Nonostante i suoi “meriti” nella guerra, Yevgeny Prigozhin, uomo d’affari di San Pietroburgo e fondatore della compagnia militare privata Wagner, rimane una figura marginale nella politica russa. Forse è il desiderio di rimediare a questo isolamento che lo spinge ad avvicinarsi a Sergei Mironov, capo del partito Russia Giusta (SR) nel parlamento russo. Un partito creato nel 2006 come parte della cosiddetta opposizione sistemica, cioè l’opposizione parlamentare, completamente controllata dal Cremlino, che esiste per salvare le apparenze. Mironov conosce Prigozhin da molto tempo ma recentemente è diventato un ospite frequente del business center di Wagner a San Pietroburgo e ha persino posato per una foto con una mazza del marchio di Wagner regalata da Prigozhin. Inoltre, è stato Mironov a proporre di legalizzare le compagnie militari private alla Duma di Stato definendole “eroiche formazioni militari”.
La scorsa settimana, il media dell’opposizione russa Meduza, citando varie fonti vicine al Cremlino e alle autorità di San Pietroburgo, ha scritto che Yevgeny Prigozhin avrebbe intenzione di prendere il controllo di SR. Secondo gli interlocutori di Meduza, il capo di Wagner vorrebbe avere “il suo partito” e “i suoi deputati”: già nell’autunno del 2022 si vociferava che stesse pensando di creare un movimento conservatore, che potesse poi trasformarsi in un partito politico. Allo stesso tempo, un’alleanza con Prigozhin può essere vantaggiosa anche per Mironov, visto il declino degli ultimi anni.
Stanislav Belkovsky, consulente politico del Cremlino negli anni ’90, ritiene che Prigozhin sia talmente affascinato dalla politica da volerci entrare: “Prigozhin ha bisogno di una sorta di sostegno politico ufficiale, perché si sta rapidamente trasformando nel politico pubblico numero due in Russia”. Una prova indiretta delle rivendicazioni di Prigozhin su SR può essere il fatto che all’inizio di aprile quattro deputati hanno lasciato il partito, spiegando che non sostenevano il riavvicinamento tra Mironov e Prigozhin. Entrambi però negano che il capo della Wagner abbia ambizioni politiche. Gli esperti dubitano anche che il Cremlino consentirà all'”incontrollabile” Prigozhin di gestire un intero partito, per di più piuttosto “calmo, con un elettorato abbastanza conformista”. A marzo, però, The Wall Street Journal scriveva che le ambizioni di Prigozhin sono talmente smisurate che gli alti funzionari del Cremlino stanno chiedendo a Vladimir Putin di contenerle.
Belkovsky ritiene che, naturalmente, l’amministrazione del presidente russo, abituata ai “pseudo-leader deboli e controllabili”, si opponga a figure come Prigozhin, anche se “la militarizzazione generale dell’essere e della coscienza” in Russia porterà inevitabilmente al fatto che “non sarà così facile sbarazzarsi di loro”. Nel frattempo, negli ultimi mesi tra Prigozhin e Ministero della Difesa russo è scontro: pare che i funzionari non forniscano munizioni a Wagner e che li taglino fuori dalle comunicazioni. A Prigozhin è stato anche impedito di reclutare prigionieri nelle carceri (ora se ne occupa il Ministero della Difesa). Una notizia che, secondo alcuni rapporti, non può essere diffusa sulla tv federale russa. Abbas Gallyamov, ex stratega politico del Cremlino, ritiene che il brusco indebolimento delle posizioni politiche di Prigozhin negli ultimi mesi sia dovuto al fatto che Putin si sia ormai affidato alla burocrazia, e non alle forze armate. Ma il leader della Wagner non si è allontanato dal presidente, segno che in futuro la Russia possa ritenere le forze paramilitari uno strumento politico chiave.
