Sono stati tutti assolti gli imputati nel processo sull’alluvione causata dall’esondazione del Magra, ad Aulla, avvenuta il 25 ottobre 2011. Le vittime furono due: Enrica Pavoletti, 78 anni, trascinata con la sua auto dalla piena del Magra e Claudio Pozzi, 60 anni, annegato all’interno del suo garage. A finire a giudizio per omicidio colposo e disastro colposo erano stati in 11 e tra questi l’ex sindaco Lucio Barani che si ricorderà per la sua fede “craxiana” e che poi è stato parlamentare del centrodestra. “Dopo tanti, troppi anni di trafila giudiziaria, il tribunale di Massa ha finalmente sancito la totale infondatezza delle accuse avanzate nei miei confronti – dice Barani – francamente stravaganti di cui sono stato ostinatamente oggetto da parte della procura di Massa”. Barani, parlando con la Nazione, si è paragonato proprio al suo leader di riferimento Bettino Craxi (che a differenza sua a dire la verità fu condannato). “Questa assoluzione piena conferma la bontà della mia condotta”, “resta, purtroppo – aggiunge -, il rammarico per il costo a carico dei cittadini per un processo che semplicemente, come dimostra il suo esito, non aveva ragione di essere”. Barani dice di valutare di rivolgersi alla Procura di Torino per “far luce su eventuali reati in atti giudiziari perpetrati a mio danno nel corso di un processo a causa del quale sono stato costretto ad abbandonare l’attività politica e, conseguentemente, a veder sfumata la ricandidatura al Senato”.
Gli altri imputai assolti sono Roberto Simoncini, sindaco quando il fiume Magra straripò, il sui vice di allora Gildo Bertoncini, l’ex assessore Giovanni Chiodetti e gli allora dirigenti del Comune di Aulla Franco Testa, Giuseppe Lazzerini, Mauro Marcelli e Ivano Pepe e della Provincia Giovanni Menna, Gianluca Barbieri e Stefano Michela. Anche tra loro c’è chi ha evidenziato i tempi troppo lunghi della giustizia. Silenzio, invece, da parte delle 14 parti civili: parenti delle vittime e titolari delle attività devastate dal disastro.
La ricostruzione della Procura su cui si è celebrato il processo si è concentrata sul piano di protezione civile del Comune, il funzionamento della cassa di espansione del fiume Magra a Chiesaccia e la costruzione di nuove case all’interno dell’alveo del fiume. I pm avevano chiesto pene molto alte, dai 5 anni e 4 mesi per Barani agli 8 anni e 9 mesi di Simoncini. Tutte le accuse, però, come detto, nel processo di primo grado sono cadute. Ancora non è chiaro se la Procura farà ricorso in appello.