di Fernando Bassoli
Nascono in Italia i supermercati solidali, un’idea nuova per contrastare il carovita e aiutare i più deboli. La crisi derivante dal carovita morde e il governo appare impreparato, più preoccupato di affrontare tematiche più pressanti e spendibili sul piano mediatico, come la solita favola horror dei migranti cattivi che vengono in Italia per saccheggiarci e invaderci, mentre spesso stanno semplicemente fuggendo da fame e guerra – come forse farebbero anche molti di noi.
Non si parla però abbastanza del calo del potere d’acquisto, crollato negli ultimi tempi per effetto dell’inflazione e di congiunture anche internazionali certamente negative. Tutte cose che, in un Paese che non ha più il virtuoso strumento della cosiddetta “Scala mobile”, che era un esempio di civiltà ed efficacia di un’Italia che fu, hanno prodotto il risultato che ci sono moltissime famiglie, specie al centro sud, che non riescono più a fare la spesa in modo adeguato ai propri bisogni, e scusate se è poco.
A Cassino (in provincia di Frosinone) il 14 aprile è stato aperto un supermercato molto particolare, dove le persone con seri problemi economici hanno la possibilità di avere prodotti gratuitamente. Lo specialissimo negozio si trova in via San Marco. L’idea alla base è semplicissima: recuperare prodotti oggetto di spreco o più semplicemente derivanti da donazioni. A usufruirne sono ben 250 famiglie, da tempo seguite dall’Assessorato ai Servizi Sociali. Questi nuclei familiari hanno ora a disposizione una Card (sul modello della Social Card). La gestione materiale sarà affidata ad alcune persone con disabilità, col coordinamento di una Cooperativa.
Un progetto simile è stato realizzato da poco nella civilissima Trento (nel quartiere Cristo Re), città dove ho vissuto alcuni anni e che riserva una straordinaria attenzione ai più deboli. Non è difficile prevedere che altre città italiane seguiranno questi esempi, soprattutto dopo luglio, grazie alla pessima idea di mostrarsi una volta ancora forti coi deboli, privandoli di un sostegno economico minimo indispensabile come il tanto criticato (sarà mica invidia?) reddito di cittadinanza, cioè di uno strumento che in Paesi molto più civili del nostro esisteva già da decenni.
Mi domando se i nostri governanti (spesso, è bene ricordarlo, si tratta di persone che non hanno mai lavorato, e si vede: vivono in un mondo tutto loro) si sono mai chiesti cosa sarebbe successo nei mesi bui del lockdown e delle chiusure generalizzate di quasi tutte le attività commerciali senza un sussidio minimo per le persone senza lavoro. Mi domando se hanno una coscienza. Mi domando se possono avere una vaga idea della disperazione in cui stanno gettando milioni di persone, alle quali tra l’altro il Paese non ha saputo dare un’alternativa lavorativa in questi anni, dato che è sotto gli occhi di tutti che non c’è stata la capacità di dare vita ad un piano straordinario di lavori socialmente utili per impegnare e gratificare i percettori del reddito, contro i quali in tal modo nessuno avrebbe avuto modo e pretesto per sputare veleno e gettare discredito.
A pagare per tutti, come al solito, sono i più deboli, con buona pace dell’Eguaglianza sostanziale predicata in Costituzione.