Gli scritti dell'”ideologo del Cremlino” – Lo sviluppo della carriera politica di Yevgeny Prigozhin sembra ancora più interessante attraverso le parole dell’ “ideologo del Cremlino” Alexander Dugin. In aprile ha scritto due articoli programmatici, ed entrambi menzionano il capo di Wagner. Nel primo, discute la natura del potere dell’attuale presidente russo che, sebbene sia un “grande sovrano”, non fa altro che soddisfare le aspirazioni delle grandi masse popolari, e questo vale anche per la dichiarazione di guerra all’Occidente. “È il popolo che chiede a Putin di restituire alla Russia la sua indipendenza e la sua grandezza, e lui lo sta facendo”, scrive Dugin. Tuttavia, secondo l’ideologo, poiché ogni ‘sovrano’ russo deve rispondere alle richieste del popolo che rappresenta, il prossimo presidente dovrà inevitabilmente essere più spietato di Putin. Dugin prevede che sarà un ultrapatriota e un ultraconservatore, non scenderà a compromessi e inizierà prima di tutto una “purga delle élite“: al posto degli odiati liberali, “prosecutori del corso Gorbaciov-Eltsin orientati al riavvicinamento con l’Occidente”, verranno i patrioti e soprattutto le persone che hanno vissuto la guerra, “i veri eroi che sostituiranno il nucleo liberale corrotto”. “È assolutamente impossibile immaginare che un ipotetico successore tenterà di deviare dal patriottismo e dall’identità di civilizzazione russa” e “non potrà fermarsi che al confine con la Polonia“, scrive Dugin. Secondo lui, le riforme patriottiche non avverranno più “nello stile morbido di Putin, ma nello stile duro (di Prigozhin)”.
In un altro testo di Dugin, che alcuni commentatori hanno definito una “lettera d’amore” a Yevgeny Prigozhin, il capo di Wagner è definito “il principale simbolo di vittoria, determinazione, eroismo, coraggio e fermezza”, “l’archetipo di un eroe puramente russo”, “un simbolo di giustizia e onore per tutto il popolo”. Dugin crede che grazie alle sue “dichiarazioni penetranti” comprensibili a ogni russo, Prigozhin “dia voce a quei sentimenti, pensieri, richieste e speranze che vivono nel cuore della gente”. Ma soprattutto, essendo lui stesso un membro dell’élite, l’uomo d’affari “ha trovato il coraggio di rinunciare alla classe dei ricchi, cinici e cosmopoliti”, ha accettato questa guerra “fino in fondo” ed è passato dalla parte del “popolo che sta salvando il Paese”, designando così “il vettore più importante della direzione in cui la Russia dovrà muoversi”.
Nonostante il fatto che in questi testi Dugin abbia sistematicamente delineato le tesi che promuove da molto tempo, Vladimir Pastukhov le considera un evento importantissimo degli ultimi mesi. Qui, l’ideologo dei conservatori e dei nazionalisti russi prende chiaramente le distanze da Putin (che definisce solo un compagno di viaggio del popolo russo, riuscito a cavalcare la tendenza patriottica) e prevede l’arrivo di un nuovo leader più forte. “L’articolo di Dugin mostra che la destra si sta preparando ad attraversare la “linea rossa”, cioè a passare sopra Putin nel loro “dopoputin”, che non contempla alcun limite”, dice Pastukhov. I commentatori filoucraini vanno oltre; ad esempio, il giornalista Alexander Nevzorov dichiara che Dugin “ha drasticamente e pubblicamente tradito Putin e ora tifa furiosamente per Prigozhin”, spiegandolo con il fatto che la filosofia del “mondo russo” consiste in una perpetua ricerca del “padrone spietato”.
Un altro messaggio importante dell’ “ideologo del Cremlino” è un appello alla “pulizia sistematica dello stato e della società non solo dalla quinta colonna, ma anche dalla sesta”. Ormai è tutto chiaro con gli “agenti” di Alexei Navalny e George Soros, ma il nemico non dorme e “sta già lavorando attivamente con la sesta colonna, ancora mascherata da “lealisti”, “putinisti” e persino “patrioti”, crede Dugin. Oggi, quando è in corso lo “scontro di civilizzazioni“, capitalisti, globalisti, opportunisti, oligarchi che hanno assorbito il sistema di valori occidentale e altri potenziali traditori della madrepatria devono scegliere se difendere la Russia o fuggire. “Non sconfiggeremo il nazismo se non distruggiamo il liberalismo, almeno nella stessa Russia“, afferma Dugin. Secondo Nevzorov, questo è un segnale per tutti coloro che hanno deciso di stare zitti sperando di scamparla, senza “sporcarsi troppo con il fascismo del Cremlino“.
