Mondo

Russia, il fondatore della Wagner Prigozhin punta a entrare in politica: l’ideologo del Cremlino lo elogia. E la destra lo sostiene

Nonostante i suoi “meriti” nella guerra, Yevgeny Prigozhin, uomo d’affari di San Pietroburgo e fondatore della compagnia militare privata Wagner, rimane una figura marginale nella politica russa. Forse è il desiderio di rimediare a questo isolamento che lo spinge ad avvicinarsi a Sergei Mironov, capo del partito Russia Giusta (SR) nel parlamento russo. Un partito creato nel 2006 come parte della cosiddetta opposizione sistemica, cioè l’opposizione parlamentare, completamente controllata dal Cremlino, che esiste per salvare le apparenze. Mironov conosce Prigozhin da molto tempo ma recentemente è diventato un ospite frequente del business center di Wagner a San Pietroburgo e ha persino posato per una foto con una mazza del marchio di Wagner regalata da Prigozhin. Inoltre, è stato Mironov a proporre di legalizzare le compagnie militari private alla Duma di Stato definendole “eroiche formazioni militari”.

La scorsa settimana, il media dell’opposizione russa Meduza, citando varie fonti vicine al Cremlino e alle autorità di San Pietroburgo, ha scritto che Yevgeny Prigozhin avrebbe intenzione di prendere il controllo di SR. Secondo gli interlocutori di Meduza, il capo di Wagner vorrebbe avere “il suo partito” e “i suoi deputati”: già nell’autunno del 2022 si vociferava che stesse pensando di creare un movimento conservatore, che potesse poi trasformarsi in un partito politico. Allo stesso tempo, un’alleanza con Prigozhin può essere vantaggiosa anche per Mironov, visto il declino degli ultimi anni.

Stanislav Belkovsky, consulente politico del Cremlino negli anni ’90, ritiene che Prigozhin sia talmente affascinato dalla politica da volerci entrare: “Prigozhin ha bisogno di una sorta di sostegno politico ufficiale, perché si sta rapidamente trasformando nel politico pubblico numero due in Russia”. Una prova indiretta delle rivendicazioni di Prigozhin su SR può essere il fatto che all’inizio di aprile quattro deputati hanno lasciato il partito, spiegando che non sostenevano il riavvicinamento tra Mironov e Prigozhin. Entrambi però negano che il capo della Wagner abbia ambizioni politiche. Gli esperti dubitano anche che il Cremlino consentirà all'”incontrollabile” Prigozhin di gestire un intero partito, per di più piuttosto “calmo, con un elettorato abbastanza conformista”. A marzo, però, The Wall Street Journal scriveva che le ambizioni di Prigozhin sono talmente smisurate che gli alti funzionari del Cremlino stanno chiedendo a Vladimir Putin di contenerle.

Belkovsky ritiene che, naturalmente, l’amministrazione del presidente russo, abituata ai “pseudo-leader deboli e controllabili”, si opponga a figure come Prigozhin, anche se “la militarizzazione generale dell’essere e della coscienza” in Russia porterà inevitabilmente al fatto che “non sarà così facile sbarazzarsi di loro”. Nel frattempo, negli ultimi mesi tra Prigozhin e Ministero della Difesa russo è scontro: pare che i funzionari non forniscano munizioni a Wagner e che li taglino fuori dalle comunicazioni. A Prigozhin è stato anche impedito di reclutare prigionieri nelle carceri (ora se ne occupa il Ministero della Difesa). Una notizia che, secondo alcuni rapporti, non può essere diffusa sulla tv federale russa. Abbas Gallyamov, ex stratega politico del Cremlino, ritiene che il brusco indebolimento delle posizioni politiche di Prigozhin negli ultimi mesi sia dovuto al fatto che Putin si sia ormai affidato alla burocrazia, e non alle forze armate. Ma il leader della Wagner non si è allontanato dal presidente, segno che in futuro la Russia possa ritenere le forze paramilitari uno strumento politico chiave.

