A quattro anni di distanza da “Ballate per uomini e bestie”, Vinicio Capossela torna con il nuovo album “Tredici canzoni urgenti”. “Non credo di aver mai scritto canzoni così esplicite”, ha confessato all’inizio del nostro incontro. Ed è vero. Dopo 32 anni anni di carriera Capossela, va dritto al punto toccando temi di attualità, non tralasciando riferimenti storici e letterari della nostra cultura e non solo: da Ludovico Ariosto a Bertolt Brecht. “13 canzoni urgenti” sarà presentato in anteprima Live il 20 aprile al Conservatorio di Milano – Auditorium Sala Verdi, al via anche l’instore tour nelle librerie Feltrinelli (al via dal 22 aprile) e una serie di “concerti urgenti” tra la primavera e l’estate.
“Racconto il precipitare nel disordine e nel cambiamento radicale, – ha affermato Capossela – le emergenze climatiche e migratorie, l’ondata xenofoba, razzista, sessista e fascista. Credo che in questi tredici brani ci sia un po’ tutto specchio delle nostre urgenze e che ci smuovono una qualche forme di reazione. È il mio modo di rispondere alla società dove ormai l’individualismo genera fatalismo, resa, disunione”. Ma c’è anche la guerra in “Gloria all’archibugio” che parla dell’uso delle armi iniziata secoli fa per arrivare “alla meccanizzazione e personalità della morte, da lì è partita storia di distruzione”.
Si parla di politica in “La parte del torto”. Capossela sottolinea: “Mi sembra ci sia in atto una semplificazione delle due controparti cioè tra Sinistra e Destra. In esse ci sono un po’ di caratteristiche tipiche di una parta e dell’altra. Ci si accusa a vicenda, lo specifico quando canto ‘Voi che da voi vi imbellettate di cultura. Noi che di noi, premiamo la paura‘, ci sono un elenco di cose dove l’una e l’altra parte si rispondono. Questo brano nasce come conseguente reazione, quando ho visto l’attuale presidente del Consiglio non entrare nel Governo cosiddetto dei Migliori (di Mario Draghi, ndr) per citare la bandiera di liberazione dicendo che i posti buoni (del potere) erano occupati e che, quindi, quelli al Governo erano dalla parte del torto. Insomma viviamo in un senso disorientamento e caos. Io personalmente da molti anni vivo una crisi di rappresentanza politica che mi porta a spingere per un voto contro qualcun altro. Allora mi pare che una parte politica sia funzionale all’altra, entrambi non cambiano le regole del gioco e ci si accapiglia per questioni ideologiche senza reale cambiamenti. È un duello statico del torto contro torto, ma la parte del giusto dove sta?”. Chiediamo se la nuova segretaria del PD, Elly Schlein, possa essere un punto di rottura. “Lo spero sia di rottura – risponde l’artista – siamo in attesa da molto tempo del messia”.
(Photo credit Guido Harari)