Nel desiderio di combattere i liberali e i globalisti all’interno del paese, Dugin è sostenuto dallo stesso Prigozhin. In un articolo pubblicato recentemente (che molti hanno interpretato come un appello ad archiviare la guerra), il capo di Wagner invece chiede il consolidamento nei territori occupati e di impiegare le forze per contrastare i nemici interni, quella famigerata quinta o già sesta colonna. Secondo Prigozhin, le persone che non vogliono continuare la guerra sono pericolose perché pronte a cedere la Russia all’Occidente e rovinare il Paese “come negli anni ’90”. Secondo Kirill Martynov, politologo e redattore capo di Novaya Gazeta Europe, questo manifesto conferma che Prigozhin vuole acquisire più potere all’interno del paese: “Prigozhin intende ottenere il controllo su parte dei processi politici in Russia giustificandolo con il fatto che è l’eroe di Bakhmut, un coerente patriota russo che ha contribuito più degli altri. Mentre gli altri con le loro mezze misure sono dei traditori”. In questa semplice logica, Alexander Dugin vede il motivo di una probabile ascesa di Prigozhin nella società russa. Ma il popolo non ha nulla da temere, assicura, perché “solo i nemici di classe e politici della gente comune sarebbero vittime della giustizia di “Wagner”. Tuttavia, per Abbas Gallyamov (e per tutti coloro che hanno studiato la storia) la conseguenza è che la repressione possa diventare massiccia: “Una delle lezioni più importanti dello stalinismo è che nessuno può scegliere una strategia di comportamento che garantisca di non cadere nelle grinfie dei servizi segreti”.
L’ipotesi del consenso elettorale – Le idee di Alexander Dugin meritano attenzione, se non altro perché riflettono e allo stesso tempo ispirano l’umore dell’estrema destra, quei “patrioti” radicali che sognano la bandiera russa sopra Lviv. L’impressione è che, secondo Dugin, dovrebbero salire al potere persone come Prigozhin o affini. Il noto giornalista e capo della radio Eco di Mosca Alexei Venediktov sostiene sia prossima la formazione di un’alleanza politica tra Prigozhin, Mironov e Dugin, che potrebbe raccogliere attorno a sé il 12-15% dell’elettorato e, avendo sia un esercito privato che consenso, infilarsi nelle istituzioni prima del presunto passaggio di poteri in Russia. Inoltre, i giornalisti russi hanno scoperto che recentemente Yevgeny Prigozhin è entrato in contatto con il capo di Rosneft, l’ex vice primo ministro Igor Sechin, che ora sta finanziando alcuni dei suoi progetti. Se è così, il capo di Wagner gode di protezione tra i “falchi” che, secondo Gallyamov, sono pronti a “fucilare chiunque negli anni ’90 abbia anche solo stretto la mano a un politico occidentale o abbia detto qualcosa sul benefici della democrazia”.
Da chiunque sia composta la futura coalizione delle forze di estrema destra, la loro base sociale è ovvia: sono le forze dell’ordine, i veterani e centinaia di migliaia di soldati che stanno tornando e torneranno ancora dal fronte ucraino. E questa gente avrà bisogno di un’ideologia rigida. “Nei prossimi mesi e forse anche anni, tutto ciò che è interessante e significativo si svolgerà sul fianco destro”, afferma Vladimir Pastukhov. “E non perché il fianco destro sia particolarmente forte, ma perché sconfiggendo gli odiati liberali il Cremlino si è reso dipendente dai nazionalisti di estrema destra che predicano la stessa cosa del Cremlino, ma in modo più chiaro, aspro e diretto. Il rapporto tra il Cremlino e questa destra radicale sarà il centro nevralgico del processo politico [russo] per il prossimo futuro”.
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Russia, il fondatore della Wagner Prigozhin punta a entrare in politica: l’ideologo del Cremlino lo elogia. E la destra lo sostiene
Nonostante i suoi “meriti” nella guerra, Yevgeny Prigozhin, uomo d’affari di San Pietroburgo e fondatore della compagnia militare privata Wagner, rimane una figura marginale nella politica russa. Forse è il desiderio di rimediare a questo isolamento che lo spinge ad avvicinarsi a Sergei Mironov, capo del partito Russia Giusta (SR) nel parlamento russo. Un partito creato nel 2006 come parte della cosiddetta opposizione sistemica, cioè l’opposizione parlamentare, completamente controllata dal Cremlino, che esiste per salvare le apparenze. Mironov conosce Prigozhin da molto tempo ma recentemente è diventato un ospite frequente del business center di Wagner a San Pietroburgo e ha persino posato per una foto con una mazza del marchio di Wagner regalata da Prigozhin. Inoltre, è stato Mironov a proporre di legalizzare le compagnie militari private alla Duma di Stato definendole “eroiche formazioni militari”.
La scorsa settimana, il media dell’opposizione russa Meduza, citando varie fonti vicine al Cremlino e alle autorità di San Pietroburgo, ha scritto che Yevgeny Prigozhin avrebbe intenzione di prendere il controllo di SR. Secondo gli interlocutori di Meduza, il capo di Wagner vorrebbe avere “il suo partito” e “i suoi deputati”: già nell’autunno del 2022 si vociferava che stesse pensando di creare un movimento conservatore, che potesse poi trasformarsi in un partito politico. Allo stesso tempo, un’alleanza con Prigozhin può essere vantaggiosa anche per Mironov, visto il declino degli ultimi anni.
