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Il “giallo” del satellite della Nasa in caduta libera contro la Terra: “Non è quello caduto a Kiev, è ancora in orbita”

Di certo c'è il fatto che l’Italia non è più tra le zone considerate a rischio per la possibile caduta di frammenti di Rhessi

di F. Q.

Nessun satellite della Nasa è caduto sulla capitale ucraina Kiev: così ha detto all’agenzia di stampa Afp un portavoce dell’agenzia spaziale statunitense. Sorge quindi la domanda: che fine ha fatto la sonda Rhessi, data in caduta libera verso la Terra proprio oggi? ebbene, il portavoce della Nasa ha fatto sapere che “il rientro non è ancora avvenuto: Rhessi è ancora in orbita – ha spiegato -. La Nasa e il dipartimento della Difesa continuano a monitorare Rhessi. Nessun altro satellite della Nasa è rientrato nell’atmosfera oggi”. Per capire meglio la faccenda occorre però fare un passo indietro: tutto nasce dal fatto che nelle scorse ore l’Agenzia spaziale statunitense aveva messo in guardia sulla possibilità che il suo satellite defunto Rhessi, che ha viaggiato nello Spazio per oltre 20 anni registrando oltre 100.000 eventi solari, precipitasse sulla Terra la notte tra mercoledì 19 e giovedì 20 aprile, senza tuttavia poter fornire una localizzazione geografica. L’agenzia spaziale americana aveva sottolineato che la maggior parte del satellite sarebbe andata in fumo nel suo viaggio di ritorno nell’atmosfera, avvertendo però che “alcuni componenti” avrebbero potuto resistere all’impatto. Quindi, nelle scorse ore è arrivata la notizia di un bagliore e di un “oggetto” caduto a Kiev, in Ucraina, con il capo dell’amministrazione militare di Kiev, Serhiy Popko, che ha fatto sapere che l’allarme aereo risuonato nella capitale ieri sera era dovuto alla “caduta di un satellite spaziale della Nasa”. Da qui la smentita dell’Agenzia circa il fatto che quello caduto a Kiev fosse Rhessi.

Di certo c’è il fatto che l’Italia non è più tra le zone considerate a rischio per la possibile caduta di frammenti di Rhessi: il satellite pesa meno di 300 chilogrammi e non è tra i più grossi detriti spaziali in caduta sulla Terra. “Cose così piccole bruciano nell’atmosfera una volta alla settimana, dunque non è un grosso problema“, commenta su Twitter l’esperto di meccanica celeste Jonathan McDowell dello Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics. Rhessi era stato lanciato nell’orbita terrestre bassa a bordo di un razzo Pegasus XL nel febbraio 2002 per studiare i brillamenti solari e le espulsioni di massa coronale, eventi altamente energetici che possono avere effetti anche sulla Terra, interferendo ad esempio con le comunicazioni radio e le reti elettriche. Grazie al suo spettrometro, Rhessi è stato il primo a scattare immagini a raggi gamma e raggi X ad alta energia dei brillamenti solari. Durante la sua missione, “ha registrato più di 100.000 eventi di raggi X, consentendo agli scienziati di studiare le particelle energetiche nei brillamenti solari,” spiega la Nasa. Lo strumento “ha aiutato i ricercatori a determinare la frequenza, la posizione e il movimento delle particelle, e ciò li ha aiutati a capire dove le particelle venivano accelerate”.

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