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“Non potevo pagare, hanno lasciato morire il mio cane”: il commovente sfogo sui social. La cagnolina Kira è morta di sindrome da torsione gastrica

Hanno visitato due studi veterinari: costo dell'operazione 1500 euro. La famiglia non può pagare ma le cliniche si rifiutano di rateizzare. Alla fine trovano una struttura ma è troppo tardi, il cane muore

di F. Q.

Il suo cane sta male e lei corre, insieme alla sua famiglia, dal veterinario. L’animale ha la sindrome da dilatazione-torsione gastrica, nota come GDV (Gastric Dilation/Volvulus). Si tratta di una patologia gravissima che va riconosciuta subito e trattata altrettanto velocemente, per evitare, possibilmente, gli esiti letali. Nel primo studio veterinario dicono alla ragazza che il costo dell’intervento è di 1500 euro, un costo che la sua famiglia non può sostenere. Ne visitano un secondo. Stesso costo e nessuno che accetta un pagamento a rate. Il tempo passa. Quando trovano una clinica disposta ad operare il cane con pagamento rateizzato, non c’è più nulla da fare perché l’animale muore nel tentativo di raggiungere la struttura. Ora non solo le associazioni animaliste sono sul piede di guerra per questa situazione “intollerabile soprattutto in una regione, la Sicilia (dove è accaduto il fatto ndr), dove il problema del randagismo ha dimensioni rilevantissime”. Ora, anche la padrona del cane non ha alcuna intenzione di tacere e si sfoga a mezzo social: “Kira purtroppo ci ha lasciati ieri sera. Kira è stato un regalo da mio fratello per tutta la famiglia ma soprattutto per me che sono la figlia più piccola e quindi ero sempre sola. Abbiamo creato un legame fortissimo: è stata la mia compagna di vita per 13 anni e questo non lo potrò mai dimenticare. Ma non potrò mai nemmeno dimenticare che queste cliniche che dovrebbero essere i salvatori dei nostri compagni di vita abbiano fatto morire la mia migliore amica. Qualcuno è riuscito a separarci. Io non voglio niente, voglio solo dire due parole a tutte le cliniche: non ci sono soldi o cose materiali più importanti e più belle dell’amore per un animale”. Parla anche Massimo Vacchetta, veterinario direttore del “Centro Recupero Ricci La Ninna“: “Rifiutarsi di prestare le prime cure ad un animale in pericolo di vita è omissione di soccorso e quindi perseguibile penalmente. Dal punto di vista etico è un gesto veramente deplorevole che toglie dignità alla nostra professione che non è un semplice lavoro ma una missione”.

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