Rifiuti di lavori edili e stradali, cartongesso, guaine bituminose, fresato d’asfalto, amianto e terre e rocce da scavo. È l’incredibile lista di rifiuti pericolosi che sono stati interrati in terreni agricoli come noccioleti e frutteti anche in un’area protetta del Parco Nazionale del Vesuvio (Napoli). Sono decine di tonnellate, oltre 100 tonnellate, i rifiuti speciali, ma non classificati come tali per abbattere i costi di trattamento e smaltimento, interrati come scoperto dalle indagini dei Carabinieri di Torre Annunziata e del Reparto Carabinieri “Parco” di San Sebastiano al Vesuvio. I militari hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelari personali nei confronti di 9 persone, gravemente indiziate di traffico illecito di rifiuti. L’attività di indagine è cominciata a gennaio 2021 dopo gli accertamenti effettuati su un’impresa di smaltimento rifiuti operante in alcuni comuni vesuviani.
I controlli dei militari hanno fatto emergere la presenza di tre siti di sversamento illecito di fanghi derivanti dal dragaggio di alcuni canali del reticolo idrografico del fiume Sarno (Rio Sguazzatorio e Rio Bottaro), dove i rifiuti in questione venivano trasportati, sversati senza alcuna autorizzazione e senza il previsto trattamento. Nei mesi successivi, si sono raccolti elementi di prova su un collaudato sistema di dismissione di vari rifiuti speciali e rifiuti pericolosi (rifiuti di lavori edili e stradali, cartongesso, guaine bituminose, fresato d’asfalto, amianto e terre e rocce da scavo) con il metodo del cosiddetto giro bolla, ovvero la falsificazione dei documenti di trasporto, tramite i quali gli scarti sarebbero stati declassificati falsamente a rifiuti non pericolosi, abbattendo conseguentemente i costi di trattamento e smaltimento, consentendo di ottenere, pertanto, centinaia di migliaia di euro in profitti illeciti per l’impresa.
Nei luoghi di sversamento sono state campionate – con il supporto di Arpa Campania, l’agenzia regionale per l’ambiente – numerose sostanze fortemente inquinanti, capaci di danneggiare e deteriorare gravemente la matrice suolo e l’ambiente, tra cui amianto e idrocarburi. Due degli indagati destinatari del provvedimento sono stati sottoposti alla custodia cautelare in carcere; tre degli indagati sono si domiciliari e per i restanti quattro è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Disposto il sequestro della sede dell’impresa interessata nonché di due impianti di trattamento dei rifiuti, di sette autocarri e di due pale meccaniche, tutti di proprietà della ditta.