Gli scritti dell'”ideologo del Cremlino” – Lo sviluppo della carriera politica di Yevgeny Prigozhin sembra ancora più interessante attraverso le parole dell’ “ideologo del Cremlino” Alexander Dugin. In aprile ha scritto due articoli programmatici, ed entrambi menzionano il capo di Wagner. Nel primo, discute la natura del potere dell’attuale presidente russo che, sebbene sia un “grande sovrano”, non fa altro che soddisfare le aspirazioni delle grandi masse popolari, e questo vale anche per la dichiarazione di guerra all’Occidente. “È il popolo che chiede a Putin di restituire alla Russia la sua indipendenza e la sua grandezza, e lui lo sta facendo”, scrive Dugin. Tuttavia, secondo l’ideologo, poiché ogni ‘sovrano’ russo deve rispondere alle richieste del popolo che rappresenta, il prossimo presidente dovrà inevitabilmente essere più spietato di Putin. Dugin prevede che sarà un ultrapatriota e un ultraconservatore, non scenderà a compromessi e inizierà prima di tutto una “purga delle élite“: al posto degli odiati liberali, “prosecutori del corso Gorbaciov-Eltsin orientati al riavvicinamento con l’Occidente”, verranno i patrioti e soprattutto le persone che hanno vissuto la guerra, “i veri eroi che sostituiranno il nucleo liberale corrotto”. “È assolutamente impossibile immaginare che un ipotetico successore tenterà di deviare dal patriottismo e dall’identità di civilizzazione russa” e “non potrà fermarsi che al confine con la Polonia“, scrive Dugin. Secondo lui, le riforme patriottiche non avverranno più “nello stile morbido di Putin, ma nello stile duro (di Prigozhin)”.

In un altro testo di Dugin, che alcuni commentatori hanno definito una “lettera d’amore” a Yevgeny Prigozhin, il capo di Wagner è definito “il principale simbolo di vittoria, determinazione, eroismo, coraggio e fermezza”, “l’archetipo di un eroe puramente russo”, “un simbolo di giustizia e onore per tutto il popolo”. Dugin crede che grazie alle sue “dichiarazioni penetranti” comprensibili a ogni russo, Prigozhin “dia voce a quei sentimenti, pensieri, richieste e speranze che vivono nel cuore della gente”. Ma soprattutto, essendo lui stesso un membro dell’élite, l’uomo d’affari “ha trovato il coraggio di rinunciare alla classe dei ricchi, cinici e cosmopoliti”, ha accettato questa guerra “fino in fondo” ed è passato dalla parte del “popolo che sta salvando il Paese”, designando così “il vettore più importante della direzione in cui la Russia dovrà muoversi”.

Nonostante il fatto che in questi testi Dugin abbia sistematicamente delineato le tesi che promuove da molto tempo, Vladimir Pastukhov le considera un evento importantissimo degli ultimi mesi. Qui, l’ideologo dei conservatori e dei nazionalisti russi prende chiaramente le distanze da Putin (che definisce solo un compagno di viaggio del popolo russo, riuscito a cavalcare la tendenza patriottica) e prevede l’arrivo di un nuovo leader più forte. “L’articolo di Dugin mostra che la destra si sta preparando ad attraversare la “linea rossa”, cioè a passare sopra Putin nel loro “dopoputin”, che non contempla alcun limite”, dice Pastukhov. I commentatori filoucraini vanno oltre; ad esempio, il giornalista Alexander Nevzorov dichiara che Dugin “ha drasticamente e pubblicamente tradito Putin e ora tifa furiosamente per Prigozhin”, spiegandolo con il fatto che la filosofia del “mondo russo” consiste in una perpetua ricerca del “padrone spietato”.

Un altro messaggio importante dell’ “ideologo del Cremlino” è un appello alla “pulizia sistematica dello stato e della società non solo dalla quinta colonna, ma anche dalla sesta”. Ormai è tutto chiaro con gli “agenti” di Alexei Navalny e George Soros, ma il nemico non dorme e “sta già lavorando attivamente con la sesta colonna, ancora mascherata da “lealisti”, “putinisti” e persino “patrioti”, crede Dugin. Oggi, quando è in corso lo “scontro di civilizzazioni“, capitalisti, globalisti, opportunisti, oligarchi che hanno assorbito il sistema di valori occidentale e altri potenziali traditori della madrepatria devono scegliere se difendere la Russia o fuggire. “Non sconfiggeremo il nazismo se non distruggiamo il liberalismo, almeno nella stessa Russia“, afferma Dugin. Secondo Nevzorov, questo è un segnale per tutti coloro che hanno deciso di stare zitti sperando di scamparla, senza “sporcarsi troppo con il fascismo del Cremlino“.