Stanislav Belkovsky, consulente politico del Cremlino negli anni ’90, ritiene che Prigozhin sia talmente affascinato dalla politica da volerci entrare: “Prigozhin ha bisogno di una sorta di sostegno politico ufficiale, perché si sta rapidamente trasformando nel politico pubblico numero due in Russia”. Una prova indiretta delle rivendicazioni di Prigozhin su SR può essere il fatto che all’inizio di aprile quattro deputati hanno lasciato il partito, spiegando che non sostenevano il riavvicinamento tra Mironov e Prigozhin. Entrambi però negano che il capo della Wagner abbia ambizioni politiche. Gli esperti dubitano anche che il Cremlino consentirà all'”incontrollabile” Prigozhin di gestire un intero partito, per di più piuttosto “calmo, con un elettorato abbastanza conformista”. A marzo, però, The Wall Street Journal scriveva che le ambizioni di Prigozhin sono talmente smisurate che gli alti funzionari del Cremlino stanno chiedendo a Vladimir Putin di contenerle.
Belkovsky ritiene che, naturalmente, l’amministrazione del presidente russo, abituata ai “pseudo-leader deboli e controllabili”, si opponga a figure come Prigozhin, anche se “la militarizzazione generale dell’essere e della coscienza” in Russia porterà inevitabilmente al fatto che “non sarà così facile sbarazzarsi di loro”. Nel frattempo, negli ultimi mesi tra Prigozhin e Ministero della Difesa russo è scontro: pare che i funzionari non forniscano munizioni a Wagner e che li taglino fuori dalle comunicazioni. A Prigozhin è stato anche impedito di reclutare prigionieri nelle carceri (ora se ne occupa il Ministero della Difesa). Una notizia che, secondo alcuni rapporti, non può essere diffusa sulla tv federale russa. Abbas Gallyamov, ex stratega politico del Cremlino, ritiene che il brusco indebolimento delle posizioni politiche di Prigozhin negli ultimi mesi sia dovuto al fatto che Putin si sia ormai affidato alla burocrazia, e non alle forze armate. Ma il leader della Wagner non si è allontanato dal presidente, segno che in futuro la Russia possa ritenere le forze paramilitari uno strumento politico chiave.
Gli scritti dell'”ideologo del Cremlino” – Lo sviluppo della carriera politica di Yevgeny Prigozhin sembra ancora più interessante attraverso le parole dell’ “ideologo del Cremlino” Alexander Dugin. In aprile ha scritto due articoli programmatici, ed entrambi menzionano il capo di Wagner. Nel primo, discute la natura del potere dell’attuale presidente russo che, sebbene sia un “grande sovrano”, non fa altro che soddisfare le aspirazioni delle grandi masse popolari, e questo vale anche per la dichiarazione di guerra all’Occidente. “È il popolo che chiede a Putin di restituire alla Russia la sua indipendenza e la sua grandezza, e lui lo sta facendo”, scrive Dugin. Tuttavia, secondo l’ideologo, poiché ogni ‘sovrano’ russo deve rispondere alle richieste del popolo che rappresenta, il prossimo presidente dovrà inevitabilmente essere più spietato di Putin. Dugin prevede che sarà un ultrapatriota e un ultraconservatore, non scenderà a compromessi e inizierà prima di tutto una “purga delle élite“: al posto degli odiati liberali, “prosecutori del corso Gorbaciov-Eltsin orientati al riavvicinamento con l’Occidente”, verranno i patrioti e soprattutto le persone che hanno vissuto la guerra, “i veri eroi che sostituiranno il nucleo liberale corrotto”. “È assolutamente impossibile immaginare che un ipotetico successore tenterà di deviare dal patriottismo e dall’identità di civilizzazione russa” e “non potrà fermarsi che al confine con la Polonia“, scrive Dugin. Secondo lui, le riforme patriottiche non avverranno più “nello stile morbido di Putin, ma nello stile duro (di Prigozhin)”.
In un altro testo di Dugin, che alcuni commentatori hanno definito una “lettera d’amore” a Yevgeny Prigozhin, il capo di Wagner è definito “il principale simbolo di vittoria, determinazione, eroismo, coraggio e fermezza”, “l’archetipo di un eroe puramente russo”, “un simbolo di giustizia e onore per tutto il popolo”. Dugin crede che grazie alle sue “dichiarazioni penetranti” comprensibili a ogni russo, Prigozhin “dia voce a quei sentimenti, pensieri, richieste e speranze che vivono nel cuore della gente”. Ma soprattutto, essendo lui stesso un membro dell’élite, l’uomo d’affari “ha trovato il coraggio di rinunciare alla classe dei ricchi, cinici e cosmopoliti”, ha accettato questa guerra “fino in fondo” ed è passato dalla parte del “popolo che sta salvando il Paese”, designando così “il vettore più importante della direzione in cui la Russia dovrà muoversi”.
