di Carmelo Sant’Angelo

Non potendo aver fatto, per mancanza di tempo, “anche cose buone”, alcuni avversari politici riconoscono alla Presidente Meloni la dote dell’intelligenza. Come dubitarne, visto che dall’attività politica ne trae un reddito fin dalla tenera età di 21 anni.

In Italia l’intelligenza, soprattutto in politica, coincide con l’astuzia, cioè la capacità di raggiungere i propri fini. Nel nostro caso siamo in presenza di una figura mitologica, bicefala, un Giano bifronte, che può guardare contemporaneamente al presente e al futuro fingendosi coerente. Sovranista all’opposizione, professa una devota fede atlantica scegliendo un ministro degli Esteri accettato dagli Usa e si genuflette a Bruxelles offrendo in sacrificio un ministro dell’economia gradito dai tecnocrati mitteleuropei (ciò assicurerà stabilità al suo governo, secondo le previsioni di Romano Prodi). Per il blocco navale all’opposizione, a favore di una disciplina europea in materia di immigrazione una volta al governo.

Dopo aver sbandierato ai quattro venti che grazie alle sue capacità è riuscita ad imporre il tema dell’immigrazione nell’agenda europea, con la stessa disinvoltura dichiara lo stato di emergenza. Ciò significa che non c’è nessuna soluzione europea e Genserico è alle porte di Roma. L’attitudine proteiforme della premier potrebbe ricevere numerose altre esemplificazioni, ma ritengo onesto riconoscere i meriti anche a tutti coloro che l’hanno issata sullo scranno più alto di Palazzo Chigi. Innanzitutto gli elettori della destra, che da decenni sono numericamente sempre gli stessi, ma che si distribuiscono secondo il principio dei vasi comunicanti. Una platea variegata. C’è uno zoccolo duro che detesta talmente la sinistra al punto da annoverare tra i comunisti persino gli esponenti del fu VI polo.

Poi ci sono le partite Iva e gli evasori, che spesso coincidono. Poi ci sono i ceti popolari che avvertono sui polpacci i morsi della crisi e si tengono stretto il penultimo posto della piramide sociale. A questi si sommano coloro che amano ricevere risposte semplici ai loro problemi insormontabili. Non trovi lavoro? Colpa degli immigrati. Non hai una casa popolare? Colpa dei rom che con la loro numerosa prole scalano le classifiche comunali. Tutti potenziali elettori di destra. Berlusconi è stato denudato dalla lettera della ex moglie (più pesante di una sentenza di Cassazione), Salvini matura solo idee a breve conservazione, i 5 Stelle di Conte sono un partito progressista, non rimane allora che il partito della premier.

Dopo aver ringraziato Salvini e Berlusconi, la premier dovrebbe ringraziare anche l’astensione e, in particolare, i suoi due genitori. Genitore 1: colui (o meglio, coloro) che, travolgendo la volontà popolare, insediano governi tecnici. Genitore 2: la legge elettorale, che consente a sei segretari di partito di selezionare 600 parlamentari. In queste condizioni la volontà popolare diventa un alibi. Un sentito ringraziamento dovrebbe essere espresso al Lecta minor, curiosamente docente di materie politiche, nonostante abbia puntato sul cavallo “vincente” Di Maio. Sarebbero stati sufficienti accordi di desistenza o candidati comuni con i 5S in alcuni collegi del sud Italia per non regalare il Senato alla destra.

Un attestato di gratitudine è, invece, già arrivato agli editori impuri, che plasmano l’opinione pubblica secondo gli interessi corporativi delle loro aziende. Il modello di crescita disegnato dal Def appena approvato è quello consueto della destra: abbassamento del costo del lavoro, sgravi fiscali e “moderazione salariale per prevenire una pericolosa spirale salari-prezzi”, che potrebbe sembrare una battuta comica se si pensa che i salari non crescono, solo in Italia, da 30 anni.

Un ringraziamento va anche a Marta Cartabia, che con il suo bavaglio ha fatto sparire dalla cronaca tutte le notizie che potrebbero mettere in imbarazzo il potere politico. La fortuna, dunque, non aiuta solo gli audaci, ma anche gli intelligenti?

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