Nel desiderio di combattere i liberali e i globalisti all’interno del paese, Dugin è sostenuto dallo stesso Prigozhin. In un articolo pubblicato recentemente (che molti hanno interpretato come un appello ad archiviare la guerra), il capo di Wagner invece chiede il consolidamento nei territori occupati e di impiegare le forze per contrastare i nemici interni, quella famigerata quinta o già sesta colonna. Secondo Prigozhin, le persone che non vogliono continuare la guerra sono pericolose perché pronte a cedere la Russia all’Occidente e rovinare il Paese “come negli anni ’90”. Secondo Kirill Martynov, politologo e redattore capo di Novaya Gazeta Europe, questo manifesto conferma che Prigozhin vuole acquisire più potere all’interno del paese: “Prigozhin intende ottenere il controllo su parte dei processi politici in Russia giustificandolo con il fatto che è l’eroe di Bakhmut, un coerente patriota russo che ha contribuito più degli altri. Mentre gli altri con le loro mezze misure sono dei traditori”. In questa semplice logica, Alexander Dugin vede il motivo di una probabile ascesa di Prigozhin nella società russa. Ma il popolo non ha nulla da temere, assicura, perché “solo i nemici di classe e politici della gente comune sarebbero vittime della giustizia di “Wagner”. Tuttavia, per Abbas Gallyamov (e per tutti coloro che hanno studiato la storia) la conseguenza è che la repressione possa diventare massiccia: “Una delle lezioni più importanti dello stalinismo è che nessuno può scegliere una strategia di comportamento che garantisca di non cadere nelle grinfie dei servizi segreti”.

L’ipotesi del consenso elettorale – Le idee di Alexander Dugin meritano attenzione, se non altro perché riflettono e allo stesso tempo ispirano l’umore dell’estrema destra, quei “patrioti” radicali che sognano la bandiera russa sopra Lviv. L’impressione è che, secondo Dugin, dovrebbero salire al potere persone come Prigozhin o affini. Il noto giornalista e capo della radio Eco di Mosca Alexei Venediktov sostiene sia prossima la formazione di un’alleanza politica tra Prigozhin, Mironov e Dugin, che potrebbe raccogliere attorno a sé il 12-15% dell’elettorato e, avendo sia un esercito privato che consenso, infilarsi nelle istituzioni prima del presunto passaggio di poteri in Russia. Inoltre, i giornalisti russi hanno scoperto che recentemente Yevgeny Prigozhin è entrato in contatto con il capo di Rosneft, l’ex vice primo ministro Igor Sechin, che ora sta finanziando alcuni dei suoi progetti. Se è così, il capo di Wagner gode di protezione tra i “falchi” che, secondo Gallyamov, sono pronti a “fucilare chiunque negli anni ’90 abbia anche solo stretto la mano a un politico occidentale o abbia detto qualcosa sul benefici della democrazia”.

Da chiunque sia composta la futura coalizione delle forze di estrema destra, la loro base sociale è ovvia: sono le forze dell’ordine, i veterani e centinaia di migliaia di soldati che stanno tornando e torneranno ancora dal fronte ucraino. E questa gente avrà bisogno di un’ideologia rigida. “Nei prossimi mesi e forse anche anni, tutto ciò che è interessante e significativo si svolgerà sul fianco destro”, afferma Vladimir Pastukhov. “E non perché il fianco destro sia particolarmente forte, ma perché sconfiggendo gli odiati liberali il Cremlino si è reso dipendente dai nazionalisti di estrema destra che predicano la stessa cosa del Cremlino, ma in modo più chiaro, aspro e diretto. Il rapporto tra il Cremlino e questa destra radicale sarà il centro nevralgico del processo politico [russo] per il prossimo futuro”.