Diritti

Migranti, il governo contro la protezione speciale: così si torna indietro

La stampa odierna si occupa principalmente del problema dell’immigrazione. A tal riguardo il governo, che segue i principi nefasti del neoliberismo, porta avanti una politica molto restrittiva per l’accoglienza dei migranti, trattando questi ultimi come cose e non come persone.

In questa direzione deve leggersi la dichiarazione dello stato di emergenza per gli immigrati adottata dal governo ai sensi dell’articolo 24 della legge 2 gennaio 2018, n.1, recante “il Codice della protezione civile”, la quale consente di emettere ordinanze che prescindono dall’osservanza delle norme di legge, avendo come limite soltanto i principi fondamentali dell’ordinamento giuridico.

Ma c’è di più, il governo vuole anche eliminare la cosiddetta “protezione speciale”, introdotta dal decreto legge 21 ottobre 2020, n. 130 del governo Conte II, in virtù della quale ricevono accoglienza i migranti che si trovano in condizioni umanitarie gravi, che tuttavia non rientrano nelle condizioni previste dalla cosiddetta protezione internazionale, la quale prevede il riconoscimento del diritto di asilo politico e una cosiddetta protezione sussidiaria che si applica in un numero ristretto di casi.

La protezione speciale ha fondamento nei principi fondamentali della nostra Costituzione, la quale non solo prevede il riconoscimento del diritto d’asilo (art. 10 Cost.), ma sancisce anche il principio fondamentale e irrinunciabile del rispetto dei diritti umani (art. 2 Cost).

In sostanza il governo Meloni vuole andare indietro sulla via del progresso morale e civile imposto dalla nostra grandiosa Costituzione repubblicana.

Tuttavia l’intento di sopprimere la protezione speciale emerge chiaramente purtroppo dai numerosi emendamenti, depositati da esponenti del governo, in Parlamento, per la discussione sul Decreto Cutro. Tali emendamenti prevedono che i migranti, anziché essere indirizzati ai centri di primo soccorso, siano condotti direttamente ai centri di rimpatrio.

È una malvagità inaccettabile che contrasta con i sentimenti della maggior parte del popolo italiano, viola in pieno le numerose carte internazionali sui diritti umani e il citato principio fondamentale dell’articolo 2 della nostra Costituzione. Peraltro danneggia anche l’economia italiana, poiché, come è stato scientificamente dimostrato, i migranti si dedicano a quei lavori che gli italiani non vogliono più fare, determinando un aumento del prodotto interno lordo.

È da notare che i sindaci Gualtieri (Roma), Sala (Milano), Manfredi (Napoli), Lo Russo (Torino), Lepore (Bologna), Nardella (Firenze) si sono opposti a queste retrive disposizioni e in particolare alla dichiarazione dello stato di emergenza. In relazione a quest’ultima si deve sottolineare che il governo ha perseguito uno scopo diverso da quello della citata legge 2 gennaio 2018, n.1, recante “il Codice della protezione civile”, la quale, all’articolo 24, prevede lo stato di emergenza per aiutare le persone umane nelle calamità naturali o anche provocate dall’uomo e non consente la sua utilizzazione per i respingimenti in mare dei migranti, i quali sono vietati anche dalla convenzione di Ginevra del 1951.

In sostanza il governo ha agito in carenza di potere, per cui il dichiarato stato di emergenza deve ritenersi inesistente e può essere dichiarato tale mediante un ricorso in sede giurisdizionale da parte degli interessati.