Il presidente dei Popolari europei Manfred Weber ne aveva parlato anche pochi giorni fa in un’intervista al Corriere della Sera: quella di costruire muri alle frontiere esterne dell’Unione europea deve essere “un’eccezione” ma, nel caso, “bisogna essere pronti”. Per questo aveva presentato un emendamento ad hoc che però l’Eurocamera ha deciso di bocciare nell’ambito di una risoluzione che lo includeva. Era contenuto all’interno della risoluzione sulle priorità per il bilancio comunitario del 2024, al cui interno c’era la proposta del partito del centrodestra europea di destinare “immediatamente ingenti fondi Ue e risorse a sostegno degli Stati membri nel rafforzamento delle capacità e delle infrastrutture di protezione delle frontiere“. L’emendamento dei Popolari è passato con 322 sì, 290 voti contrari e 20 astenuti e con il sostegno di tutti i gruppi di centrodestra. Sostegno che, tuttavia, è venuto a mancare nella votazione successiva, quella sulla risoluzione nel suo complesso, respinta con 321 voti contrari, 210 favorevoli e 105 astenuti.

“È chiaro che la destra non vuole risolvere strutturalmente la questione dei migranti, ma solo alimentare una continua emergenza in chiave elettorale – ha dichiarato dopo il voto Beatrice Covassi, europarlamentare del Pd – Nelle ore in cui il gruppo Ecr – a cui appartiene Meloni – ha respinto la proposta di risposta europea sulle migrazioni, il Parlamento – bocciando la risoluzione sulle linee guida per il budget europeo – ha bloccato il tentativo gravissimo del Ppe di usare i fondi comunitari per costruire disumani e inutili muri alle frontiere esterne. Una risposta spot, propagandistica ed identitaria che fa carta straccia dei princìpi su cui si fonda la Ue e non risolve in alcun modo i problemi legati alle migrazioni di massa”. Covassi ricorda poi che “domani il Parlamento dovrà votare l’approvazione del mandato a negoziare il testo le nuove regole su rifugiati e asilo, mandato già approvato in commissione Libe, perché Ecr e ID hanno sollevato obiezioni. L’amara verità è che la destra europea vuole risorse per costruire muri ma frena ogni avanzamento normativo per una gestione comune realmente efficace della politiche migratorie. In Italia accade esattamente lo stesso: di fronte all’emergenza si toglie la protezione speciale con l’obiettivo di far aumentare il numero degli irregolari, fomentando paure e allarmismi”.

Intanto gli stati membri dell’Ue stanno cercando la quadra sul testo che riguarda l’asilo nel quadro della riforma sul Patto per la migrazione, a quanto pare con una certa fatica. In particolare, per quanto riguarda il diritto alla protezione internazionale vi sono delle “proposte contrastanti” e la presidenza svedese di turno è al lavoro per trovare una mediazione. Inoltre alcuni Paesi, capitanati dalla Danimarca, si sono detti disponibili a esplorare l’ipotesi di hot-spot situati al di fuori dei confini dell’Unione Europea, idea che sinora ha sempre trovato la ferma opposizione della Commissione. Al momento il braccio di ferro sul testo – se non si trova un’intesa non si potrà andare alla mediazione con il co-legislatore, il Parlamento Europeo -, verte appunto su un passaggio che prevedrebbe “la stretta cooperazione con Paesi terzi rilevanti e di beneficio comune”. “La presidenza svedese – nota un funzionario – è al lavoro per raggiungere una approccio generale su due proposte: la regolamentazione sull’asilo e la migrazione e la regolamentazione sulle procedure di asilo”.

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