Sostiene Carlo Nordio che è “stravagante” dire che il suo ministero avrebbe potuto impugnare la decisione della corte d’Appello di Milano sulla concessione dei domiciliari ad Artem Uss, l’uomo di affari russo evaso prima della sua estradizione negli Stati Uniti. Il guardasigilli è intervenuto in Aula alla Camera, per un’informativa sul caso del figlio del governatore di una regione siberiana, vicinissimo a Vladimir Putin. A sentire Nordio, il dicastero di via Arenula “non ha competenza” nè oneri di “controllo” su provvedimenti giurisdizionali adottati da una corte” ed è “singolare” che da taluni “si affermi” che proprio il Ministero della giustizia “sarebbe dovuto intervenire” per limitare la decisione della Corte di Appello di Milano.
La vicenda – Uss era stato arrestato il 17 ottobre all’aeroporto di Malpensa, su mandato degli Usa per associazione a delinquere, truffa e riciclaggio: su di lui pendeva una richiesta di estradizione da Washington. In un primo momento, nei suoi confronti è stata disposta la custodia cautelare nel carcere di Busto Arsizio, motivata con il pericolo di fuga. Il 25 novembre, però, la Quinta sezione penale della Corte milanese gli aveva concesso i domiciliari in una sua abitazione a Basiglio (alle porte del capoluogo lombardo), sostenendo che la misura fosse “idonea a garantire l’eventuale consegna all’autorità estera procedente”. Invece da lì Uss è fuggito il 22 marzo, rompendo il braccialetto di sorveglianza. Per questo motivo ieri il ministro ha avviato un’azione disciplinare nei confronti dei giudici per il contenuto “non opportunamente ponderato” della sentenza con cui stabilirono i domiciliari per il russo. Nei giorni scorsi, invece, il presidente della Corte, Giuseppe Ondei, aveva redatto una relazione sul caso in cui sosteneva che il ministero di via Arenula avrebbe potuto chiedere in qualsiasi momento l’aggravamento della misura, cioè il ritorno alla carcerazione. In quella relazione si leggeva che “in materia di estradizione si applicano le norme di procedura penale e la corte d’Appello non poteva aggravare d’ufficio la misura cautelare applicata se non nel caso di trasgressione, mentre secondo l’articolo 714 del codice di procedura penale il ministero della Giustizia può in qualsiasi tempo chiedere l’aggravamento”. Un punto di vista – battono le agenzie – che da fonti giudiziarie viene confermato anche dopo l’intervento alla Camera del ministro della Giustizia Carlo Nordio.
“Domiciliari concessi con 5 righe” – Il ministro, invece, a Montecitorio ha sostenuto come “non vi è alcuna disposizione normativa che attribuisce al ministro il potere di sostituire una misura” cautelare “con un’altra” e che il guardasigilli ha solo il potere di avanzare “richiesta di revoca” di una misura limitativa della libertà personale. Questo diritto, ha continuato Nordio, appartiene “solo alle parti processuali“. Una tesi, dicono “Non è mai accaduto che un ministro si sia intromesso nelle decisioni della magistratura”, ha ripetuto l’inquilino di via Arenula. Nordio è dunque tornato ad attaccare la decisione dei giudici della corte d’Appello di Milano, rei di aver messo Uss “ai domiciliari con un provvedimento di 5 righe” solo perché aveva “una moglie e una casa” a fronte del provvedimento di 4 pagine “documentatissimo” e “ampiamente motivato” con il quale la procura generale si era opposta alla richiesta dei domiciliari facendo presente che Uss aveva “conti bancari in tutto il mondo” e “appoggi internazionali” che lo mettevano ad alto rischio di fuga. Inoltre, ha sostenuto sempre il ministro, la Corte d’appello di Milano era stata “inondata di osservazioni sul pericolo di fuga“. Ecco perché, è la versione del ministro, gli americani si sono dimostrati “esterrefatti” dalla concessione degli arresti domiciliari. Anche la Russia aveva chiesto l’estradizione di Uss. “Poi il 4 aprile – ha detto il guardasigilli – non so se per beffa, la procura generale della Federazione russa ha comunicato che rinunciava all’estradizione. Certo, il signor Uss aveva già fatto ritorno a casa”.
“Nessuna interferenza sui giudici” – Nordio ha anche parlato dell’azione disciplinare promossa nei confronti dei giudici Monica Fagnoni, Micaela Curami e Stefano Caramellino: decisione che aveva provocato la reazione dell’Associazione nazionale magistrati. “Nessuno può permettersi di imputare al ministro interferenza quando esercita le sue prerogative per verificare la conformità del comportamento dai magistrati ai doveri di diligenza”, ha detto il guardasigilli alla Camera, replicando pure alle critiche sindacato delle toghe. “È dovere del ministero procedere con gli stessi criteri con cui i pm inviano l’informazione di garanzia ai cittadini nei cui confronti svolgono le indagini. Così come nessuno può addebitare al procuratore della Repubblica un intento intimidatorio nei confronti degli indagati -ha aggiunto Nordio- nessuno può permettersi di imputare al ministro interferenza quando esercita le sue prerogative per verificare la conformità del comportamento dei magistrati ai doveri di diligenza, tra i quali campeggia il dovere di motivazioni dei provvedimenti. Perchè in democrazia vige il principio di uguaglianza. In caso contrario dovremmo domandarci se le migliaia di cittadini sottoposti a procedimenti penali con accuse rivelatesi poi infondate siano meno uguali rispetto a chi indossando la toga dovrebbe essere il principale garante di questa uguaglianza”. Sul caso Uss, ha aggiunto il ministro, sono in corso accertamenti da parte del ministero degli Interni sul possibile malfunzionamento del braccialetto elettronico, che era stato imposto al russo e che non gli ha impedito di fuggire. Sono invece in corso “approfondimenti” per l’attivazione della procedura di congelamento dei beni dell’uomo d’affari russo.