Nonostante il fatto che in questi testi Dugin abbia sistematicamente delineato le tesi che promuove da molto tempo, Vladimir Pastukhov le considera un evento importantissimo degli ultimi mesi. Qui, l’ideologo dei conservatori e dei nazionalisti russi prende chiaramente le distanze da Putin (che definisce solo un compagno di viaggio del popolo russo, riuscito a cavalcare la tendenza patriottica) e prevede l’arrivo di un nuovo leader più forte. “L’articolo di Dugin mostra che la destra si sta preparando ad attraversare la “linea rossa”, cioè a passare sopra Putin nel loro “dopoputin”, che non contempla alcun limite”, dice Pastukhov. I commentatori filoucraini vanno oltre; ad esempio, il giornalista Alexander Nevzorov dichiara che Dugin “ha drasticamente e pubblicamente tradito Putin e ora tifa furiosamente per Prigozhin”, spiegandolo con il fatto che la filosofia del “mondo russo” consiste in una perpetua ricerca del “padrone spietato”.
Un altro messaggio importante dell’ “ideologo del Cremlino” è un appello alla “pulizia sistematica dello stato e della società non solo dalla quinta colonna, ma anche dalla sesta”. Ormai è tutto chiaro con gli “agenti” di Alexei Navalny e George Soros, ma il nemico non dorme e “sta già lavorando attivamente con la sesta colonna, ancora mascherata da “lealisti”, “putinisti” e persino “patrioti”, crede Dugin. Oggi, quando è in corso lo “scontro di civilizzazioni“, capitalisti, globalisti, opportunisti, oligarchi che hanno assorbito il sistema di valori occidentale e altri potenziali traditori della madrepatria devono scegliere se difendere la Russia o fuggire. “Non sconfiggeremo il nazismo se non distruggiamo il liberalismo, almeno nella stessa Russia“, afferma Dugin. Secondo Nevzorov, questo è un segnale per tutti coloro che hanno deciso di stare zitti sperando di scamparla, senza “sporcarsi troppo con il fascismo del Cremlino“.
Nel desiderio di combattere i liberali e i globalisti all’interno del paese, Dugin è sostenuto dallo stesso Prigozhin. In un articolo pubblicato recentemente (che molti hanno interpretato come un appello ad archiviare la guerra), il capo di Wagner invece chiede il consolidamento nei territori occupati e di impiegare le forze per contrastare i nemici interni, quella famigerata quinta o già sesta colonna. Secondo Prigozhin, le persone che non vogliono continuare la guerra sono pericolose perché pronte a cedere la Russia all’Occidente e rovinare il Paese “come negli anni ’90”. Secondo Kirill Martynov, politologo e redattore capo di Novaya Gazeta Europe, questo manifesto conferma che Prigozhin vuole acquisire più potere all’interno del paese: “Prigozhin intende ottenere il controllo su parte dei processi politici in Russia giustificandolo con il fatto che è l’eroe di Bakhmut, un coerente patriota russo che ha contribuito più degli altri. Mentre gli altri con le loro mezze misure sono dei traditori”. In questa semplice logica, Alexander Dugin vede il motivo di una probabile ascesa di Prigozhin nella società russa. Ma il popolo non ha nulla da temere, assicura, perché “solo i nemici di classe e politici della gente comune sarebbero vittime della giustizia di “Wagner”. Tuttavia, per Abbas Gallyamov (e per tutti coloro che hanno studiato la storia) la conseguenza è che la repressione possa diventare massiccia: “Una delle lezioni più importanti dello stalinismo è che nessuno può scegliere una strategia di comportamento che garantisca di non cadere nelle grinfie dei servizi segreti”.
