritrovano senza Mario Rui e Politano per infortunio, con Spalletti costretto a mandare dentro Olivera e Lozano. Poi c’è un episodio dubbio in area milanista, con Lozano toccato da Leao: ma per l’arbitro è palla e anche il Var opta per il contrasto regolare.

Poi si ripete il copione dell’andata: all’epoca Lobotka e Rui si erano persi Diaz sulla trequarti, stavolta è una palla persa da Ndombelè ad aprire il campo a Leao, che si porta dietro tutta la difesa del Napoli e apparecchia il gol del vantaggio di Giroud. Il primo tempo si chiude col Milan in vantaggio: Pioli conosce la chiave per incartare il Napoli, che fa gioco ma non segna, mentre gli azzurri non riescono ad arginare Leao da quel lato, che ha un passo differente dai difensori e li mette in ambasce. In apertura di ripresa Kvara entra in area e prova a segnare, ma spara alto e la stessa cosa fa quando si libera pochi minuti dopo. Il Milan approfitta della verve azzurra che cala e gestisce la gara: esattamente il copione immaginato dal tecnico. Le occasioni arrivano anche per Lozano e Olivera, ma il Napoli spreca.

All’ottantesimo gli azzurri guadagnano rigore per fallo di mano di Tomori, Kvaratskhelia – assolutamente non in serata – se lo fa parare da Maignan e chiude le residue speranze del Napoli. Troppo tardi quando arriva il gol di Osimhen nel recupero. Gli azzurri, al netto della generosità, confermano di essere arrivati all’appuntamento più importante della stagione in condizioni approssimative sia a livello fisico sia di testa. Tutto ciò in una stagione che resta storica: ai quarti il Napoli non era mai arrivato e il margine di vantaggio in campionato è tale da concedere agli uomini di Spalletti di rialzarsi dal momento di flessione. Storica a questo punto è però anche la stagione del Milan, e il merito è tutto, ancora una volta, di Stefano Pioli: batte il Napoli tre volte in due settimane, due volte al Maradona, subendo un solo gol nel recupero e portando sempre e costantemente le gare dove voleva. Arriva in semifinale dopo non aver subito gol dal Tottenham e subendone uno solo, praticamente ininfluente, dal Napoli. Un inequivocabile capolavoro tattico che apre a scenari da sogno per i rossoneri: i fuochi restano accesi.

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