Politica

Caro Mattarella, noi vogliamo festeggiare il 25 aprile ma a Gorizia la storia si legge al contrario

Caro Presidente,
in occasione dell’imminente 25 aprile, per denunciare una situazione che ormai si protrae da troppo tempo e che a breve causerà un’ulteriore esacerbazione degli animi, le sezioni Anpi di Gorizia ricorrono a Lei in quanto massimo garante della nostra Costituzione italiana e antifascista. Come Lei stesso ha affermato: “Il 25 aprile, patrimonio di tutti, rappresenta per gli Italiani la festa civile della riconquista della libertà. È un serbatoio di istanze morali. Fu la vittoria dell’umanità sulla barbarie. Il giorno di un nuovo inizio, pieno di entusiasmo, portato a compimento con la Costituzione repubblicana del 1948”. A Gorizia, città in cui da secoli convivono italiani e sloveni, sin dal ricongiungimento all’Italia, in nome di un’italianità concepita nazionalisticamente come valore supremo, si opera sistematicamente un totale ribaltamento nella lettura della Storia. Tale aperto revisionismo consiste nel ridurre il fenomeno della Resistenza alle violenze avvenute in questo territorio nel quadro della dolorosa resa dei conti alla fine del secondo conflitto mondiale.

Per avere un’idea al riguardo è sufficiente una semplice ricerca sul web in relazione a Gorizia e alla festa della Liberazione. Troveremo: “Perché Gorizia non festeggia il 25 aprile”, “La Venezia Giulia non può festeggiare il 25 aprile”,“No al 25 aprile a Gorizia”, solo per citare i primi risultati. Sono tutti stralci di comunicati stampa riportati dalle testate locali, il cui autore purtroppo è il nostro sindaco Rodolfo Ziberna. Tutto ciò che rappresentarono la guerra di Liberazione e la lotta partigiana viene ridotto ai “quaranta giorni di terrore” dell’amministrazione “titina” ai danni di cittadini colpevoli “solo perché italiani”, formula assai comoda, di cui ha fatto uso anche la Presidente del Consiglio alle recenti commemorazioni delle Fosse Ardeatine.

Il sindaco ed i suoi sostenitori indicano quindi il 25 aprile solo come l’inizio di un’altra occupazione, non come il giorno che unisce Gorizia a tutto il nostro Paese nel ricordo della Liberazione. Tali prese di posizione hanno portato nel 2020 a proclamare il 12 giugno, ricorrenza della fine dell’amministrazione jugoslava, come la “vera” Liberazione di Gorizia. Noi vogliamo festeggiare il 25 aprile! Non possiamo accettare che si omettano e si nascondano tutte le atrocità commesse qui dal fascismo contro gli antifascisti in genere, la comunità slovena, sottoposta a una brutale snazionalizzazione, e quella ebraica, prima perseguitata dalle leggi razziali e poi totalmente cancellata con la deportazione e lo sterminio nei lager.

Numerosi sono gli esempi di vittime innocenti del fascismo, come il compositore e maestro di coro Lojze Bratuž, esponente della cultura cattolica slovena. Nel 1936 fu rapito e torturato da squadristi che lo obbligarono a ingerire olio motore esausto e schegge di vetro. Morì all’ospedale di Gorizia dopo un mese di atroci sofferenze. Di lui e di altri crimini di cui fu responsabile il regime fascista nelle nostre terre, le istituzioni locali non hanno mai proferito parola né di condanna né di commemorazione. Non si è voluto revocare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini, mentre quella proposta per l’onorevole Liliana Segre è stata respinta perché “politicamente strumentalizzabile”.

D’altra parte anche lo scorso 20 gennaio, nella ricorrenza della battaglia di Trnovo, i reduci e i simpatizzanti della Decima Mas sono stati accolti nel nostro Municipio con tanto di fascia tricolore, nell’atto di rendere omaggio agli impiegati comunali deportati nel maggio del 1945. Oltre al fatto che la battaglia di Trnovo e la deportazione non possono essere in alcun modo collegate, il sindaco si giustifica asserendo che sarà sempre ben accetto “senza alcuna distinzione” chi intenda ricordare i deportati. Poco importa se la Decima Mas era una formazione collaborazionista dei nazisti, nota per la sua ferocia antipartigiana e antislovena: per Ziberna, da Presidente della Lega Nazionale di Gorizia, erano semplicemente “giovani che hanno imbracciato il fucile per un atto di amore verso la loro Patria”.

In questo clima e con queste premesse ci preme sottolinearLe quanto accadrà a breve, pochi giorni dopo il 25 aprile, presso il Parco della Rimembranza di Gorizia, dove troviamo un lapidario in memoria dei deportati in Jugoslavia. Quest’ultimo, in base a documentate ricerche storiche, riporta numerosi nomi e cifre inesatti da sempre ignorati da tutte le amministrazioni comunali che si sono succedute. Invece di porre rimedio a tali inesattezze, il 7 maggio ad opera della Lega Nazionale di Gorizia verrà inaugurato un ampliamento del lapidario con altri 101 nominativi impossibili da verificare. Inoltre l’epigrafe proposta, “per mano di partigiani comunisti filo Jugoslavia”, è stata contestata dalla Soprintendenza alle Belle Arti in quanto messaggio non pacificatore. L’epigrafe denigra inoltre l’unità raggiunta da partigiani italiani e sloveni nella lotta comune contro il nazifascismo.

Tale lettura esclude dalla Storia la componente antifascista e slovena della città, atteggiamento che proviene da lontano e che dal secondo dopoguerra percorre, in modo più o meno sotterraneo, tutta la vita politica, amministrativa e culturale di Gorizia, proseguendo anacronisticamente la politica della Guerra Fredda. Tutto questo ci sembra a dir poco inaccettabile pensando che, fra soli due anni, Gorizia e Nova Gorica saranno finalmente unite come Capitale della Cultura Europea 2025.

Con tali presupposti siamo giunti al punto di domandarci se sia coerente la presenza del sindaco o di un suo rappresentante alla cerimonia della Liberazione. Cogliamo l’occasione per invitare Lei, Signor Presidente, a presenziare al nostro 25 aprile, per la difesa dei valori della nostra Costituzione antifascista e nello spirito delle parole del poeta France Prešeren.

“Žive naj vsi narodi,
ki hrepene dočakat’ dan,
da koder sonce hodi,
prepir iz sveta bo pregnan,
da rojak
prost bo vsak,
ne vrag, le sosed bo mejak!”

“Vivano tutti i popoli
che anelano al giorno,
in cui la discordia
verrà sradicata dal mondo
ed in cui ogni nostro
connazionale
sarà libero,
ed in cui il vicino
non un diavolo
ma un amico sarà!”

Con i più cordiali saluti partigiani,
le sezioni ANPI-VZPI di Piedimonte-Podgora, Sant’Andrea-Štandrež Gorizia-Gorica