L’ipotesi del consenso elettorale – Le idee di Alexander Dugin meritano attenzione, se non altro perché riflettono e allo stesso tempo ispirano l’umore dell’estrema destra, quei “patrioti” radicali che sognano la bandiera russa sopra Lviv. L’impressione è che, secondo Dugin, dovrebbero salire al potere persone come Prigozhin o affini. Il noto giornalista e capo della radio Eco di Mosca Alexei Venediktov sostiene sia prossima la formazione di un’alleanza politica tra Prigozhin, Mironov e Dugin, che potrebbe raccogliere attorno a sé il 12-15% dell’elettorato e, avendo sia un esercito privato che consenso, infilarsi nelle istituzioni prima del presunto passaggio di poteri in Russia. Inoltre, i giornalisti russi hanno scoperto che recentemente Yevgeny Prigozhin è entrato in contatto con il capo di Rosneft, l’ex vice primo ministro Igor Sechin, che ora sta finanziando alcuni dei suoi progetti. Se è così, il capo di Wagner gode di protezione tra i “falchi” che, secondo Gallyamov, sono pronti a “fucilare chiunque negli anni ’90 abbia anche solo stretto la mano a un politico occidentale o abbia detto qualcosa sul benefici della democrazia”.
Da chiunque sia composta la futura coalizione delle forze di estrema destra, la loro base sociale è ovvia: sono le forze dell’ordine, i veterani e centinaia di migliaia di soldati che stanno tornando e torneranno ancora dal fronte ucraino. E questa gente avrà bisogno di un’ideologia rigida. “Nei prossimi mesi e forse anche anni, tutto ciò che è interessante e significativo si svolgerà sul fianco destro”, afferma Vladimir Pastukhov. “E non perché il fianco destro sia particolarmente forte, ma perché sconfiggendo gli odiati liberali il Cremlino si è reso dipendente dai nazionalisti di estrema destra che predicano la stessa cosa del Cremlino, ma in modo più chiaro, aspro e diretto. Il rapporto tra il Cremlino e questa destra radicale sarà il centro nevralgico del processo politico [russo] per il prossimo futuro”.
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Caro bollette, a due settimane dagli annunci di Giorgetti il decreto slitta ancora: cdm rinviato a venerdì
Milano, 24 feb.(Adnkronos) - “La presentazione di Fondazione Bicocca è un momento importante perché Bicocca ha già dimostrato, spostandosi in quest'area geografica della città, di fare tanto per il territorio in cui è immersa, con una trasformazione ambientale e strutturale". Lo afferma Alessia Cappello, assessora allo Sviluppo economico e politiche del lavoro del Comune di Milano, in occasione della presentazione della Fondazione Bicocca, svoltasi presso l’Aula magna dell’Ateneo milanese.
"Basti pensare - dice - a tutti gli investimenti sul verde che ha fatto e che circondano quest'area, ma soprattutto culturale, sulla parte che riguarda la proprietà intellettuale, il trasferimento tecnologico, la possibilità di avvicinare e orientare ancora di più tante ragazze e ragazzi alle materie che l’Università Bicocca rappresenta in questo territorio. Ora attraverso la Fondazione, si cerca di creare quel ponte ancora più esplicito, ancora più forte con il mercato del lavoro”.
"L’obiettivo della Fondazione è trasformare da un lato il mercato del lavoro, avvicinandolo sempre di più alle aspettative di tante ragazze e ragazzi, dall'altro lato avvicinare questo patrimonio di giovani alle proposte che ci sono nel mercato del lavoro, orientandoli e formandoli nel modo corretto a fronte delle tante vacancies che ci sono in diversi settori. Un obiettivo molto utile non solo a Milano, ma al nostro Paese”, conclude.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Il costo delle bollette in Italia ha raggiunto picchi insostenibili per famiglie e imprese. Oggi la segretaria Schlein ha dimostrato che sono possibili interventi urgenti e immediati per abbassare il costo dell’energia. Nello stesso giorno in cui il governo Meloni fa slittare il cdm per affrontare la questione: sono nel caos. Seguano le proposte del Pd, perché gli italiani non possono rimetterci di tasca propria per l’incompetenza di questa destra". Lo scrive sui social Alessandro Zan del Pd.
Milano, 24 feb.(Adnkronos) - “Il valore di Fondazione Bicocca è un atto di coraggio, ma anche di eredità, perché questo è il mio ultimo anno di mandato. Pertanto, l'ottica è mettere a disposizione le competenze, ma anche il coraggio, di un grande ateneo pubblico multidisciplinare, come Bicocca, a disposizione della società civile a 360 gradi”. Così Giovanna Iannantuoni, rettrice dell’università degli studi di Milano-Bicocca, in occasione della presentazione della Fondazione Bicocca, svoltasi presso l’Aula magna dell’Ateneo milanese.
“Tutti noi sappiamo dell'incertezza economica, dei problemi relativi al mancato sviluppo delle competenze e dell'inverno demografico. Queste sfide non sono solo italiane, ma anche europee, rispetto a colossi come Stati Uniti e Cina e fanno riflettere sul gap di innovazione tecnologica che caratterizza tutta l'Europa e in particolare il nostro Paese. Pertanto - spiega la rettrice Iannantuoni - è motivo di orgoglio avere da un lato lo sviluppo delle competenze e dall’altro mettere a disposizione i nostri laboratori e le nostre migliori menti insieme alle imprese per fare sviluppo e crescita. Non c'è innovazione tecnologica se non c’è giustizia sociale, cioè se l’innovazione non è a favore di tutti. Un esempio sono le polemiche legate alle auto elettriche”.
“Quindi, il nostro approccio è multidisciplinare, innovativo e diverso, com’è diversa Bicocca, e si propone come una piattaforma di connessioni per il futuro, come abbiamo voluto chiamare la giornata di oggi e aspettiamo tutte le imprese del terzo settore, gli Irccs, gli istituti di cura, le scienze della vita, Tutti insieme per dare una speranza diversa al nostro Paese”, conclude.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Il governo Meloni, in quasi due anni, non ha adottato alcuna misura efficace per contrastare l’aumento delle bollette, preferendo smantellare il mercato tutelato e aggravando così la situazione di famiglie e imprese". Lo afferma Ubaldo Pagano, capogruppo del Partito Democratico in Commissione Bilancio alla Camera, sottolineando la necessità di un cambio di rotta immediato. Il Partito Democratico torna a chiedere interventi concreti, proponendo due soluzioni centrali: separare il costo dell’energia da quello del gas e istituire un ente pubblico che possa garantire prezzi più accessibili.
"Non possiamo accettare – aggiunge Pagano – che il nostro sistema energetico rimanga vincolato a un meccanismo che pesa enormemente sulle tasche di cittadini e aziende. Il gas è la fonte più costosa e instabile, e continuare a legare il prezzo dell’elettricità a questa risorsa è un errore che il governo deve correggere subito. Le bollette stanno raggiungendo livelli insostenibili proprio nei mesi di maggiore consumo: Meloni e la sua maggioranza si decidano ad agire, perché gli italiani non possono più aspettare", conclude Pagano.
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - "Non è più procrastinabile un intervento del Governo per contenere i costi delle bollette, oramai insostenibili per milioni di italiani. Governo e maggioranza facciano proprie le proposte del Pd avanzate da Elly Schlein e tutte a costo zero. Proposte semplici, chiare ed efficaci. Approviamole con spirito bipartisan per il bene del Paese". Così in una nota il senatore del Pd Michele Fina.
"Dopo che il taglio delle accise, promesso dalla presidente Meloni, era rimasto intrappolato nella distanza che c'è tra il dire e il fare e nulla è stato fatto è ora che maggioranza e governo prendano atto della gravità della situazione. Come si fa a non rendersi conto che questa emergenza bollette si aggiunge all’aumento di carburante, RC Auto e pedaggi, beni alimentari, materiale scolastico e affitti? Una situazione sconfortante che si va ad aggiungere ad una economia che arretra da 750 giorni, proprio mentre attendiamo gli effetti nefasti dei dazi di Trump".
Roma, 24 feb. (Adnkronos) - Si riunirà domani pomeriggio il gruppo Pd della Camera e all'ordine del giorno c'è anche la questione della pdl Cisl sulla partecipazione dei lavoratori. Dopodomani infatti si riunirà in mattinata il Comitato dei 9 e quindi è atteso il provvedimento in aula. Provvedimento sul quale si sono registrate sensibilità diverse tra i dem. Con il disagio dell'area riformista, in particolare, a dire no all'iniziativa promossa dalla Cisl. Per un altro pezzo dei dem invece, come Arturo Scotto e Maria Cecilia Guerra, il testo base è stato stravolto dalla maggioranza ed è quindi insostenibile. Testo su cui, per altro, ha messo il cappello la stessa premier Giorgia Meloni parlando all'ultima assemblea Cisl.
I dem, per trovare una quadra, si erano già confrontati nelle settimane scorse in una riunione del gruppo a Montecitorio. Si era deciso di rinviare la decisione sul voto, in attesa di vedere se la maggioranza si fosse resa disponibile ad accogliere alcune modifiche, in aula, proposte dal Pd. "Attendiamo un segnale", si era detto. A quasi un mese di distanza però il 'segnale' non sembra arrivato. Dice Scotto, capogruppo Pd in commissione Lavoro: "Noi abbiamo tenuto sempre come bussola il merito. E votare no al mandato al relatore, è stata un scelta di merito perchè il testo base Cisl è stato completamente stravolto e peggiorato. Tanto che viene da chiedersi come sia possibile che un grande sindacato come la Cisl possa riconoscere come proprio il provvedimento che arriva in aula...".
"Ma -aggiunge- abbiamo detto che eravamo disponibili a modificare il nostro no in commissione, se in aula la maggioranza avesse dato l'ok ad alcune significative modifiche. Al momento, però non abbiamo avuto alcun segnale in questa direzione". E quindi, va a finire che il Pd si divide? "Non credo proprio". Magari si va verso un'astensione? "Domani abbiamo il gruppo, discuteremo domani".
Roma, 24 feb. (Adnkronos Salute) - L'intervento e le cure per il tumore al seno possono avere un forte impatto sulla sfera emotiva e sessuale della donna; il bisogno di recuperare femminilità e intimità, così come il desiderio di maternità, sono molto sentiti dalle pazienti, che però non ne parlano. Lo confermano i dati di un'indagine condotta da Iqvia e promossa da Europa Donna Italia per comprendere l'impatto della malattia sull'identità femminile e la relazione di coppia. I risultati sono stati presentati nel corso del convegno scientifico 'Rəvolution in medicine', che si è tenuto sabato 22 febbraio all'università degli Studi di Milano.
Oltre il 90% delle donne riscontra problemi legati alla sfera sessuale in seguito a interventi e trattamenti per il tumore al seno, ma il 66% non ne parla con nessuno e il 42% rinuncia a gestirli, evidenzia la ricerca coordinata da Isabella Cecchini, responsabile del Centro studi Iqvia Italia, che ha coinvolto 382 donne con diagnosi di tumore al seno di diverse fasce di età e a diverso stadio di malattia. I risultati indicano che le tematiche relative a emozioni e sessualità sono percepite importanti per il 72% del campione, ma restano taciute non solo dalle donne stesse - principalmente per timore, vergogna, idea che siano aspetti secondari rispetto alle priorità dettate dalla malattia - ma anche dai medici.
"Rispetto agli esordi del mio essere oncologa - dichiara Manuelita Mazza, oncologa della Senologia medica dell'Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano e responsabile scientifica di 'Rəvolution in medicine' - la vita delle pazienti è cambiata. In poco più di vent'anni ho assistito a grandi passi avanti nella capacità di curare il tumore al seno, anche nelle forme metastatiche; tuttavia, se si guarisce sempre di più e l'aspettativa di vita è più lunga, non sono certa sia anche più larga, più piena, più densa di vita stessa. La salute sessuale è un aspetto puntualmente trascurato del benessere di chi ha una diagnosi impegnativa come il tumore al seno, specie se metastatico, ma è parte integrante del benessere di ciascuna donna e non può essere un argomento omesso a fronte di una diagnosi di tumore al seno".
"Fornire alla paziente informazioni chiare sugli effetti collaterali sessuali dei trattamenti e, se desiderato, includere il partner nelle discussioni cliniche può fare una grande differenza - prosegue Mazza - Questa apertura non solo supporta meglio la paziente, ma le permette di sentirsi compresa in una delle sfere più intime e vulnerabili della sua vita".
I dati presentati confermano quanto un cambio di passo sia necessario: appena il 22% delle donne intervistate ha un alto livello di consapevolezza dell'impatto delle terapie sulla propria sessualità, l'11% ha interrotto la relazione con il proprio partner dopo la diagnosi di tumore al seno e 2 coppie su 3 hanno interrotto i rapporti sessuali. Anche sul fronte della maternità emergono dati significativi: solo 3 pazienti su 4 parlano del desiderio di diventare madri con il proprio medico di riferimento, e la comunicazione risulta chiara e rassicurante appena per la metà di esse, con il risultato che troppo spesso si rinuncia al proprio progetto di vita perché non si sono ricevute informazioni adeguate.
"E' il momento di promuovere un cambiamento - commenta Rosanna D'Antona, presidente di Europa Donna Italia - e far sì che i problemi riscontrati dalle pazienti nella sfera emotiva e sessuale escano dal cono d’ombra del tabù. Le donne chiedono un supporto specifico da parte dei medici e vorrebbero essere affiancate anche dagli psiconcologi. L'impegno di Europa Donna in queste direzioni non mancherà. Già dal 2022 abbiamo avviato il progetto 'Come Prima', dedicato al recupero della femminilità e al desiderio di maternità delle donne con tumore del seno, coinvolgendo le pazienti, i loro partner e i medici con materiale informativo e appuntamenti dedicati, e proseguono i nostri sforzi per promuovere e normalizzare il dialogo tra pazienti e professionisti sanitari, medici in primis, anche su questi aspetti. Non dimentichiamo che la presa in carico delle pazienti deve prendere in considerazione non solo la malattia di per sé, ma la donna nella sua interezza, con i suoi bisogni fisici e psicologici".